“Ogni individuo ‘con-ponendosi’ entro le polarità salienti nei gruppi sociali a cui appartiene, assume una specifica posizione nella trama narrativa condivisa: potrà posizionarsi come giusto, leale, riservato, ma per occupare queste posizioni altri dovranno posizionarsi come ingiusti, infidi, teatrali. L’identità di ciascun partner dipende quindi in modo cruciale da quanti, occupando altre posizio ni, consentono l’esistenza e la continuità delle pratiche discorsive che generano i significati su cui la sua identità è costruita. Per questo quando qualcuno in terapia mi dice: ‘io sono una persona buona’ gli chiedo subito: ‘chi nella sua famiglia è cattivo’? (...) Se ad esempio la polarità «intelligente-ottuso» è rilevante in una famiglia, cioè costituisce una dimensione semantica attorno alla quale si organizza la conversazione, i membri di questa famiglia si posizioneranno con persone intelligenti, molto intelligenti, ma saranno circondate anche da individui limitati o addirittura ottusi. Sposeranno persone intelligenti, geniali, stupide, penosamente limitate. Si impegneranno e soffriranno per essere loro stessi intellettualmente brillanti o per rendere tale chi purtroppo non lo è. Entreranno in conflitto, competeranno affinché le loro capacità cognitive vengano riconosciute, romperanno matrimoni e amicizie o, al contrario, stringeranno legami per problemi cognitivi. Qualche membro della famiglia sarà intellettualmente brillante, o considerato tale, mentre altri dovranno risultare cognitivamente carenti. Una cosa è certa: tutti in questa famiglia dovranno «posizionarsi» rispetto alla dimensione polare in questione e ciascuno avrà bisogno, per il mantenimento della propria identità, di chi si colloca in altri punti di questa dimensione semantica” (Ugazio,2012, p.51-52)