Questa è la traduzione di un articolo fuori produzione e non più reperibile in lingua originale, ottenuto dalla Hazelden Europe duante la mia frequentazione del corso "Continuing Education in Addiction Counseling" La riproduco qui perché altri possano usufruirne e perché non ne vada perso il senso ed il contenuto. Tale testo non appartiene alle fratellanze che adoperano im 12 Passi e non ne riflette necessariamente i punti di vista. E' stato scritto da professionisti per professionisti e non intende in alcun modo essere un sostituto o uno strumento da utilizzarsi per recuperare dalle dipendenze, ma solo per studiare il contenuto clinico e terapuetico dei 12 Passi da un punto di vista strattamente accademico e professionale.
AA: UNA INTERPRETAZIONE PER LE PERSONE CHE NON CREDONO
di Jon R. Weinberg, PhD
La Fratellanza di Alcolisti Anonimi è una organizzazione su scala mondiale che ha diversi milioni di membri. La sua notevole efficacia nell’aiutare gli alcolisti a mantenere la sobrietà e a condurre vite soddisfacenti e produttive è indiscussa. Nelle professioni di aiuto tutti coloro che hanno occasione di incontrare alcolisti e loro familiari, cioè tutti coloro che lavorano nei servizi sociali, sanitari, in campo religioso, funzioneranno in modo assai più efficace se avranno compreso il programma di AA e saranno in grado di implementarlo (senza interferire nella loro capacità di auto-sostenersi e di auto-organizzarsi N.d.T.)
Questo articolo cerca di spiegare il programma di AA e prende in considerazione alcune delle obiezioni e delle riserve che spesso i professionisti esprimono. Ovviamente, le interpretazioni qui offerte non devono assolutamente essere considerate posizioni ufficiali di AA, così come i punti di vista di ciascun singolo membro di AA stessa; si tratta solo della descrizione di un approccio che l’autore ha trovato utile sia per i professionisti che per gli alcolisti.
Il programma dei Dodici Passi
Contrariamente a ciò che molti professionisti credono, i 12 Passi di AA sono suggerimenti, non obblighi o regole. L’unico requisito per essere membri di Alcolisti Anonimi è un desiderio di smettere di bere. Le persone sono libere di interpretare e praticare i Passi come vogliono, e anche di non praticarli. Però, siccome AA è uno stile di vita piuttosto che un centro di ritrovo sociale, i 12 Passi sono e restano la cornice all’interno della quale i membri di maggiore successo costruiscono la loro nuova vita. La maggior parte dei gruppi AA dedica la maggioranza delle riunioni allo studio e alla discussione dei passi, e molte delle riserve su AA sia da parte dei professionisti che da parte dei membri nuovi o possibili ( prospective, N.d.T. ), riguardano il contenuto dei passi. Per questo motivo, ogni passo sarà brevemente analizzato dal punto di vista dell’autore, che è storico e psicologico, con la speranza che altri professionisti possano usare agevolmente questo materiale con i loro clienti, se si sentono a proprio agio essi stessi.
Primo Passo: Noi abbiamo ammesso di essere impotenti rispetto all’alcol e che le nostre vite erano divenute ingovernabili.
Prima di potere essere affrontato un problema deve essere riconosciuto. Il Primo Passo indica il riconoscimento – parole chiave “abbiamo ammesso” – ed identifica specificamente il problema – parole chiave “impotenza” e “ingovernabilità”. La parola “impotenza” allontana definitivamente l’alcolismo dalla sfera morale o della forza di volontà e lo colloca nella categoria delle malattie.
Questa distinzione è importantissima, perché la società (e persino gli alcolisti stessi) tendono ad assumere che chi compie azioni che feriscono gli altri in qualche misura è “cattivo” – sia dal punto di vista morale che della forza di volontà o entrambi (anche le etichette di “nevrotico” o “personalità disturbata” alludono a questo). In effetti, gli alcolisti non intendono ferire le persone che amano o gli altri, e provano con chiarezza rimorso dopo avere commesso danni. Semplicemente vorrebbero essere capaci di bere e cavarsela senza guai, ossia essere come i non alcolisti. Il problema è che, a causa di qualche reazione anomala all’alcol, essi non possono controllare il proprio comportamento dopo avere iniziato a bere, proprio come un diabetico non potrebbe controllare le reazioni del proprio corpo dopo avere mangiato un pacchetto di caramelle.
