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Depressione: l'ipnosi regressiva per uscirne

EMOTIVIA Istituto di Psicologia Emotiva TORINO



DEPRESSIONE Male curabile


Quando l’essere umano perde il FUTURO




La depressione è una sindrome caratterizzata da un insieme di sintomi psichici e fisici persistenti nel tempo, consistente principalmente in una diminuzione da lieve a grave del tono dell’umore, una marcata tristezza, talvolta associata ad ideazioni di tipo suicida ed autolesionista; si ha una perdita di interessi, di entusiasmi, impossibilità di coinvolgersi e si viene a perdere la dinamica del desiderare , il depresso non riesce più a provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima. A questa sintomatologia principale possono accompagnarsi deficit dell’attenzione o della concentrazione, insonnia, disturbi alimentari, estrema ed immotivata prostrazione fisica.


Le persone che soffrono di depressione si sentono sempre giù, umore depresso , ed i pensieri sono sempre negativi, presentano un vero e proprio dolore di vivere, che li porta a non riuscire a godersi più nulla.


La depressione è un disturbo sicuramente diffuso tra la popolazione generale e quindi molto ben conosciuto. Dalle statistiche sembra che ne soffra dal 10% al 15 % della popolazione italiana.



Ciò che rende la depressione inaccettabile è la convinzione che non si troverà mai un rimedio, né tra un giorno e né tra un anno, è la disperazione, è la perdita di ogni speranza, di ogni desiderio il depresso si trova a vivere in un limbo , perchè viene a mancare una parte di se stesso: il futuro, la speranza.



Sofferenti e ormai sfiduciati, i soggetti depress i si allontanano dalla vita isolandosi dietro un muro di sfiducia e apatia. Non provano più piacere per le piccole o grandi cose della vita e provano fatica a iniziare una nuova giornata. Possono arrivare di frequente a riflettere su un senso di inutilità della vita e della propria esistenza. Custodiscono la propria tristezza, vivono un senso di fallimento e avvertono un vuoto di stimoli da ricevere o da trasmettere.



Diagnosi ; come riconoscere un soggetto in stato depressivo


Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, quarta edizione (DSM-IV), Propone i seguenti criteri per la diagnosi di depressione maggiore (unipolare):



1- Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto o riportato da altri.


2- Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.


3- Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno


4- Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno.


5- Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno.


6- Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.


7- Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa quasi ogni giorno.


8- Diminuzione delle capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà di prendere decisioni, quasi ogni giorno.


9- Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazioni di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l’elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.



Possiamo trovare diverse forme di disturbi dell’umore:


La depressione maggiore , nota anche come depressione clinica o depressione unipolare


La distimia ( depressione cronica con sintomi meno intensi


La depressione bipolare ( è la fase depressiva del disturbo bipolare


La depressione reattiva causata da stress o traumi, (si conoscono le cause).



Cosa non bisogna dire a un depresso:


Molto spesso si sente dire a un soggetto depresso, da parte di persone care, come amici o parenti, animati da buone intenzioni e finalizzati ad aiutare la persona sofferente che deve fare un uno sforzo di volontà, che se ci mette più coraggio, più forza, più volontà, sarebbe in grado di uscire da quello stato di apatia e abbattimento.


Questo messaggio purtroppo non tiene conto della natura stessa del disturbo depressivo e finisce per essere controproducente, in quanto, il soggetto depresso, avendo perso la capacità di coinvolgersi , e quindi la capacità di provare interessi, entusiasmi, spinte pulsionali, si trova privo di quell’energia psichica per esprimere quella forza di volontà necessaria al cambiamento.


Pertanto, le stimolazioni esterne di questo tipo, non hanno la possibilità di essere utilizzate dal soggetto, ma anzi, finiscono per avere un effetto controproducente, determinando nel depresso un senso di incapacità e l’aumento dei sensi di colpa, per altro già presenti, ed un peggioramento dello stato depressivo.



Cosa bisogna dire a un depresso:


Partendo dal presupposto che il soggetto depresso non si accorge o non vuole accorgersi del disturbo depressivo, ma ritiene, come un credo filosofico, che la sua sia una vita insignificante, quasi immutabile ed è quindi disponibile a lasciarsi sprofondare, un intervento appropriato di persone care parenti o amici, può essere fondamentale. Queste persone possono aiutare il soggetto evidenziando il disturbo depressivo che sta vivendo in questo momento, dicendogli di non negarsi il problema, di non ritenerlo una debolezza inaccettabile e che non c’è nulla da mascherare perchè non è colpa sua, ma è un disturbo della mente che si può risolvere rivolgendosi a uno psicologo o a un medico. Lo specialista, in questi casi, può rappresentare la salvezza per il paziente, spingendolo a curarsi prima che sprofondi ulteriormente nelle tenebre.



Le cause della depressione o quando l’essere umano perde il futuro. Di Valter Gentili.


Dice Stefano Benemeglio:


“Le aspettative naturali che ogni individuo ha, se vengono ripetutamente frustrate, determinano una naturale reazione di rabbia e risentimento nei confronti di se stessi e verso le persone che ci circondano. Tali rancori spesso non vengono espletati, ma interiorizzati e compressi, diventando la causa di depressioni.


