La cessione del quinto è un prestito non finalizzato. Chi lo riceve non è tenuto ad indicare in che modo utilizzerà la somma erogata.
La cessione del quinto prevede:
- Finanziamento a tasso fisso;
- Rate costanti;
- Addebito sulla busta paga o sulla pensione.
Puoi chiedere una cessione del quinto se:
- Sei un dipendente di un’azienda pubblica;
- Sei un dipendente di un’azienda privata;
- Sei un dipendente di un ente statale;
- Sei un pensionato.
Cessione del quinto: obblighi datore di lavoro
Ecco tutti gli obblighi del datore di lavoro quando un suo dipendente richiede una cessione del quinto
Se sei un dipendente con un contratto a tempo indeterminato devi sapere che hai ottime chance per ottenere una cessione del quinto. Anzi, probabilmente questa è la soluzione migliore per avere un prestito. Ed in tal senso, il datore di lavoro svolge un ruolo fondamentale che ora descriveremo nel dettaglio.
Chiariamo sin da subito che la cessione del quinto di cui parleremo in questa guida è quella dello stipendio, non della pensione. Infatti, con la cessione del quinto della pensione, il referente non può essere un datore di lavoro, bensì direttamente l’ente pensionistico. Magari, in molti si chiederanno per quale motivo debba essere coinvolto il proprio datore di lavoro in faccende del tutto personali. In realtà, è la legge che lo impone. E l’aspetto più interessante è che il datore non può opporsi alla cessione.
Fino a qualche anno fa, solo i datori di lavoro di dipendenti pubblici e statali erano obbligati ad accettare la cessione. Dal 2005, però, tale obbligo è stato esteso anche alle aziende private. Cosa significa tutto ciò? Molto semplice. Se per la banca hai i requisiti per accedere alla cessione del quinto il gioco è fatto. Il datore, ovviamente, non può licenziare il dipendente per il solo fatto di aver chiesto una cessione.
Ma, nel concreto, quali sono in una cessione del quinto gli obblighi del datore di lavoro? In realtà, l’impegno che il datore si assume è sostanzialmente uno: trattenere la rata mensile del finanziamento e versarla alla banca. E se il dipendente viene licenziato o si dimette? Cambia poco. Il datore deve trattenere il Tfs maturato e girarlo all’istituto di credito, fino a quando il debito sarà restituito veramente.
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