L’ansia nell’animo: l’anima dell’ansia. 4.
Una finestra aperta sui sentimenti… saltare il gradino!
Dopo aver discusso più sopra delle caratteristiche dei fenomeni ansiosi, ho proposto alcune chiavi di lettura in riferimento al mondo interiore dell’esperienza ansiosa: le richieste implicite e la rimozione dei propri bisogni. Mi dedicherò adesso ad esplorare un’ultima chiave di lettura che fa riferimento alla fuga dal presente e al salto della consapevolezza nel futuro o nel passato.
A volte l’ansia si riferisce al fatto che la nostra consapevolezza di noi stessi e di ciò che facciamo e proviamo, si sposta dal momento presente ad un momento futuro non ancora sperimentato. Mi spiego meglio: se io dovessi dire, a voi che state leggendo, che tra pochi minuti vi chiederò di raccontare di voi stessi ad un gruppo di sconosciuti, onestamente e in dettaglio, probabilmente comincereste a provare agitazione e i sintomi fisici e psichici tipici dell’ansia, che ho descritto precedentemente. In questo modo io scelgo deliberatamente di trattenervi in una situazione futura, vi chiedo di saltare nel futuro e di prepararvi a raccontare al gruppo di sconosciuti le vostre esperienze personali. Mentre cercate di prepararvi a svolgere questo compito, la vostra energia e la vostra eccitazione aumentano, il vostro cuore batte più forte ed alcuni muscoli si tendono e preparano all’azione. Se voi steste davvero facendo quello che vi chiedo, la vostra energia potrebbe fluire attraverso l’attività, ma finché la richiesta è nel futuro, tutta l’eccitazione accumulata rimane bloccata e si sperimenta ansia, o paura del pubblico. Lo stesso succederà nel caso in cui l’attività debba veramente realizzarsi da un momento all’altro e voi però non osiate cominciare a farlo, di modo ché la consapevolezza è ancora proiettata nel futuro e non nel presente.
Allo stesso modo molti di noi non si limitano a vivere la situazione presente, ma anticipano una perdita o una frustrazione, immaginando ogni tipo di fallimento per la propria attività e le terribili conseguenze che ne deriveranno. A questo punto il turbamento che ne deriva finirà per interferire con il compito in sé stesso e potrà anche portare a quel fallimento tanto temuto. Capita dunque che ogni preoccupazione per il futuro riduca il contatto con ciò che accade nel momento presente, e possa addirittura annientarlo: come un ragazzo che preoccupato per l’esame del giorno dopo non riesca a godersi il primo appuntamento con la persona amata, in programma per la sera odierna.
Ugualmente, ricordare o pensare al passato , invece che al presente, provoca la stessa cosa: quasi tutti i ricordi sono un’inutile attività di fantasia su eventi che avremmo desiderato andassero diversamente, su nostre prestazioni che sarebbero potute essere più proficue ecc. Così torturiamo noi stessi in un percorso ripetitivo tra l’ora e il prima. In questo modo, molta della nostra energia viene sprecata in fantasie e ne rimane ben poca per sperimentare o fare qualcosa nel presente.
Mi viene allora da chiedervi, e da chiedermi: che cosa, qui ed ora, ci spaventa al punto da costringermi a concentrarmi su un tempo non presente? per quale motivo torturiamo noi stessi in compiti e con aspettative che non possiamo soddisfare, in quanto non sono disponibili per l’azione nel qui ed ora?
Dott.ssa Valentina Sbrescia