La depressione riguarda quindi sentimenti di rabbia e rancori implosi per sensi di colpa; l’individuo accusa infatti se stesso di non essere stato in grado di gestire al meglio i rapporti di relazione con le persone significative della sua vita, con i propri sogni o desideri.”



Proprio questi rancori implosi verso se stessi vanno ad amplificare i turbamenti inconsci del passato innescando una lotta intestina al nostro Essere, tra una parte di noi, il SE stesso e un’altra parte di noi, i nostri vincoli, formata dai simboli genitoriali Paterni e Materni facenti parte del nostro inconscio.


Questa lotta interna tra noi e i nostri vincoli, che si sono formati nel periodo infantile/adolescenziale dalla relazione genitoriale o con adulti significativi, coinvolge tutta l’energia psichica, la nostra emotività e ci impedisce di manifestare all’esterno i nostri stati d’animo da noi ritenuti negativi, come rabbia, rancore e risentimento verso i soggetti significativi che ce li producono.


Questo conflitto, non potendosi esprimere verso l’esterno, con il passare del tempo, si trasforma in risentimento o rabbia nei nostri stessi confronti. Dato che la nostra emotività, la nostra energia psichica, è tutta proiettata in questa lotta intestina, viene a mancare la pulsione, la forza emotiva per proiettarci verso l’esterno, verso il futuro , verso i simboli coinvolgenti e non ci è più permesso di appassionarci, di interessarci, di innamorarci e di coinvolgerci.



Questa lotta intestina rigenera le rabbie e i rancori, tenendo il soggetto bloccato nel passato che oramai ha preso il sopravvento sul SE della persona, così da non permettergli più di proiettarsi nel futuro . Sarà automatico che perdendo il futuro e cioè i desideri, i progetti, il soggetto perderà la speranza di appagarsi, di raggiungere il piacere.


In quest’ottica, quindi, perdere il futuro significa perdere una parte di noi stessi.



La cura della depressione


La cura farmacologia, se sussiste, non va dimenticato che deve essere supportata necessariamente da una revisione intrapsichica



E’ possibile curare questo stato grave di malessere attraverso la revisione delle cause storiche, cioè quelle che realmente hanno dato origine e continuano ad alimentare il problema.


Se lo stato depressivo sopraggiunge per la perdita del futuro, inevitabilmente dobbiamo ricercare le soluzioni nel passato.



Ricordando che se la causa dei nostri problemi non è nel presente certamente è nel passato.



La regressione ipnotica è uno dei modelli di ricerca nell'inconscio di grande efficacia per scoprire la causa dei nostri problemi, l'evento storico negativo, da noi chiamato "antefatto" , che influenza negativamente il presente e il proprio destino.



L'ipnosi regressiva Dinamica è uno strumento che ci consente di ritornare emotivamente nei ricordi del passato, riportare alla luce della coscienza, fatti, ricordi, conflitti, stati d'animo, nascosti nell'ombra del proprio inconscio.


Questo particolare metodo di ipnosi, ci permette di impostare una comunicazione con la parte emotiva dell'individuo, “il proprio inconscio”, attraverso dei codici del SI e del NO sarà l’utente stesso che piloterà lo psicologo verso quegli eventi storici che sono la causa dei disturbi dell’emotività o del comportamento, una collaborazione attiva che ci porta a scoprire il cosiddetto ANTEFATTO e il periodo che si è verificato l’evento traumatico causa della sofferenza di oggi.



Egli potrà ricordare, fatti, eventi rimossi, riportarli a coscienza, alla razionalità, liberandone le emozioni negative, rimaste compresse, cosi da ridurne gli effetti fino a cancellarli, riportarli definitivamente in superficie permettendo così alla razionalità di digerirli disintegrarli, nel loro contenuto di dolore, così da ridurre le origini delle paure, il condizionamento dei vincoli, che alimentano questi disturbi d’ansia e depressione.



Per info. o consulenze Valter Gentili psicologo, ipnologo tel. 334.320.97.96 – 011.23.59.505 Riceve a Torino in via Martorelli 21 /C e ad Alba (CN).



ALCUNE CREDENZE ERRATE SULL’IPNOSI:
1-Andare in ipnosi vuol dire dormire o perdere la coscienza:
FALSO il più delle volte la procedura ipnotica comporta una condizione che potremmo paragonare al dormiveglia. Questo stato può indurre talvolta una sorta di torpore che rende percezione e ricordo annebbiati; ma più comunemente, la trans è una rilassata vigilanza.

2-Se non si viene “risvegliati”, si può non uscire più dallo stato ipnotico:
FALSO in realtà, per quanto in realtà la trans sia un’esperienza piacevole, se non si ricevono sollecitazioni, dopo un po’ ci si riprende da sé.

3-L’ipnotizzatore può far quello che vuole dell’ipnotizzato:
FALSO: durante la trans si produce una maggiore disinibizione, ma se l’individuo normalmente o per volontà non vuole veramente fare qualcosa non lo fa.

4-Con l’ipnosi possono emergere impulsi, pensieri e ricordi che possono far star male:
VERO/FALSO: si tratta di un evento piuttosto raro; più di frequente, l’individuo può avere crisi di pianto, tremori o provare forti emozioni all’inizio dell’induzione, quando il rilassamento favorisce lo scarico di tensioni fino a quel momento trattenute; ma lo stesso può fare la scena di un film o un racconto particolarmente commovente.




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