L’altra parola chiave, “ingovernabile”, chiarisce il fatto che la malattia ha conseguenze molto serie, le quali, nel momento in cui l’alcolista prende in considerazione la sobrietà, possono averlo già messo a rischio (o peggio) in una o più aree importanti della vita, come famiglia, lavoro, salute, ecc.
Il Primo Passo, che è l’ammissione di essere vittima di una malattia che si chiama alcolismo che compromette severamente il funzionamento della persona, è il più importante del programma, dato che è il prerequisito per impegnarsi attivamente nella pratica di una soluzione.
Secondo Passo: siamo giunti a credere che un potere più grande di noi stessi avrebbe potuto riportarci alla ragione.
Se uno ha una malattia incurabile, la soluzione deve ovviamente consistere in un programma che gli permetta di funzionare il più vicino possibile alla normalità, dati determinati limiti imposti dalla malattia stessa. Per questo motivo il Potere più grande di noi del Secondo Passo può essere visto come un programma di recupero adatto a quella specifica malattia. Per il diabete o l’ulcera, dieta e farmaci aiutano a controllare il disturbo. Per l’alcolismo, la sobrietà nel contesto di una vita gradevole e soddisfacente permette di controllare il processo della malattia.
Il Secondo Passo comporta riconoscere che questo programma è a disposizione di tutti e comprende molto di più della semplice sobrietà. Il concetto di “ragione” (“Sanity” in originale, N.d.T.) viene qui introdotto per sottolineare che l’alcolismo è una malattia che colpisce l’individuo non solo mentre beve, ma anche nel suo funzionamento mentale da sobrio; ciò significa che l’intricato sistema di alibi e negazioni necessario a proteggere la dipendenza consiste in una gigantesca illusione, cioè nella incapacità di distinguere il falso dal vero in modo accurato – in un parola, la mancanza di “sanità”. Per questo il programma di recupero è concepito per ricondurre alla ragione/sanità, apprendendo uno stile di vita sano, che richiede la sobrietà e molte altre cose, ma in sé e per sé non è una cura per la malattia ( disease N.d.T).
Terzo Passo: abbiamo preso la decisione di affidare la nostra volontà e le nostre vite alla cura di Dio così come abbiamo potuto concepirlo.
Sicuramente questo è un passo difficile da capire per i professionisti e ancor più complesso da mettere in pratica per l’alcolista (o chiunque altro), per cui è necessario discuterne un po’ più a lungo.
Ad una prima lettura, le parole del Passo sembrano suggerire una sorta di obbedienza, quasi una schiavitù ad una qualche forma di divinità religiosa, concetto che viene spesso considerato inaccettabile, se non addirittura ripugnante, almeno per coloro che non credono. Notate che qui, come nell’11° Passo, la parola “Dio” è seguita dalle parole in corsivo “ come abbiamo potuto concepirlo ”. L’Autore ipotizza che Dio possa essere meglio compreso come un Potere Superiore adeguato a cui chiedere consigli e direttive, ed affidargli la propria volontà e la propria vita corrisponderebbe semplicemente a seguire questi consigli.
Rispetto allo specifico problema dell’alcolismo, un Potere Superiore adeguato potrebbe essere il programma di AA stesso, per cui praticare il Terzo Passo significherebbe semplicemente seguire il programma, cioè mantenere la sobrietà e mettere in pratica i restanti 9 passi, che sono un piano per la stabilità emotiva e la crescita spirituale.
Per altri problemi, il Potere Superiore adeguato può essere completamente diverso. L’elemento comune è l’umiltà che si dimostra lasciando che alcune persone selezionate, o un insieme di principi, o una divinità tradizionale guidi le nostre azioni, anziché considerarsi con grandiosità sempre il più saggio in tutte le situazioni.
