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Alopecia androgenetica - Telogen effluvium

Per alopecia si intende un' eccessiva caduta , temporanea o definitiva, dei peli in una qualsiasi area corporea con comparsa di una o più aree glabre.


Le alopecia si distinguono in cicatriziali e non cicatriziali, a seconda che vi sia io meno la distruzione del follicolo pilifero.


Le Alopecie CICATRIZIALI sono meno frequenti e possono essere congenite ( più rare) o acquisite ( da traumi o ustioni, infezioni come la tigna favosa,o secondarie ad alcune patologie come i linfomi, il lupus eritematoso,la morfea,il lichen planus, il pemfigoide cicatriziale,l'acne cheloidea,la sarcoidosi).


Le Alopecia NON CICATRIZIALI sono: CONGENITE: spesso in associazione ad anomalie di altri organi (displasie ectodermiche, sindromi ittiosiche) o in associazione ad anomalie del fusto pilare.( moniletrix, sindrome di Menkes, tricotiodistrofia, sindrome dei capelli impettinabili ) ACQUISITE: ( alopecia androgenetica o seborroica o calvizie comune, alopecia areata, telogen effluvium, tricotillomania.)


Alopecia androgenetica : è un diradamento progressivo del capillizio, che colpisce gran parte della popolazione caucasica. E' dovuta ad un'accelerazione della fase mitotica del ciclo pilare sotto stimolo androgeno con formazione di un fusto più sottile e più corto e sincronizzazione dei cicli.Colpisce entrambi i sessi e nella donna il decorso può essere accelerato da menopausa, policistosi ovarica, tumori virilizzanti o terapia con androgeni. Il quadro clinico comporta un diradamento fronto-temporale nel maschio, fonto parietale più diffuso nella femmina. L'entità della caduta è modesta ed ha un caratteristico picco autunnale.


La maggior frequenza dell'alopecia androgenetica nell'uomo ( 80%) rispetto alla donna (50%)è dovuta alla sua doppia origine, sottolineata dai termini "andro" e "genetica". Da un lato, infatti, è necessaria la presenza di ormoni androgeni , tipicamente maschili, mentre dall'altro occorre una predisposizione genetica dei follicoli piliferi a subirne gli stimoli involutivi. Non a caso, già nel IV secolo a.C Aristotele notava che né gli eunuchi (maschi castrati), né i bambini, erano interessati da calvizie, intuendo una correlazione tra secrezione di ormoni maschili e perdita dei capelli . Tali ipotesi furono confermate da Hamilton nel 1940. Per questo motivo, la calvizie è stata, e viene tutt'oggi messa erroneamente in relazione ad un maggior grado di virilità e potenza sessuale. Tuttavia, nell'alopecia androgenetica i livelli di testosterone (l'ormone sessuale maschile per eccellenza) non sono necessariamente elevati; spesso si registra una diminuzione della quota totale ed un aumento della frazione libera. Ancor più rilevanti risultano i valori di un suo più potente derivato androgeno, il diidrotestosterone ; tale ormone si forma anche a livello dei follicoli piliferi a partire dal precursore testosterone, grazie all'intervento di un enzima chiamato 5-alfa-reduttasi di tipo 2 . Per effetto di quest'ormone androgeno i capelli divengono sempre più corti e sottili, fino a non riuscire a coprire adeguatamente il cuoio capelluto; questo perché la fase anagen (di crescita) si riduce progressivamente a favore di quella di involuzione ( catagen ) e di riposo ( telogen ). I follicoli, inoltre, assumono cicli di crescita sempre più sincronizzati, come quelli della pelliccia di un animale: per questo si elevano anche le possibilità di telogen effluvium (caduta di capelli numericamente molto elevata e qualitativamente omogenea). In una fase avanzata, per il tipico risparmio della nuca e delle tempie (zone ormono-indipendenti), l'alopecia androgenetica determina la cosiddetta calvizie "a corona". Proprio da queste aree verranno eventualmente prelevati i peli necessari al "famoso" trapianto di capelli .


Oltre all'aumento dell'attività follicolare della 5α-reduttasi, l'alopecia androgenetica può essere dovuta ad un incremento del numero o dell'affinità dei recettori per gli androgeni, ad una diminuzione delle SHGB (proteine di trasporto degli androgeni nel sangue) o ad una diminuzione delle aromatasi follicolari (enzimi che convertono il testosterone in estrogeni , con effetto fortificante sul capello).


