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L’ansia nell’animo: l’anima dell’ansia. 2.

Una finestra aperta sui sentimenti… le richieste implicite


Fin qui ho descritto gli elementi che definiscono la parte osservabile dell’ansia, di qualcosa che affonda le sue radici dentro di noi e nelle nostre emozioni: sono in altre parole i segni tipici della paura . Ma… Paura di che? Paura di cosa? Il problema dell’ansia generalizzata è proprio questo: non siamo più in grado di rispondere a queste due semplici domande, non riusciamo più a rintracciare il collegamento esistente tra l’ansia che proviamo e la situazione interna od esterna che l’ha causata .



Forse il nostro modo di vivere ci ha allontanato dall’abitudine all’ascolto di noi stessi, ma è anche vero che le minacce da cui sentiamo di doverci difendere si nascondono spesso in situazioni ambigue e perciò difficili da individuare con chiarezza. Dobbiamo perciò chiederci con onestà: qual è la situazione o la minaccia con cui dobbiamo fare i conti, che abbiamo necessità di affrontare? Secondo la mia esperienza, nella maggior parte dei casi, i pericoli si celano nei rapporti più intimi e importanti, quelli in cui investiamo emotivamente di più e in cui abbiamo più da perdere. Il problema però non è determinato dai rapporti in sé quanto invece da un modo poco schietto o addirittura manipolativo di viverli.



Mi spiego meglio. In ogni rapporto personale esistono delle richieste implicite , come ad esempio “ Sii onesto con me!; Prova interesse per me e per la mia vita!; Dedicami il tuo tempo !” e così via. Queste sono tutte richieste che sebbene non siano state espresse in modo chiaro sono comunque accettate come parte integrante di ogni relazione: senza un comune accordo su queste richieste non esisterebbe infatti nessuna relazione! Esistono invece altre richieste che, oltre ad essere poste, o addirittura pretese, in maniera implicita, vanno perfino oltre i confini di un normale rapporto tra persone ed assumono i caratteri di una richiesta invadente ed oppressiva verso il partner, sia egli un amico, un genitore o un figlio, o un partner affettivo di qualunque genere. Mi riferisco a richieste del tipo: “ Prenditi la responsabilità della mia felicità!; Non farmi MAI soffrire!; Sii una persona speciale!; Raggiungi gli obiettivi che IO mi sono posto per la TUA vita! ” ecc. In questi casi, rispondere e soddisfare le richieste altrui , diventa un compito opprimente da portare a termine, spesso un obiettivo che non ci siamo posti noi e che non siamo in grado di raggiungere.



Abbiamo allora la sensazione che il rapporto non sia chiaro e trasparente, ma piuttosto ambiguo, costituito da parti che non riusciamo bene ad individuare e che sono quindi impossibili da gestire. In questi rapporti c’è sempre qualcosa che sfugge alla nostra comprensione: le richieste implicite appunto. L’unica cosa che sappiamo è che non riusciremo comunque a soddisfare i bisogni dell’altra persona e che continueremo comunque a sentirci frustrati, scontenti e fallimentari nelle nostre iniziative . Ed in questo caso è proprio la paura del fallimento nel rapporto personale che ci spaventa, specie se si tratta di un rapporto di importanza vitale per noi: siamo continuamente esposti al fallimento, al di là di ogni nostro tentativo o buona intenzione, e tuttavia, senza quel rapporto noi ci sentiamo persi. Ci sentiamo allora obbligati a continuare questo gioco ormai perverso pur di non perdere la fiducia e la stima della persona che amiamo. Sembra quasi che anche noi rispondiamo alle richieste del partner con una richiesta altrettanto forte: “ Non perdere la stima/affetto che hai per me, altrimenti mi sento perso! ”.



continua



Dott.ssa Valentina Sbrescia