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LUTTO: l'EMDR e la terapia cognitivo comportamentale
“Il significato del Lutto”: riflessioni “ Dedicata alla memoria di mio padre” Stefania Stocchino Psicologa Clinica, Scuola di Specialità Cognitiva-Comportamentale Psicotraumatologia, EMDR Ospedale San Giovanni Battista di Torino. Non è una scorciatoia, non salta “le fasi, ma facilita il percorso di elaborazione, aiutando la persona ad un cambiamento positivo della propria vita. Il dolore al cambiamento è sofferenza, Un dolore intenso, cupo, a volte arriva in modo inaspettato; Un senso di vuoto è presente dentro di noi, Una sensazione strana, Nulla ci interessa, nulla ci da più la forza di continuare, Tutto quello che sta intorno a noi perde di significato… Non riusciamo a dare un senso alla nostra vita rendendoci conto del bene che volevamo alla persona cara,ormai lontana. Questo spazio ho deciso di dedicarlo al lutto e come questo possa incidere sull’attività lavorativa dell’infermiere. Depressione, rabbia, sensi di colpa, sono sintomi fisiologici per un soggetto che sta attraversando un momento difficile, diventa importante riconoscere queste fasi per una corretta elaborazione della perdita subita. Che cos’è il “lutto” Quando si parla di lutto, la maggior parte delle persone si riferiscono ad una situazione di decesso o di perdita di una persona a noi cara. Il lutto, invece, è sperimentato ogni qualvolta siamo esposti a cambiamenti o perdite come il lavoro, divorzi o separazioni, aborti, perdite economiche e sociale, pensionamento, trasferimento dalla propria città . Diventa importante distinguere: il “lutto”, che è legato all’evento stesso, dall’elaborazione del lutto caratterizzato dal percorso che il soggetto attraversa per arrivare all’accettazione ed adattamento della perdita subita. In questo processo entrano in gioco le risorse personali che la persona attua per fronteggiare la situazione e orientarsi nella propria vita. L'esperienza psicologica del lutto è una reazione molto personale che è influenzata da molteplici fattori come: - Stato della malattia (lunga o breve, con presenza di sintomi dolorosi, stato di coscienza presente o meno..); - Modalità del decesso (morte improvvisa , luogo, stato della salma), - Elementi personali e relazionali di chi subisce il lutto ( l'età , ruolo ricoperto all'interno della famiglia, grado di parentela, qualità della relazione con la persona mancata) - Risorse psicologiche personali; - Rapporti personali all'interno del contesto familiare . Ogni lutto è soggettivo e diventa difficile generalizzare un momento così complesso, ma tutti sono accomunati da un processo di elaborazioni con fasi strettamente connesse l’una all’altra variandone a volte la durata. Secondo alcuni autori come J. Bowlby, C. Murray Parkes, E Lindermann tali fasi possono essere riassunte così: Periodo di Shock o fase di negazione :far finta che non sia successo nulla, negare a se stesso che non è successo, dirsi “ non è possibile …” “negare che sia accaduto”.. “è successo proprio a me..” “ perché mi hai lasciata”. In questa fase, frasi consolatorie del tipo “su fatti coraggio la vita continua…”, “ guarda in avanti”.. “ puoi rifarti una vita”…e altre, non servono a nulla. La persona è immersa nel suo dolore, nel suo stato di torpore, che può durare settimane o alcuni mesi, sta cercando di comprendere cosa sta succedendo, il suo stato d’animo è caratterizzato da uno stato depressivo con sensi di vuoto, pianto frequente, angoscia o attacchi di collera. Periodo della rabbia attiva : caratterizzata da frasi come “Se io avessi fatto in questo modo forse…” “ Se io non mi fossi comportato …” in questa fase emerge intenso dolore psichico con sentimenti di rabbia verso il mondo esterno e verso il defunto stesso che ci ha abbandonato; Frasi del tipo “ ho scoperto dopo averlo lasciato, quanto fosse importante per me..” “ Ero presa dai miei sentimenti di rabbia, nei suoi confronti, da non riuscire ad esprimere il mio affetto…” Fase dell’Accettazione: è caratterizzato dal superamento del dolore acuto, esprimendo le proprie reazioni emotive ricordando il defunto ed il rapporto con lui, in modo realistico. In questa fase il senso di tristezza e mancanza della persona si possono ripresentare. Rinunciare ai vecchi attaccamenti riesaminando le proprie convinzioni sul mondo e su un nuovo rapporto con la persona mancata o lasciata, modificando o cambiando la propria identità sulla base dell’esperienza della perdita. Non c’è un tempo preciso e universale per tutti per quantificare il processo di elaborazione. Alcune