Alcuni esempi possono essere utili. Immaginate una causa legale relativa ad un contratto di qualsiasi tipo: consultate un valido avvocato che vi dice che la contro parte ha ragione e che è meglio fare ciò dice. Possiamo accettare questo, come nel Terzo Passo, oppure consultare tanti altri avvocati finché uno di loro accetterà di rappresentarci in Tribunale per un costo alto, perdere la causa e lamentarsi arrabbiatissimi con giudice e avvocato. Oppure immaginate una coppia in un gruppo di persone con problemi matrimoniali: l’intero gruppo suggerisce che il marito smetta di seguire una delle 4 partite che guarda tutte le settimane, per passare più tempo con la sua famiglia. Egli può scegliere se sottomettersi al gruppo come Potere Superiore, oppure continuare a seguire ciò che gli piace senza preoccuparsi del benessere altrui. O ancora, un counselor di approccio Rogersiano legge numerose serie ricerche che dimostrano come la paura dei serpenti possa essere trattata in modo assai efficace con la desensibilizzazione sistematica. A questo punto può indirizzare un potenziale cliente con questo problema ad un abile terapeuta comportamentale, oppure ignorare i dati scientifici e utilizzare con quel cliente le solite tecniche di counseling.
In termini semplici, praticare il Terzo Passo significa fare ciò che dovremmo fare piuttosto che ciò che vorremmo fare in una data situazione. Sebbene imparare a comportarsi così possa essere altamente utile per chiunque, spesso per l’alcolista imparare questo diventa una questione di vita o di morte. Ci saranno moltissimi momenti durante il recupero in cui lui/lei vorranno bere, e solo un forte attaccamento a quello che deve essere fatto, come ad esempio rifiutarsi di bere qualsiasi cosa accada, può prevenire una ricaduta. Inoltre, se gli alcolisti non seguono questo principio in tutti i campi della loro vita, aumenta grandemente la loro possibilità di fallire nei confronti del bere.
Quindi, per riassumere i primi 3 Passi, possiamo dire che l’alcolista accetta il suo problema, l’essere vittima di una malattia incurabile che compromette seriamente il suo funzionamento; crede che esista un rimedio almeno parziale, un programma di recupero che conduce ad una vita sana in modo ragionevole, e decide di seguire questo programma ad esempio impegnandosi a seguirlo come dovrebbe.
Quarto Passo: abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.
Per potere iniziare qualsiasi programma di crescita personale e stabilità è necessario esaminare sé stessi con completa onestà. La persona si mette di fronte ad uno specchio (aiutati dallo “sponsor”, talvolta assistiti dai gruppi, o da un terapeuta) e riflette sui modi in cui i suoi comportamenti influenzano le altre persone. Vengono inclusi tratti di personalità e caratteristiche che possono essere sia utili che dannose nel suo funzionamento inter- ed intra-personale. La parola “morale” sottolinea il fatto che virtualmente ogni comportamento ha degli effetti su altre persone.
Quinto Passo: abbiamo ammesso a Dio, a noi stessi e ad un altro essere umano la natura esatta dei nostri torti.
Avendo fatto l’inventario, la probabilità di auto inganno diminuisce se condividiamo apertamente con qualcuno ciò che abbiamo imparato su noi stessi. Il Passo fa riferimento ai “nostri torti” intendendo comportamenti passati contrari al proprio sistema di valori, la condivisione dovrebbe anche comprendere le caratteristiche dei comportamenti presenti come rivelate dall’inventario.
L’attenzione sui “torti” enfatizza le implicazioni morali dei nostri comportamenti, ed ha il merito di funzionare come una sorta di confessione, facendo piazza pulita della spazzatura del passato, in modo che uno possa dirigere meglio le sue energie al suo funzionamento attuale.
Perché questo Passo abbia efficacia, l’altro essere umano del Passo deve essere una persona capace di non giudicare nel modo più assoluto, degna di fiducia e rispettosa della riservatezza, il che vuole dire che può trattarsi di un membro del clero che abbia ricevuto apposita formazione, un terapeuta, mai un amico o un parente. L’ammissione a Dio riguarda la visione soggettiva della religione che ciascuno ha.
Sesto Passo: ci siamo resi completamente disponibili a lasciare che Dio rimuovesse tutti questi difetti di carattere.
Settimo Passo: Gli abbiamo umilmente chiesto di liberarci dalle nostre insufficienze
Questi Passi possono essere trasformati da un punto di vista religioso ad un punto di vista razionale, se lo si desidera, utilizzando il concetto di Dio come un potere più grande, appropriato al compito.
Un esempio di potere superiore efficace rispetto ai difetti di carattere,che sono equivalenti ai tratti nevrotici o di personalità o comportamentali problematici, può essere un programma sistematico di salute mentale o psicoterapia. Qualsiasi insieme di principi che possa essere imparato e messo in pratica, indipendentemente dall’etichetta di Adleriano, Gestaltico, Analitico-Transazionale, Razionale Emotivo, Recupero Inc., Zen, Desensibilizzazione o quant’altro, può essere utile a raggiungere l’obiettivo di modificare i propri difetti (anche se questi metodi erano assai meno sviluppati di adesso quando i passi furono formulati nel 1938).
