Mal di testa
La personalità del cefalalgico
E' certo che ogni malattia è legata ad una storia personale, ma è altrettanto vero che esistono alcuni tratti della personalità che accomunano i soggetti che ne sono toccati. Riguardo a chi soffre di mal di testa si nota che i tratti dominanti riguardano l'onnipotenza del pensiero ossia il prediligere l'aspetto razionale su quello emotivo, tendenzialmente sono soggetti ambiziosi che non amano gli imprevisti o le sorprese. Sempre in guardia, non lasciano molto spazio agli impulsi improvvisi, atteggiamenti che spesso creano difficoltà anche nell'abbandono sessuale. Questo non significa che sono indifferenti al mondo, bensì che esiste in loro una scarsa capacità di esternare le proprie emozioni. Su questo sono “chiamati” a lavorare.
Quando la mente diventa un contenitore di pensieri dolorosi e pesanti, di tensioni e paure, la cefalea compare inevitabile: ribellarsi è un dovere
Questa è la storia di una donna, Federica, e della sua vittoria su un disturbo, il mal di testa , che l'ha tormentata per molti anni. Una donna schiacciata sotto il peso di pensieri dolorosi e pesanti, di tensioni, paure subite in silenzio e "chiuse a chiave" dentro la sua testa, organo che "esprimeva" nel dolore fisico la sua grande sofferenza psicologica. Ha un aspetto molto curato e degli occhi molto grandi che risaltano su una corporatura molto esile e minuta. Giunge in psicoterapia perché soffre di mal di testa da quando aveva vent'anni, e a proposito della sua emicrania dice: “il dolore durava qualche giorno e assomigliava molto a delle vibrazioni, adesso invece è un cerchio alla testa, è un dolore che stringe, mi paralizza e mi costringe al buio e al silenzio.”
Quando in terapia “salta il tappo”
Federica inizia a parlare e continua senza fermarsi mai. Racconta di una vita densa di sofferenze .
Alterna racconti drammatici riguardanti il passato a preoccupazioni per il presente e il futuro dei suoi figli, nipoti e parenti. Un fiume di pensieri interrotto ogni tanto da qualche lacrima, ma sembra non volersene accorgere e in modo del tutto automatico prende un fazzoletto e asciuga il pianto accompagnando questo gesto a frasi del tipo “vede come sono, è meglio lasciar perdere...”.
Il terapeuta prova più volte ad interrompere questo flusso caotico cercando di soffermare la comunicazione su un aspetto, ma inutilmente. Il bisogno di svuotare la sua testa è irrefrenabile e così lascia che Federica trovi nei primi colloqui la possibilità e lo spazio dove poter buttar fuori tutto ciò che sedimentava dentro la sua testa da così tanto tempo.
Spazio al silenzio e alla trasgressione
Dopo qualche colloquio Federica inizia in terapia un percorso di rilassamento. Zittire quella testa e prendere consapevolezza di altre parti del corpo, imparare a sciogliere la tensione, a riconoscere la differenza fra un muscolo teso e un muscolo rilassato diventano gli obiettivi principali del percorso terapeutico. Il passo successivo è la trasgressione, fare qualcosa che non avrebbe mai fatto, anche una piccola marachella che porti fuori la parte bambina di lei. La seduta successiva inizia il colloquio raccontando avvenimenti quotidiani e poi del tutto naturalmente scivola in un pianto prolungato a cui in silenzio cerchiamo di lasciare tutto lo spazio necessario. Lentamente si riprende e racconta di aver preso un piatto e di averlo scaraventato per terra "è stato come liberarmi da un peso enorme, dopo mi sentivo stanchissima, ho fatto un sospiro e mi sono seduta a guardare i cocci." Un comportamento apparentemente privo di senso che le fa ottenere un risultato inaspettato: trovare un canale di espressione ad un emozione tenuta nascosta per troppo tempo: la rabbia. Piano piano il mal di testa comincia finalmente a diradarsi. La terapia continua con il rilassamento e lentamente ritrova nella sua vita uno spazio in cui è possibile esprimere del tutto se stessa, anche se questo significa a volte…perdere un po' la testa.
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