Tanto più elevate sono le concentrazioni dell'enzima 5-alfa-reduttasi di tipo 2 in seno al follicolo pilifero e tanto maggiori sono le possibilità di miniaturizzazione. Durante studi sperimentali si è potuta constatare una maggiore attività di tale enzima nell'uomo rispetto alla donna e, in entrambi i sessi, nella regione frontale rispetto a quella occipitale. Sono invece ancora misconosciuti i geni che predispongono alla calvizie; per questo l'alopecia androgenetica è considerata una malattia poligenica, cioè causata da molti geni diversi. Ad esempio, il gene del recettore degli androgeni è localizzato sul cromosoma X ed è quindi ereditato nel maschio da parte materna; si è visto chiaramente che un particolare polimorfismo di tale gene predispone ad un esordio precoce dell'alopecia androgenetica. Altri geni sono stati scoperti di recente e la ricerca in questo campo continua ad essere particolarmente attiva. Per ora, dobbiamo limitarci a considerare che le probabilità di sviluppare una vera e propria alopecia androgenetica sono legate al numero dei parenti di primo o secondo grado che risultano affetti da questa condizione; stiamo ovviamente parlando di probabilità e non di certezze assolute.




Le manifestazioni cliniche dell'alopecia androgenetica sono diverse nei due sessi. Nell'uomo, la malattia determina un progressivo diradamento dell'area fronto-temporale (la cosiddetta stempiatura) e del vertice, mentre nella donna la " caduta dei capelli " risparmia le tempie e colpisce soprattutto il vertice e la regione frontale, appena dietro l'attaccatura. Il termine caduta dei capelli è stato contrassegnato dalle virgolette poiché l'alopecia androgenetica non determina una vera e propria caduta, ma una progressiva miniaturizzazione del capello fino a renderlo invisibile ad occhio nudo. Se esaminiamo con una lente di ingrandimento il cuoio capelluto un soggetto con alopecia androgenetica in stadio avanzato, possiamo notare che le aree apparentemente glabre (le zone calve per intenderci) sono in realtà ricoperte da una sottile peluria.



Spesso, l'alopecia androgenetica si accompagna a seborrea ed a desquamazione furfuracea ; tuttavia tali condizioni non sono sempre associate.



L' alopecia androgenetica , detta anche calvizie androgenetica, può essere contrastata tramite impiego di specifici farmaci . Attualmente, soltanto due medicinali sono stati approvati dalla FDA per il trattamento di questa condizione. Il primo, il minoxidil , viene utilizzato per uso topico, è più efficace nell'area del vertice ed ha un meccanismo d'azione ancora poco chiaro. Il secondo, chiamato finasteride , viene assunto per os e combatte l'alopecia androgenetica impedendo l'azione dell'enzima 5-alfa-reduttasi di tipo 2. In entrambi i casi il trattamento non può dimostrarsi efficace prima di un certo intervallo di tempo (in genere occorrono almeno 3-6 mesi). Tali farmaci possiedono una certa efficacia quando la calvizie androgenetica si trova ancora in uno stadio intermedio; in una fase avanzata è possibile intervenire con successo soltanto mediante la ridistribuzione chirurgica dei bulbi piliferi (autotrapianto di capelli) o tramite tecniche di infoltimento alternative, possibilmente brevettate e certificate da aziende che operano nel settore da numerosi anni.





Alopecia androgenetica femminile



L' alopecia , ovvero la perdita di capelli localizzata o diffusa, è un fenomeno che interessa ampie fasce di popolazione, sia maschile che femminile. Nella forma più comune e diffusa, la caduta dei capelli è legata all'azione degli ormoni androgeni su un terreno geneticamente predisposto; si parla pertanto di alopecia andro-genetica . Secondo recenti stime, tale condizione interessa 18 milioni di italiani e 4 milioni di italiane, tanto che all'età di 50 anni almeno la metà degli uomini ed il 30% delle donne è affetto da problemi più o meno gravi di calvizie correlati all'alopecia androgenetica.