Visti in questo modo, il Sesto e il Settimo Passo, acquisiscono il significato di normali stadi di un processo psicoterapeutico. Il Sesto Passo prende in considerazione il fatto che la maggior parte delle persone resistono al cambiamento anche dei comportamenti più autodistruttivi, magari semplicemente perché lo sforzo richiesto per cambiare è più grande di quello richiesto per mantenere le vecchie abitudini.
Per questo è necessario che una persona prima “diventi pronta”, cioè sviluppi una disponibilità ad impegnarsi in rigorosi e persistenti sforzi per cambiare.
Il Settimo Passo può essere interpretato come il processo di apprendimento dei principi basilari, sia attraverso lo studio personale e l’auto aiuto, sia attraverso le direttive di un counselor formato o di un gruppo di fiducia, senza dimenticare di mettere in pratica ciò che si apprende.
Ottavo Passo: abbiamo fatto una lista di tutte le persone che abbiamo danneggiato, e siamo divenuti disponibili a fare ammenda verso ciascuno di loro.
Nono Passo: abbiamo fatto direttamente ammenda a tali persone in tutti i casi possibili, tranne quando ciò avrebbe potuto danneggiare loro o altri.
Una delle caratteristiche principali della dipendenza da alcol o da altre droghe è il comportarsi in modi che possono danneggiare altre persone. Anche se questi comportamenti sono dovuti più alla malattia in sé che a reali intenzioni malvagie della persona, ciò nondimeno i danni vengono causati comunque. Una persona che ha causato un danno normalmente prova rimorso anche sapendo che la responsabilità era al di fuori del suo controllo. Ad esempio, anche un guidatore attento che urta con la macchina un bambino che, giocando, si è buttato di colpo in mezzo alla strada, riconosce a livello razionale che non ha colpa, ma a livello emotivo reagirà come se l’avesse. L’Ottavo e il Nono Passo sono concepiti proprio per permettere all’alcolista di liberarsi di molti dei sentimenti di colpa generati dai comportamenti agiti in passato. Lo scopo primario di questi Passi è cercare di liberare la mente dell’alcolista, piuttosto che di risarcire le vittime, dato che un pesante fardello di sensi di colpa è un serio ostacolo al recupero.
Le ammende possono assumere forme diverse, dal chiedere scusa per avere maltrattato alcuni parenti, ad un’offerta per avere rotto qualcosa, ad una chiara discussione con i creditori per stabilire un piano di rientro dei debiti, al fare con tranquillità alcune ore di straordinario non pagato dopo svariati episodi di assenteismo sul lavoro. Per le persone più duramente colpite, che sono di solito coloro che vivono assieme al dipendente, piuttosto che semplici scuse, la vera ammenda consiste in una dimostrazione di sforzi a lungo termine per cambiare stile di vita.
Decimo Passo: abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.
La prima parte del Passo enfatizza l’importanza di mantenere costante l’intensa auto analisi iniziata nel Quarto Passo. Una tecnica standard utilizzata è l’auto valutazione personale alla fine di ciascuna giornata, utilizzando un elenco stampato di tratti di personalità e atteggiamenti comportamentali che mettono in luce gli estremi, come “gentile – scontroso”, “onesto – disonesto”, “generoso – egoista” e così via. Questo tipo di inventario personale ci permette di mettere in luce quali aree abbiamo affrontato con successo e quali richiedono invece ulteriori sforzi nella applicazione del Settimo Passo.
La seconda parte del Passo può essere apprezzata provando ad immaginare un mondo dove tutti ammettono subito ed apertamente i loro torti, persino i leader politici! Come cambierebbero la situazione politica internazionale, il tasso dei divorzi, la distanza generazionale e tutte le forme di contrasto tra le persone? Immaginando questo diviene più facile comprendere che sostituire un atteggiamento difensivo e giustificativo con l’onesta ammissione dei propri errori, e un atteggiamento di umiltà nei confronti della nostra fallibilità potrebbe addirittura portare ad un mondo migliore.
Undicesimo Passo: abbiamo cercato, attraverso la preghiera e la meditazione, di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio come abbiamo potuto concepirlo , pregandolo solo di farci conoscere la Sua volontà per noi e di darci la forza di eseguirla.
