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Storia del DSM IV

Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual) dell'APA (American Psychiatrich Association), l'associazione di psichiatria più influente del mondo, ha fatto il suo debutto nel 1952 con la sua prima edizione del DSM-I, poi le successive versioni si sono susseguite nel 1968 (DSM-II), nel 1980 (DSM-III), 1987 (DSM-III-R), nel 1994 (DSM-IV) e nel 2000 con il DSM-IV-TR (TR sta per Test Revision).


Nel maggio 2013 è prevista l'uscita della quinta edizione: il DSM-5.


Con il DSM I si fa il primo tentativo di classificazione sistematica dei disturbi mentali. Viene proposto in alternativa alla “Sezione Malattie Mentali” dell’ICD-6 del 1946, giudicata insoddisfacente. Esso viene costruito sotto l’influsso del modello psicobiologico di Adolf Meyer , caratterizzato per l’uso frequente del termine “reazione”. Egli infatti riteneva che l’origine dei disturbi mentali fosse da rintracciare in un’anomalia della personalità. Sottolineò l'importanza della relazione fra sviluppo della personalità e ambiente sociale e interpretò i disordini psichici come modalità di adattamento al sociale. Il disturbo mentale era quindi una reazione a fattori psicologici, biologici e sociali. Introdusse in psichiatria un approccio pluralistico, prammatico e strutturale.


Il DSM II nasce grazie ad una maggiore partecipazione di esperti. Diventa più sistematico e viene abolito il termine “reazione”. Basato sull’ sull’ICD-8, uscito due anni prima, adottata una prospettiva kraepeliniana per le psicosi “funzionali”, mentre una prospettiva freudiana dominò nel campo delle nevrosi.


Queste prime due edizioni non suscitarono il successo sperato, dato che riproponevano dei semplici e brevi elenchi di diagnosi con qualche sommaria descrizione. La vera svolta avvenne con la terza edizione nel 1980.


Durante gli anni delluscita del DSM III cominciano a scarseggiare le risorse finanziarie per la psichiatria. Le si comincia pertanto a chiedere delle prove empiriche, di accountability , per gli esiti dei trattamenti. Il DSM III si pone quindi l’obiettivo di aumentare l’attendibilità delle diagnosi, ma la difficoltà rimane quella di trovare la specificità di criteri diagnostici che permetta ad operatori di diversi orientamenti teorici di uniformare le diagnosi.


La novità introda fu quindi la sua natura ateorica, dove cioè vengono messe da parte tutte le teorie esplicative e ci si basa solo sull’aspetto esteriore per fare diagnosi. In questo modo si introduce una mera descrizione di sintomi, in modo da permettere a tutti gli psichiatri e ricercatori del mondo di avere un linguaggio comune. Viene introdotto il sistema multiassiale, criteri diagnostici specifici per ogni disturbo mentale con una buona attendibilità, ampliamento per la diagnosi dei disturbi dell’umore e restrizione dei criteri per la diagnosi di schizofrenia.


Il DSM III-R ha come scopo quello di continuare la verifica dell'attendibilità e validità del metodo in tutto il mondo, basandosi solo sul sistema descrittivo dei sintomi. Dopo quasi 30 anni di "sperimentazione", non si è ancora giunti ad una "validità di costrutto", ma si è riusciti solo ad inalzare l'attendibilità. L'inclusione di molte diagnosi da parte di ricercatori e clinici ha portato alla conseguenza di un'espansione del numero complessivo di categorie diagnostiche (292 Categorie Diagnostiche). Cosa che diventò eccessiva.


Le più recenti ricerche sulla comorbilità hanno però mostrato la necessità di approfondire le relazioni tra i diversi disturbi prima di definire le priorità gerarchiche


Il DSM IV adotta perciò la scelta di inserire nuove categorie diagnostiche «solo dopo che la ricerca ha stabilito che esse devono essere incluse, piuttosto che essere queste incluse al fine di stimolare la ricerca stessa». Da questo si hanno le seguenti modifiche: innalzata la soglia minima per includere nuove diagnosi; introduzione di cambiamenti solo attraverso l’accumulo di robuste evidenze empiriche derivate dalle ricerche. Viene richiesto espressamente di indicare ogni disturbo presente sui vari assi, con l’eventuale nota specificativa di “diagnosi principale.




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