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ionoforesi

Quando si parla di ionoforesi in ambito fisioterapico si fa riferimento a un genere di elettroterapia antalgico che sfrutta la corrente unidirezionale continua allo scopo di trasferire medicamenti allo stato ionico, in maniera tale da evitare di iniettare i medicinali stessi mediante aghi. Lo scopo, in sostanza, è quello di usare lo stato di ione del farmaco per non provocare alcun tipo di dolore. Risulta evidente, pertanto, il vantaggio che può derivarne nel momento in cui esso viene applicato in fisioterapia. Dal punto di vista tecnico, succede che la corrente trasporta verso l’elettrodo con il polo opposto gli ioni medicamentosi. Essi, attraverso le ghiandole sudoripare e i dotti piliferi, trovano il canale di passaggio. Parte degli ioni, nel derma profondo, si introduce nel circolo capillare; la parte rimanente, invece, si lega alle proteine e quindi si immagazzina in depositi attivi a cessione lenta. Questo tipo di trattamento viene eseguito utilizzando uno strumento dotato di due elettrodi, uno negativo e l’altro positivo, costituiti da una speciale gomma conduttiva attraverso la quale il farmaco selezionato per la terapia viene somministrato. La fiala del medicinale viene distribuita e spalmata su una superficie dell’elettrodo, assorbente: superficie che quindi viene posizionata nel punto che corrisponde alla zona che deve essere trattata (e di conseguenza l’altro elettrodo viene collocato in prossimità del primo). A questo punto, può iniziare il trattamento vero e proprio, mediante l’accensione dell’apparecchio che sfruttando la corrente trasferisce gli ioni del medicinale nelle aree che hanno bisogno del trattamento.



Tra i vantaggi che la ionoforesi consente di ottenere, occorre segnalare che si tratta di un sistema terapeutico in grado di far assorbire alla zona malata un quantitativo di medicinale superiore fino a cento volte rispetto al medesimo medicinale che venisse assorbito per via orale e quindi per via gastrica. Il farmaco va collocato sull’elettrodo a seconda della sua polarità: in altre parole, se la polarità del farmaco è positiva, esso deve essere applicato sul polo positivo; se la polarità del farmaco è negativa, esso deve essere applicato sul polo negativo; se il farmaco è bipolare, infine, l’applicazione è indifferente. La corrente veicola, una volta distribuito il farmaco e posizionati i due elettrodi a una distanza di circa venti centimetri l’uno dall’altro, il farmaco ionizzato, con gli ioni del farmaco che si spostano in direzione del polo opposto fino al totale assorbimento. Per fare qualche esempio, tra le soluzioni medicamentose e i principi attivi con polarità negativa si segnalano l’acetilsalicilato di lisina, il flumetasone e il diclofenac sodico. Si caratterizzano per polarità positiva l’idrocortisone, il glicole salicilato, il fenilbutazone, il dantrolene e il baclofene; è bipolare, invece, la benzidamina cloridrato.



Come si può facilmente capire, dunque, l’introduzione della ionoforesi nel settore della fisioterapia si traduce in un vantaggio evidente per il paziente, che si avvale di un farmaco efficace e somministrato in maniera per nulla dolorosa. L’introduzione del medicinale attraverso l’epidermide, vale a dire la somministrazione per via transcutanea mediante la corrente galvanica svolge la stessa funzione di un’iniezione priva di ago, con il beneficio che le terminazioni nervose risultano iperpolarizzate. Non solo: gli ioni hanno la possibilità di legarsi a specifiche proteine proto-plasmaticbe, mentre il principio attivo viene introdotto da solo, senza alcun tipo di veicolante od eccipiente. Da notare, inoltre, che viene evitata la somministrazione endovenosa, intramuscolare od orale: insomma, per via sistemica.



È opportuno mettere in evidenza che a proposito della via di somministrazione la via sistemica si segnala per alcune controindicazioni, nel senso che i diversi medicinali presentano il rischio di effetti collaterali che possano colpire i sistemi anatomici e i diversi organi. Il farmaco, infatti, per assicurare un’azione terapeutica valida, deve raggiungere per forza di cose una concentrazione ematica (vale a dire una percentuale di farmaco che gira nel sangue) che assicuri l’efficacia dell’azione. Di conseguenza, nel circolo vascolare sono presenti, oltre al farmaco, anche metaboliti del medicinale che vengono prodotti dal fegato, che l’organismo deve smaltire tramite varie vie, inclusa la via renale. Non va sottovalutato, inoltre, il danno indiretto che il farmaco provoca sugli altri organi, a causa della modifica delle condizioni in cui essi agiscono. Basti pensare all’apparato digestivo, all’interno del quale diversi medicinali incidono sull’equilibrio acido-base, con risultati non sempre positivi (gastriti determinate dal consumo dei famosi Fans). Ecco perché la ionoforesi in fisioterapia si rivela altamente consigliata. Inoltre, l’applicazione diretta sulla zona da trattare permette di diminuire i tempi terapeutici, facendo regredire i sintomi in minor tempo.



Dunque, affezioni dolorose che interessano l’apparato scheletrico e muscolare derivanti da strappi, cervicale, lombalgia, sciatica, artrosi e artrite vengono curate semplicemente circoscrivendo alla zona interessata l’effetto terapeutica. Altro elemento che merita di essere preso in considerazione riguarda l’opportunità di introdurre unicamente il principio attivo del medicinale in forma ionica, escludendo quindi eccipienti che spesso causano reazioni avverse. Il medicinale in forma ionica, infatti, si lega alle proteine prot-plasmatiche, e aumenta il loro tempo di permanenza nella zona da curare. In precedenza si è accennato anche alla cosiddetta iperpolarizzazione delle terminazioni nervose: il risultato è un innalzamento della soglia di eccitabilità, e di conseguenza il cosiddetto effetto Tens, che corrisponde a un alto effetto antalgico. Come si vede, in conclusione, sono davvero numerosi i vantaggi derivanti dall’introduzione della pratica medica della ionoforesi nei trattamenti di tipo fisioterapica. L’assunzione di sostanze pure e l’assenza di qualsiasi tipo di dolore rendono la cura efficace, veloce e piacevole.



Detto che l’elettroterapia tramite ionoforesi risulta controindicata per i pazienti con epilessia, mezzi di sintesi metallici, pace-maker, lesioni cutanee ed ipoestesia cutanea, non resta che consigliare l’applicazione di tale trattamento ove possibile: esso, naturalmente, deve essere consigliato e attuato unicamente previa analisi effettuata dallo specialista e dal fisioterapista, che valuterà le condizioni migliori per attuare la ionoforesi nel trattamento di algie, dolori e strappi.




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