Questo Passo può essere considerato un proseguimento naturale del Terzo. Rinforza la concezione che le nostre azioni siano guidate con sempre maggiore finezza da un potere superiore che ci assiste indicandoci che cosa dovremmo fare in una data situazione. Da un lato tale guida può giungere attraverso forme introspettive come la meditazione o le rivelazioni religiose, dall’altro può avere forma tangibile, ed essere ad esempio un codice etico professionale, o un insieme di principi specifici morali o di salute mentale, o ancora il parere di una persona riconoscibile ed oggettiva. In questo modo “pregare per conoscere la Sua volontà” può essere considerato, in termini puramente terreni, consultare un programma, un principio o una persona per trarne guida, mentre “la forza di eseguirla” ciricorda quanto fare ciò che dovremmo invece che ciò che vorremmo spesso non sia un compito facile.
Dodicesimo Passo: avendo raggiunto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio ad altri alcolisti, e di mettere in pratica questi principi in tutti i campi della nostra vita.
La prima parte del passo sottolinea chiaramente che il beneficio che si ottiene mettendo in pratica questo programma è un risveglio spirituale. La parola “spirituale” ha diversi significati anche sul dizionario, tra cui “raffinamento dei pensieri e dei sentimenti” e “riferito all’intelletto, inteso come la parte migliore o superiore della mente”. E’ importante capire che il risveglio spirituale può anche non avere connotazioni religiose nella esperienza individuale, ma che si tratta più che altro di uno stato soggettivo altamente desiderabile. Alcuni minuti di riflessione sul tipo di persona descritta dai passi suggerisce un risultato che è desiderabile anche a livello sociale.
La seconda parte del passo sottolinea che lo scopo primario di AA nel suo insieme – portare il messaggio all’alcolista che soffre ancora – diventa una responsabilità di chi abbia seguito con successo questo programma. Portare il messaggio è simile ad insegnare il programma, cosa che può includere metodi diretti come spiegare la propria interpretazione di un Passo ad un Nuovo Venuto, o, senza dire una parola sul problema, essere di esempio agli alcolisti che ancora bevono con il proprio comportamento.
L’ultima parte del Dodicesimo Passo ci ricorda ancora che il programma di AA è uno stile di vita piuttosto che una semplice frequentazione di riunioni, così come una religione è molto di più che andare in chiesa alla domenica e la psicoterapia è molto di più che andare nello studio di uno psicoterapeuta 50 minuti alla settimana. Una cosa è parlare del programma, viverlo è assai diverso.
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La preghiera della serenità
Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza di conoscere la differenza.
Difficilmente si può trovare una affermazione più concisa per un piano ragionevole che conduca ad una vita emotiva stabile. Oltre allatto di pregare, o anche al posto di pregare, una persona può trovare assistenza tecnica nel raggiungere obiettivi utilizzando il concetto di Dio, come discusso nel Terzo Passo, come un potere più grande di noi e utile allo scopo.
Gli slogan di AA
Vivi e lascia vivere – Per ottenere il meglio dalla propria vita, non giudicare o criticare gli altri e non preoccuparti di ciò che fanno.
Prima le cose più importanti – Fai prima ciò che è più importante – alla fine avrai fatto di più. E’ un ottimo modo per organizzare tempo ed energie.
Pensa – Trattieni le parole inutili o le azioni impulsive. PENSA ai modi per migliorare te stesso e PENSA prima di prendere una decisione.
Dai tempo al tempo – La fretta produce rifiuti – butti via tempo ed energie. Rilassati, liberati della tensione e della fretta.
Lascia andare, lascia fare a Dio – Non puoi sistemare tutto ciò che non va nel mondo, in famiglia e con gli amici. Lascia andare! Dio non può fare il suo lavoro se gli stiamo tra i piedi.
Un giorno alla volta – Oggi è il giorno più importante della tua vita. Usalo. Dimentica ieri e non preoccuparti di ciò che potrebbe succedere domani.
Ascolta e impara – C’è qualcosa di valido in ogni persona che incontri. Cerca quel qualcosa e usalo per te.