Nella donna, la perdita di capelli, seppur in genere più attenuata rispetto all'uomo, comporta spesso ripercussioni psicologiche ben più drammatiche e devastanti, legate alla percezione di un danno considerevole alla propria immagine. Fortunatamente, il trattamento dell'alopecia androgenetica femminile offre maggiori e più efficaci opportunità terapeutiche, con una minore incidenza di effetti collaterali.



Cause dell'alopecia androgenetica femminile



Un elemento imprescindibile in tutte le forme di alopecia androgenetica è - come ricorda il nome stesso - la presenza degli androgeni; di fatto, in assenza di questi ormoni - come si apprezza nei maschi precocemente castrati - la calvizie non si manifesta. Nell' articolo dedicato al rapporto tra androgeni e capelli abbiamo tuttavia spiegato come i livelli ormonali siano del tutto simili negli uomini calvi rispetto alla popolazione generale. L'alopecia androgenetica maschile, quindi, non è generalmente correlata all'eccesso di androgeni, quanto piuttosto all'eccessiva sensibilità dei follicoli capilliferi alla loro azione; sin dalla nascita, infatti, alcuni capelli risultano geneticamente predisposti a recepire lo stimolo "miniaturizzante" degli androgeni. Non a caso, l'alopecia androgenetica è un fenomeno lento che - accorciando sempre di più le fasi di crescita ed allungando quelle di riposo antecedenti la caduta - comporta la graduale trasformazione del capello terminale in pelo folletto (sottile, depigmentato, cortissimo e quasi impercettibile).



Per quanto esposto, le donne affette da iperandrogenismo (eccesso di androgeni) risultano nettamente più suscettibili all'alopecia, anche se le due condizioni non sono sempre e necessariamente correlate. Le donne affette da acne , seborrea , ipertricosi ed irsutismo (segni suggestivi ma non patognomici di iperandrogenismo), hanno quindi una maggiore probabilità di soffrire di alopecia femminile. Nella donna, la maggior parte dei casi di iperandrogenismo è imputabile alla sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) , che a livello clinico si manifesta con cicli anovulatori, alterazioni mestruali, irsutismo e talvolta obesità . Quest'ultima condizione è spesso correlata, vuoi come conseguenza, vuoi come elemento scatenante, a stati di iperandrogenismo, probabilmente favoriti dal grado variabile di insulinoresistenza ad essa correlato. Più rari sono invece i casi di iperandrogenismo legati alla presenza di neoplasie secernenti androgeni.



Anche i livelli di estrogeni , ormoni che al contrario degli androgeni sono tipici delle donne, in particolare durante l'età fertile, influenzano - questa volta positivamente - la salute dei capelli . A livello dei bulbi piliferi e capilliferi, inoltre, vi possono essere concentrazioni variabili di enzimi agenti su androgeni ed estrogeni, che li trasformano in derivati capaci di influenzare la vita del capello in misura nettamente maggiore. Il più noto di questi enzimi si chiama 5-alfa-reduttasi ed agisce sul testosterone trasformandolo in diidrotestosterone , il vero responsabile dell'involuzione dei capelli e del conseguente diradamento. L'enzima aromatasi , invece, converte gli androgeni in estrogeni, prolungando la vita del capello e contrastando la calvizie; un'azione simile è svolta anche dagli enzimi 3-alfa-steroido deidrogenasi e 17-beta-idrossisteroide deidrogenasi. Per questo motivo, l'alopecia androgenetica femminile può essere notata per la prima volta, o rendersi più evidente, dopo la menopausa , epoca in cui si apprezza un calo generalizzato degli estrogeni con variazione del rapporto percentuale tra steroidi ovarici e surrenalici . Fatta salva la sempre necessaria predisposizione genetica, la medesima circostanza può quindi manifestarsi in coincidenza di cambiamenti ormonali, dovuti, per esempio, ad un parto o all'inizio o all'interruzione di trattamenti estro-progestinici (inclusi quelli a scopo contraccettivo.



Caratteristiche dell'alopecia androgenetica femminile



La componente ereditaria è un'altra caratteristica distintiva dell'alopecia androgenetica; di conseguenza, è molto più probabile accusare il problema quando si è già reso manifesto in maniera evidente in genitori, nonni, zii o fratelli.



