Gli attacchi di panico: il malessere del nostro tempo
Gli attacchi di panico costituiscono un vero e proprio disturbo psicologico riconosciuto dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)e fanno parto dell’ampio filone dei Disturbi d’Ansia (Fobie,Ossessioni,Atti Compulsivi,Disturbo Post - traumatico da Stress). In generale, l'ansia è una sensazione di eccessiva preoccupazione, uno stato di allerta, in cui la persona che ne è colpita vive un’eccessiva stimolazione emotiva traducibile in sensazioni di paura,pericolo,minaccia alla propria vita o a quella degli altri. Le manifestazioni dei Disturbi d’Ansia sono riconducibili a sintomi psichici e somatici. In tale ambito,il disturbo attualmente più diffuso risulta essere il DAP ovvero Disturbo da Attacchi di Panico: secondo fonti scientifiche(DSM IV- Manuale Diagnostico dei disturbi mentali) ne soffrono dall'1,5% al 4% della popolazione europea, vale a dire una persona su 67 o una persona su 25. Studi recenti evidenziano numerosi casi in cui le persone che soffrono di attacchi di panico svolgono inutilmente molti esami clinici senza giungere ad una corretta diagnosi del disturbo e solo una persona su quattro con DAP riceve il trattamento di cui necessita. Per questi motivi è importante sapere quali sono i sintomi ed essere sicuri di ricevere l'aiuto adeguato rivolgendosi al professionista competente. Il sintomo principale del DAP è la paura persistente di avere attacchi di panico : se successivamente ad un episodio la persona vive nella paura continua di averne un altro, questo è il segnale per cui dovrebbe considerare l'aiuto dello Psicoterapeuta . Come si riconosce un attacco di panico?: un attacco di panico esplode all'improvviso con una paura sproporzionale alla situazione reale e non c’è modo di fermarlo;la persona sente la perdita di contatto con ciò che lo circonda;l’attacco può durare da pochi minuti a circa mezz’ora. I sintomi più diffusi sono: aumento della frequenza cardiaca, difficoltà di respirazione, sensazione di non riuscire ad inalare aria a sufficienza, terrore quasi paralizzante,vertigini, stordimento o nausea,tremori più o meno forti e sudorazione, soffocamento, dolori al torace,vampate di calore o senso di freddo improvviso,torpore o formicolio alle dita,paura di impazzire o di stare per morire. Un attacco di panico non è pericoloso, ma può essere terrificante, soprattutto perché si sente di perdere completamente il controllo. Il disturbo è così grave non solo per via degli attacchi in sé, ma anche perché spesso porta ad altre complicazioni quali fobie, depressione, abuso di sostanze, complicazioni mediche e nei casi più gravi al suicidio. Gli effetti possono variare dal deterioramento delle relazioni sociali all'incapacità completa di affrontare il mondo esterno.
Quali sono le cause di questo disturbo oggi così diffuso? Fermo restando imprescindibile l’analisi del singolo caso, Il DAP affonda spesso le sue radici nell'infanzia:il soggetto non ha avuto la possibilità di elaborare la sua sicurezza da bambino nei confronti della figura di riferimento per via di precoci distacchi o ripetute separazioni dai genitori oppure per madri troppo ansiose o padri autoritari o emotivamente assenti. Uno studio pubblicato sulla rivista "The Archivies of General Psychiatry" e condotto dall’istituto S. Raffaele di Milano ha confermato l’associazione tra distacco precoce dai genitori e sviluppo di attacchi di panico in età adulta: questa ricerca evidenzia che un evento del genere può modificare il modo di respirare della persona, rendendo più probabile il verificarsi di attacchi di panico. Tuttavia,in una considerevole percentuale di casi,il problema potrebbe essere ricondotto ad un trauma psicologico conseguente per esempio a stupro, molestie, incidenti, aggressioni, abbandoni.
Dall’esperienza clinica colgo un aspetto determinante per le problematiche ansiose: mi riferisco a quel senso di solitudine che caratterizza la società del nostro tempo;si vivono relazioni superficiali e adesive con il timore di guardarsi dentro ,si affrontano ogni giorno le incertezze del futuro dovute alle difficoltà di una realizzazione professionale e al frequente allontanamento dal nucleo familiare;si avverte la precarietà dei valori sociali che in modo effimero nutrono la nostra quotidianità;si viaggia nell’illusione e poi si cade nella delusione di emozioni virtuali. In questo scenario si può essere “vicini”senza conoscersi realmente,si possono intessere numerose relazioni ma questo non significa che vi sia una vicinanza psicologica,un calore emotivo. In una società come questa i sentimenti di appartenenza, condivisione e ascolto cedono il posto alla competitività, all’individualismo fino alla solitudine interiore.
Cosa si è perso strada facendo..cosa è cambiato? E’ certo che i mutamenti sociali hanno influito profondamente nel determinare il malessere psicologico e il disagio esistenziale nelle sue varie espressioni. Ma allo stesso tempo ritengo che la famiglia,oggi più che mai, abbia un ruolo importante nella questione:là dove l’individuo abbia avuto un background familiare in cui le capacità di ascolto,comprensione ed empatia (mi riferisco a quelle esperienze in età evolutiva che creano un nucleo profondo di stabilità e sicurezza) non sono state adeguate, egli porta dentro di sé un vissuto di solitudine che influenzerà la sua esistenza con difficoltà nel costruire relazioni stabili e profonde e sfiducia verso il mondo esterno .
Come la psicoterapia può curare il DAP? : la psicoterapia funziona per il fatto stesso che il paziente e il terapeuta costruiscono insieme una relazione stabile e sicura: il rapporto tra loro è innanzitutto umano, reale; è uno spazio emotivamente vivo dove la persona può aggiornare l’idea che ha di sé, sperimentare capacità prima sconosciute che può utilizzare poi al di fuori del setting terapeutico, per coltivare relazioni soddisfacenti, per vivere il mondo non come una minaccia al proprio essere ma come spazio dove sentire la vicinanza emotiva con gli altri.
Per curare uno stato ansioso lo psicoterapeuta non prescrive farmaci. Purtroppo spesso gli attacchi di panico sono curati solo con farmaci;questo equivale a dire che il disturbo è lasciato non curato . Nel caso in cui la situazione è giunta ad un livello di elevata criticità da invalidare l’intera vita dell’individuo e impedire qualsiasi scambio comunicativo,potrebbe essere opportuno fare momentaneamente uso del farmaco sempre sotto stretto controllo medico e parallelamente ad un percorso psicoterapeutico.
Dott.ssa Rossella Monopoli
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