Questi slogan ed altre brevi descrizioni esplicative insegnate da AA, contengono una buona parte di quella saggezza del senso comune di cui la maggior parte degli individui ha bisogno per mantenere una stabilità emotiva. Ovviamente vi possono essere molte altre persone il cui livello di funzionamento psicologico potrebbe essere così compromesso da richiedere assistenza aggiuntiva prima di potere mettere in pratica con successo i principi di salute mentale incorporati negli slogan.
Critiche tipiche rivolte ad AA
AA è una dipendenza sostitutiva . Questa affermazione viene spesso pronunciata da quei professionisti della salute mentale che sembrano considerare nociva qualsiasi dipendenza, indipendentemente dalle sue conseguenze. e si volesse accettare questa premessa (che peraltro, per essere coerenti, costringerebbe a considerare nello stesso modo qualsiasi forma di religione organizzata, cosi come alcuni “cult” del mondo psichiatrico, specificamente la psicoanalisi), l’argomentazione in sé potrebbe essere ragionevole. Ma, dato che la dipendenza da alcol è estremamente dannosa (non lo si può negare) per l’individuo, la famiglia e la società, mentre la dipendenza da AA significa sobrietà, stabilità e capacità di aiutare gli altri come risultato del vivere il programma, quale danno può essere invocato nel sostituire la dipendenza da alcol con AA?
AA è troppo religiosa . L’analisi dei 12 Passi appena fornita dovrebbe rendere ampiamente chiaro che il programma di AA è uno stile di vita che non richiede alcuna implicazione religiosa formale (di tipo soprannaturale). Nella misura in cui si voglia definire religione anche un insieme di principi o un codice etico, allora si può effettivamente affermare che la natura di AA è parzialmente religiosa. E’ anche vero che la maggior parte dei membri di AA frequenta qualche tipo di chiesa, e in alcuni gruppi possono fare pressione, ad esempio, sugli atei, ma questo fatto non appartiene ad AA e non è una valida ragione per impedire a qualcuno di seguirla.
AA è troppo rigida. – Da un lato, tutta la letteratura di AA specifica e sottolinea più volte che l’individuo è libero di interpretare ed utilizzare il programma come desidera, il che è ovviamente l’antitesi della rigidità. Da un altro lato, l’osservazione e la ricerca suggeriscono che i trattamenti efficaci dell’alcolismo o di altre malattie croniche, come il diabete o l’obesità, devono essere basati sulla rigida aderenza ad un certo tipo di regime. Solo in questo senso la rigidità deve essere incoraggiata per chi voglia astenersi dall’alcol, dai dolci, dalle sigarette o da qualsiasi cosa il loro programma proibisca, poiché la mancanza di inflessibilità relativa al consumo è l’anticamera della ricaduta.
I membri di AA sono fanatici, spocchiosi, pieni di sé o comunque nocivi – Questa osservazione è inequivocabilmente vera, ma, fortunatamente, solo per una piccola minoranza. Si può dire lo stesso di qualsiasi altro gruppo con uno scopo, politico, di fratellanza, religioso o votato ad una causa, come la liberazione della donna, chi vuole perdere peso, abortisti, ex-fumatori, ecc. E’ una minoranza, ma parla di più, si fa sentire e notare di più, e uno può erroneamente generalizzare queste caratteristiche all’intero gruppo. In effetti, la maggioranza dei membri di AA non è più zelante, arrogante o iper – verbale di chiunque altro, e cerca solo di andare avanti con la propria vita.
Ovviamente, se chiedete ad una persona che ha realizzato un cambiamento imponente nella sua vita della sua “trasformazione”, sia che si tratti di una persona obesa che ha ritrovato il peso forma, un ateo divento cattolico, un repubblicano divenuto socialista, o un ubriacone ora sobrio, avrete una buona probabilità di sentire un lungo ed entusiastico “comizio”.
AA ha dei pregiudizi nei confronti dei professionisti – la bigotteria è quasi sempre una strada a doppio senso. Quando un gruppo di minoranza viene discriminato, si tratti di razza, religione, etnia, età o malattie stigmatizzanti, questo gruppo tende a diventare ostile in modo deviato nei confronti di tutti coloro che vengono etichettati come “oppressori”. Agli alcolisti non sono stati accordati rispetto, dignità e trattamento competente dall’intera società, bensì i professionisti che si occupano di loro portano uno speciale fardello di responsabilità per i sistematici maltrattamenti o non – trattamenti, per il rifiuto manifesto e nascosto, che storicamente è stata la regola piuttosto che l’eccezione. Anche se sembra che il clima stia gradualmente cambiando via via che i professionisti vengono “illuminati” sulla questione, ci vorrà ancora molto tempo prima che un alcolista possa avere ragionevolmente fiducia nel fatto che ciascun professionista comprenda la malattia, accetti chi ne soffre, e abbia le competenze necessarie per poterlo trattare in modo efficace.