L'alopecia androgenetica femminile si distingue da quella maschile per una comparsa più tardiva del diradamento, che si nota generalmente per la prima volta tra i 30 ed i 40 anni, e per la sua diversa localizzazione. Infatti, mentre nell'uomo i problemi di calvizie interessano la zona fronto-occipitale, nella donna coinvolgono una regione più diffusa, in modo particolare il vertice o comunque le zone dietro la linea fronto-temporale. Un'altro tratto distintivo è la maggiore gradualità con cui l'alopecia femminile si manifesta rispetto a quanto accade nell'uomo.



Clinicamente, l'alopecia androgenetica della donna si manifesta spesso passando progressivamente per tre fasi di gravità crescente, illustrate in figura ( Scala di Ludwig , 1977). Il diradamento interessa quindi l'area del vertice ed in minor misura le zone parietali, risparmiando sempre una banda frontale di capelli. Inoltre, a differenza del maschio, le zone più colpite dall'alopecia conservano sempre un numero non trascurabile di capelli terminali (miniaturizzati).


Diagnosi e trattamento dell'alopecia androgenetica femminile


Nella donna, la precocità della diagnosi e dell'intervento terapeutico risulta quanto mai importante per arrestare il processo di involuzione dei follicoli, facendo riacquisire ai capelli l'originale splendore prima che il problema diventi irreversibile.


L'esame cardine per la diagnosi di alopecia femminile è il tricogramma , naturalmente affiancato all'immancabile anamnesi e alla valutazione del quadro clinico. Si valuteranno in particolare la familiarità dell'alopecia, l'assunzione di pillole anticoncezionali o cortisonici , l'eventuale utilizzo di steroidi anabolizzanti e la regolarità del ciclo mestruale , ricercando possibili segni di iperandrogenismo (abbassamento della voce, peluria diffusa in zone tipicamente maschili, obesità, acne ecc.). Per confermare od escludere quanto emerge dai dati amnestetici e dall'esame obiettivo, è necessario procedere a screening laboratoristici endocrinologici, durante i quali si valuteranno le concentrazioni ematiche di androgeni, cortisolo , ormoni tiroidei , TSH , SHBG , estrogeni, progesterone e gonadotropine (LH, FSH) , anche in rapporto alle varie fasi del ciclo mestruale. Solo in questo modo sarà possibile intervenire farmacologicamente sul delicato equilibrio ormonale della donna, migliorando l'efficacia terapeutica del trattamento e minimizzando gli effetti collaterali.


Le opzioni terapeutiche farmacologiche per l'alopecia androgenetica femminile, in gran parte impraticabili nell'uomo, vanno innanzitutto distinte in topiche e sistemiche. Al primo gruppo appartengono farmaci da applicare direttamente sul cuoio capelluto, come il famoso minoxidil o l' estrone solfato . Efficace in tal senso sembra anche la somministrazione topica di soluzioni idroalcoliche di progesterone naturale o dei suoi derivati 17-idrossilati, associati o meno a spironolattone. Vi è anche la possibilità di contrastare l'attività dell'enzima 5-alfa-reduttasi mediante applicazione topica di acido azelaico .


La terapia farmacologica sistemica dell'alopecia androgenetica femminile è indicata dinanzi a casi di iperandrogenismo su base disfunzionale, come appunto in caso di PCOS, mentre negli iperandrogenismi sostenuti da cause organiche (ad esempio da neoplasie androgeno-secernenti) è necessario rimuovere la causa stessa mediante intervento chirugico. Tra questi farmaci ricordiamo lo spironolattone, che per limitare gli effetti collaterali associati alla terapia ( amenorrea , mastodinia, cloasma ), dev'essere assunto per via sistemica dal 16° al 25° giorno del ciclo, meglio se abbinato ad un estroprogestinico per garantire la contraccezione . In caso di carenza progestinica, è indicata la somministrazione di progestinici di sintesi per via sistemica. La soluzione terapeutica più comunemente adottata rimane comunque la somministrazione combinata di estrogeni e progestinici, in particolare di etinilestradiolo e di ciproterone acetato (dotato di importanti attività antiandrogene). Questo intervento terapeutico viene sfruttato non solo nella cura dell'alopecia femminile, ma anche nel trattamento delle manifestazioni dell'iperandrogenismo nella donna.



dott. Longobardi Raffaele


specialista in dermatologia e venereologia


tel 3383623479




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