ricerche mettono in evidenza dei tempi che permettono di comprendere la fase “fisiologica del lutto” o la “fase complessa”; descrivono normale, uno stato depressivo, conseguente al lutto, che duri circa 12/15 mesi. Se al contrario lo stato depressivo si prolunga per anni, non è più considerata come fase necessaria al processo di elaborazione ma come fattore di disagio della personalità. Nonostante esistano periodi che permettono di valutare lo stato di salute del soggetto, in realtà entrano in gioco troppe variabili per considerare normale un lasso di tempo di 12 o 15 mesi e “anormale” un periodo che va oltre. Gli aspetti da considerare sono: Che rapporto hai con la persona perduta? Quanti anni hai al momento della perdita? Dove eri nel momento in cui è mancato/a? Come è avvenuta la morte? Improvvisa? Preannunciato?.. L’impiego della terapia cognitiva comportamentale sia l’uso dell’EMDR (eye Movement Desensitization and Reprocessing), nei casi di lutto, sono considerati degli interventi efficaci nell’elaborazione delle varie fasi favorendo l’assimilazione e l’adattamento alla perdita. Il caso di Silvia L’infermiera del reparto di oncologia, giovane donna di 38 anni, che per ragioni di privacy chiamerò Silvia, è stata da me seguita nell’ambito dello sportello del disagio lavorativo. Al primo incontro, Silvia lamentava uno stato di malessere generale, caratterizzato da umore depresso, insoddisfazione, pianto frequente, calo di attenzione e concentrazione e assenza di progetti per il futuro. Il suo disagio durava, con alti e bassi, da circa 1 anno ma ultimamente era diventato ingestibile: “ non riusciva più a svolgere il suo lavoro da infermiera presso l’oncologia, in modo particolare in seguito alla morte del padre (tumore al polmone), non riusciva più ad assistere i pazienti ricoverati nel reparto in cui lavorava. Nonostante assumesse lexotan, su indicazione del medico curante, la situazione non era migliorata. Era la prima volta che chiedeva di essere aiutata, “sentiva il bisogno di una figura che l’aiutasse a comprendere cosa le stava capitando… nessun interesse, apatia, e soprattutto aveva perso tutte le sue sicurezze relative alla vita personale e professionale” Tra i ricordi disturbanti del suo passato quello pìù doloroso era indubbiamente la morte del padre, che si presentava come pensiero costante causando sofferenza e crisi di pianto quotidiano. Con Silvia si era deciso di iniziare un percorso di terapia EMDR, dopo averla stabilizzata con l’impiego di tecniche di rilassamento e di psicoeducazione sul lutto complicato. Si decide di iniziare a lavorare sul momento, più tragico e doloroso per Silvia “Quando l’era stata comunicato per telefono la morte improvvisa del padre”; Silvia pensava di essere stata abbandonata, “adesso sono sola”. Il suo grado di disagio era molto elevato. Il lavoro di desensibilizzazione con l’EMDR ha richiesto 6 sedute, dove sentimenti di abbandono, sensi di colpa, tristezza , sconforto, delusione verso se stessa (non sono più sicura di me, sento che non valgo nulla ) hanno lasciato il posto a “sensazioni di fiducia” “voglia di crescere, imparare da ciò che è successo ad essere una persona saggia come suo padre”. In corso di terapia Silvia riferiva di sentirsi diversa, il suo disagio era notevolmente diminuito “sento la forza di mio padre e voglio utilizzarla al meglio”. Silvia riuscì ad integrarsi nuovamente nel suo lavoro. Questa esperienza, ci porta a riflettere, su alcuni cambiamenti della nostra mente e soprattutto del tempo necessario per poter sviluppare un nuovo equilibrio emotivo comportamentale, permettendoci di ritornare a vivere in modo sereno. Reprimere le proprie emozioni o sentimenti, legati ad un dolore, non porta ad un miglioramento ma a sviluppare disturbi successivi. BIBLIOGRAFIA 2005 “L’esperienza del Distacco” Kast Verena, edizione Red 2003 “L’elaborazione del lutto” Marhkam Ursula, Mondadori 2003 “Assenza, più acuta presenza. Il percorso umano di fronte all'esperienza della perdita e del lutto.Paoline.editorialelibri2006 “il dolore inascoltato. Elaborazione del lutto e percorsi per la rinascita del cuore”. Levine Stephen Sarà organizzato per l’anno 2009 un evento formativo accreditato che tratterà la tematica del lutto, indirizzato alle persone che lo stanno vivendo in prima persona e a tutto il personale infermieristico che svolge funzioni di supporto psicologico a pazienti e famiglia in stato morente. Chi è interessato può contattarmi email stefania.stocchino @ libero.it oppure cell 340.620.9936
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