Un fattore aggiuntivo, che vale la pena notare, è che AA, come l’enorme numero di gruppi simili che sono nati e stanno nascendo sullo stesso modello per affrontare altri problemi, è fondata sull’idea di persone che si aiutano l’un l’altro in modo reciproco, e la forza e il successo di tali gruppi risiede anche nell’evitamento del modello “aiutante – aiutato”, tipico delle relazioni professionali
Perché AA è efficace?
Il programma. Lo stile di vita delineato nei 12 Passi, più gli slogan e la preghiera della serenità, rappresentano chiaramente il fondamento del programma di recupero di AA. Gli individui che comprendono ed applicano coscienziosamente tali principi, di solito vanno verso la sobrietà, la serenità, ed una vita più ricca dal punto di vista spirituale. Tuttavia, ci sono molti membri di AA che restano sobri pur seguendo questi aspetti formali del programma solo parzialmente o in misura addirittura minima, per cui probabilmente vi sono altri fattori importanti per queste persone.
La fratellanza. AA si descrive ufficialmente come “una fratellanza di uomini e donne che condividono la loro esperienza, forza e speranza reciprocamente, in modo da potere risolvere il loro problema comune ed aiutare altri a recuperare dall’alcolismo.” Vi sono diversi elementi in AA che possono contribuire alla sua efficacia. Prima di tutto, AA è l’unica fonte di rinforzo alla sobrietà in questa società, ed è costante, permanente e garantita. Amici, parenti, persino i familiari più stretti cascano facilmente nell’errore di prendere la sobrietà come un dato acquisito e risolto, oppure (il che è ancora peggio) apertamente o inconsapevolmente, incoraggiano l’alcolista a tornare a bere in modo sociale. AA mantiene la costante consapevolezza della necessità quotidiana di mantenere la sobrietà, e ricompensa i successi con l’approvazione del gruppo, portachiavi, spille e celebrazioni dei compleanni “di sobrietà”. Secondariamente, un sistema ben conosciuto in AA è l’immediata disponibilità di supporto in caso di voglia di bere. Una telefonata può essere fatta in ogni momento per chiedere aiuto in un periodo stressante – una sorta di sistema di intervento sulla crisi – e, nelle aree metropolitane (in USA, N.d.T.) si trova di solito la sede di un gruppo aperto a qualsiasi orario – in effetti, una sorta di “drop-in”. In questo modo AA mette a disposizione una valida e disponibile alternativa al bere, per affrontare anche momenti di seria crisi. Terzo, alcuni membri di AA restano sobri per paura della disapprovazione del gruppo. I legami che si formano in un gruppo di pari formatosi nel tempo e che ha sempre mostrato accettazione, possono servire come un potente incentivo a non cedere al primo bicchiere, per evitare di perdere la stima del gruppo. Infine, molti gruppi AA organizzano eventi sociali, pic-nic, balli, che aiutano a consolidare il gruppo e forniscono all’alcolista una atmosfera che unisce il divertimento alla sobrietà, combinazione che per alcuni è completamente sconosciuta nella vita adulta. E’ di vitale importanza apprendere o riapprendere questa associazione, altrimenti l’idea di non potersi divertire senza bere abbassa notevolmente l’incentivo alla sobrietà.
Altri fattori – Vale la pena notare alcuni aspetti minori o meno specifici per non trascurarli. Primo, lo stigma sociale dell’alcolismo è spesso percepito profondamente ed in modo inevitabile dalle vittime di tale stigma. Un nuovo membro non può che essere stupito dal fatto che il gruppo è composto da persone come lui, professionisti, uomini d’affari, operai o casalinghe, non lo stereotipo del barbone alcolizzato. Questo fatto aiuta molto a riconoscersi vittime di una malattia democratica, piuttosto che sentirsi un degenerato morale. Un altro aspetto strettamente correlato a questo è la speranza ispirata dal sentire queste persone felici e normali che raccontano di essere state un tempo malate ed infelici proprio come lui si sente ora, ma hanno trovato una strada che li ha portati fuori da quella infelicità.