ED INTERPRETI
la mosca
CINZIA BREGONZI
Premio Hystrio alla vocazione 2002
uomo
MARCO ALBERGHINI
regia di
GAIA CATULLO e MARCO ALBERGHINI
scenografia e costumi
Elena Vanin
commento musicale tratto da
“Passion” di Peter Gabriel
L’Atto unico, scritto nel 1995 dal poeta e drammaturgo Renzo Ricchi, prevede due soli personaggi in scena: un uomo e una donna (la “Mosca”), tra i quali si genera una particolarissima interazione soltanto in parte cercata e cosciente. Il primo interlocutore è per entrambi se stesso: ognuno dei due personaggi dichiara il proprio male di vivere, il disagio nei confronti del tentativo di comunicare con il mondo, l’incapacità di trovare una direzione ed un senso. Per entrambi la propria sofferenza mette ai margini quella altrui e diviene unica protagonista della scena; per l’uomo è la condizione umana a non avere un centro, invidiando la consolante semplicità della vita di una mosca, per la mosca è il genere umano ad essere il privilegiato detentore di una rassicurante e protetta esistenza. Eppure, in questa polifonia di voci contrastanti che parlano del medesimo dolore riuscendo solo a tratti, faticosamente, ad entrare in relazione tra di loro, ci sono tracce evidenti di ironia, di gioco, di ricerca di una leggerezza che conduce ad istanti di gustosa comicità, che si incarna in particolar modo nei guitti mimici ed espressivi della mosca e nella continua contraddizione intellettuale dell’uomo. Tutto ciò prende vita all’interno della casa dell’uomo dove la mosca si è rifugiata per sfuggire alla rigidità dell’inverno e all’impenetrabilità della nebbia; ma lo stesso spazio può e deve essere inteso anche come uno “spazio della mente” entro cui si animano i pensieri e le emozioni dei due personaggi, che cercano riparo dalla “nebbia” (che pervade il mondo e gli uomini), che sta fuori dalla finestra ma che inevitabilmente contamina le anime ed impedisce loro di “vedere” la vita serenamente.
GENESI DEL PROGETTO
Qualche tempo fa stavo cercando un atto unico perché mi interessava sperimentare l’allestimento di uno spettacolo teatrale da proporre prevalentemente in spazi alternativi al teatro tradizionale, per cercare un rapporto più intimo con il pubblico in ambienti ed atmosfere particolari. Ho letto molti testi, anche di autori noti, finché un giorno mi è capitato per le mani il copione di “Nebbia”. L’ho letto in un fiato senza soffermarmi troppo sulle parole e sui significati ma assecondando l’onda dell’emozione che il testo mi procurava. L’ho poi fatto leggere alla mia amica Gaia Catullo (regista e attrice anch’essa) la quale a sua volta l’ha trovato bellissimo. Ci siamo quindi buttati con entusiasmo in questo progetto cercando innanzitutto l’attrice che potesse interpretare la Mosca e l’abbiamo trovata in Cinzia Bregonzi, una giovane attrice di grande talento e vitalità. Fin dai primi giorni di prove questo lavoro ha evocato un’atmosfera particolare che è stata confermata ed esaltata anche dall’incontro con l’autore che ha assistito al debutto (avvenuto in un piccolo teatro di Prato) e che ci ha dato grandi dimostrazioni di apprezzamento del nostro lavoro unendosi a noi in questa “sfera di sospensione” . Ora la nostra volontà è di replicare quanto più possibile “Nebbia” perché ogni volta ci trasmette una sensazione di benessere e potenza che ci sembra di riscontrare anche nel pubblico, assieme e “dentro” al quale lo spettacolo si svolge.
Marco Alberghini
PRESENTAZIONE DELLO SPETTACOLO A CURA DELL’AUTORE
“In un’epoca in cui i testi vengono a volte interpretati in maniera difforme dalle intenzioni dell’autore, mi fa piacere riconoscere che la lettura del mio testo fatta dalla Compagnia Stabile di Milano è non solo fedele ai contenuti e ai significati che esso voleva avere ma che, in più, è andata in profondità ponendo in risalto gli aspetti esistenziali e filosofici più intimi, più profondi dell’atto unico. Una lettura dunque intelligente e colta. Sul palcoscenico ciò si concretizza in una regia capace di sottili allusioni e sottolineature, che guida il lavoro tenendolo sul filo della massima serietà pur riuscendo a muoverlo, cioè a renderlo vivace ed efficace emotivamente, e un’interpretazione, quella degli attori, di notevolissimo livello professionale e di forte partecipazione intellettuale e creativa al testo. Penso che di più un autore non possa chiedere. Quindi Marco, Gaia e Cinzia vi ringrazio dell’impegno che avete posto in questa realizzazione e vi faccio tanti auguri per il futuro”.
Renzo Ricchi
NOTE SULL’AUTORE
Renzo Ricchi, poeta e drammaturgo, vive e lavora a Firenze. Autore appartato, non si è mai identificato con poetiche e correnti letterarie. Autore poco rappresentato è però noto agli studiosi di teatro (quattro tesi di laurea riguardano l’analisi critica dei suoi testi teatrali) e, stranamente, tradotto all’estero (le sue opere teatrali e letterarie sono state tradotte in dieci Paesi). Il suo è un teatro attento alle domande, alle paure e alle speranze più intime dell’uomo, con un forte afflato religioso e metafisico: “nel riflettere sul mistero del mondo e sul trascendente, il poeta del nostro secolo identifica Dio con la creazione dell’universo e, più che nei secoli passati, avverte la condizione di ‘esilio’ dell’uomo”. I suoi lavori sono stati rappresentati in molti importanti teatri toscani e nazionali e all’estero. Alcuni suoi drammi si stanno attualmente traducendo in francese.