corso di recitazione
tenuto da Gabriella Saitta
I nostri corsi nascono con l’intento,
sì di creare attori professionisti,
ma anche e soprattutto di indicare,
a tutti coloro che ne sentono la necessità,
come intraprendere un percorso
di crescita e conoscenza interiore attraverso la
MAGICA VIA DEL TEATRO
Non intendiamo insegnare qualcosa ma piuttosto, far conoscere le maschere che si decide di indossare nella vita e pian piano, avendone preso coscienza, aiutare a toglierle laddove non servono.
Questo lavoro, di consapevolezza, porta i partecipanti a riuscire a dare se stessi, senza più paure sia sul palcoscenico di un teatro che su quello della vita, che è in realtà l’obbiettivo più importante di tutto il nostro lavoro.
Nei nostri corsi, assolutamente unici ed estremamente personalizzati, sempre accompagnati da seminari specifici e fortemente formativi sotto il profilo dello “sviluppo umano”, ci piace proporre “ l’insegnamento” di maestri quale Stanislavskij, padre della “ricerca sull’attore”, Cechov, Grotowski di cui riportiamo alcuni pezzi di interviste, chiarificatrice anche del nostro lavoro:
“Perché spendiamo così tante energie per la nostra arte? Non certo allo scopo di farci maestri degli altri, ma per imparare con loro che cosa debbano darci la nostra esistenza, il nostro organismo, la nostra esperienza personale e irripetibile; imparare ad infrangere barriere che ci circoscrivono e a liberarci dalle fratture che ci ostacolano, dalle bugie su noi stessi che costruiamo ogni giorno per noi stessi e per gli altri; a rimuovere i limiti generati dalla nostra ignoranza e dalla nostra mancanza di coraggio; in breve a riempire il vuoto, a realizzare noi stessi. L’arte non è né una condizione dell’anima (nel senso di un momento straordinario e imprevedibile di ispirazione) né una condizione dell’uomo (nel senso di una professione o di una funzione sociale). L’arte è una maturazione, una evoluzione, un elevamento che ci permette di emergere dall’oscurità in un bagliore di luce“
(Grotowski)
“… Non si tratta di rappresentare se stesso alle prese con alcune determinate circostanze, né di “vivere” un personaggio; né tanto meno comporta quel genere di recitazione, tipico del teatro epico, basato sull’analisi a freddo. E’ fondamentale, invece utilizzare, il personaggio come trampolini di lancio, uno strumento che serva per studiare ciò che è nascosto dietro alla nostra maschera di ogni giorno – l’essenza più intima della nostra personalità – per offrirla in sacrificio, palesandola“
(Grotowski)
“Ci interessa quello spettatore che nutre autentiche esigenze spirituali e che desideri realmente auto – analizzarsi, per mezzo di un confronto diretto con la rappresentazione. Ci interessa quello spettatore che non si arresta ad uno stadio elementare di integrazione psichica, pago della sua angusta, geometrica stabilità spirituale, che sa esattamente ciò che è bene e ciò che è male e ignora il dubbio. Poiché non è lui che si sono rivolti El Greco, Norwid, Thomas Mann, Dostojevskij, ma a colui che subisce un processo evolutivo senza fine, la cui inquietudine non è generica, ma indirizzata verso la ricerca della verità su stesso e sulla sua missione nella vita”
(Grotowski)
… e così
come per gli autorevoli maestri su citati
anche per noi formare un attore
non vuol dire insegnargli una somma di perizie tecniche
bensì aiutarlo a rimuovere
blocchi psichici
cercare di eliminare le resistenze
che il suo organismo pone rispetto ad una
“maturazione”
Richiedi info