Psicoterapia Costruttivista
La Psicoterapia Cognitivo – Comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per il trattamento dei disturbi psicologici.
Obiettivo della psicoterapia cognitivo comportamentale è il superamento del disagio emotivo attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche dopo una rigorosa ricostruzione dei meccanismi psicologici con cui si struttura la conoscenza di sè e del mondo. Nello sviluppo costruttivista si pone particolare importanza al significato che il sintomo riveste nella vita della persona ed ai processi di mantenimento dell’identità personale.
La relazione terapeutica è la dimensione privilegiata in cui il cliente può acquisire la consapevolezza dei propri processi emotivi e sperimentare modalità relazionali più flessibili e articolate, che favoriscano una maggiore stabilità emotiva e una maggiore capacità di fronteggiare gli eventi negativi.
A differenza dell’approccio Cognitivo standard in cui è il terapeuta l’unico “agente attivo della terapia” che guida il paziente al riconoscimento dei suoi “schemi disfunzionali” causa di sofferenza, in questo modello è il paziente stesso, sotto la supervisione dello specialista a comprendere la sua personale modalità di conoscere il mondo e a trovare delle personali alternative di interagire con esso che siano meno rigide e più “percorribili”.
La terapia diviene pertanto, attraverso l’instaurazione di un rapporto di reciprocità emotivamente significativo tra terapeuta e paziente, uno spazio condiviso in cui è il paziente stesso, guidato dalterapeuta, a trovare modalità più flessibili e articolate di dare un senso alla propria esperienza, acquisendo in questo modo un maggior grado di stabilità emotiva e capacità di fronteggiare gli eventi negativi.
Psicoterapia Costruttivista: i concetti fondamentali
La concezione del Costruttivismo, si basa sul fatto che non esiste una realta' oggettiva, uguale per ognuno, ma esiste una realta' differente a seconda di chi la guarda.
E' la persona stessa quindi che crea la sua realta', la inventa e la costruisce secondo le proprie regole interne, su cio' che crede che esista, in base al suo mondo interiore e alle sue esperienze di vita.
Si puo' fare il parallelo con una cartina stradale.
La cartina stradale non e' l'Italia in miniatura, in quando mancano molte cose (tra cui le montagne), e sono amplificate altre (le strade).
Nello stesso modo, le persone, guardando uno stesso film, vengono colpite chi da una cosa chi da un'altra, proprio perche' nella loro "mappa mentale" alcune cose vengono amplificate, ad altre tendono ad essere non considerate.
In ottica Costruttivista si pensa che le persone non reagiscono alla realta' cosi' com'e', ma alla propria mappa mentale.
Per fare un esempio banale, se io credo di non riuscire fare una determinata cosa, non provero' mai a farla e questo confermera' la mia presunta "inacapacita'" (esempio: paura di parlare in pubblico).
E' reale quindi il fatto che io non ne sia capace?
Ed anche se avessi provato e non ci fossi riuscito, e' perche' la realta' e' che non ne sono capace o e' la mia convinzione a non permettermi di farlo al meglio?
Un aspetto fondamentale del Costruttivismo e' la comunicazione.
E' attraverso la comunicazione e piu' in generale la "relazione", che si costituiscono e modificano i propri modelli mentali.
Detto in maniera "anche troppo" semplice, in una terapia costruttivista il primo passo e' sempre analizzare la mappa mentale, ricercando in essa gli aspetti che limitano la "liberta'" della persona e ponendo la stessa in grado di inserire quei tasselli che mancano affiche' possa elaborare il problema in maniera diversa.
Allo stesso modo il terapeuta aiuta la persona affinche' le risorse che gia' possiede, le siano disponibili quando occorre.
Costruttivismo e Psicoterapia
Vi sono molti approcci che si rifanno alle teorie costruttiviste, tra cui citiamo la Terapia Sistemico Relazionale, la Terapia Cognitivo Costruttivista, la Terapia Strategica, l'Ipnosi Ericksoniana, laProgrammazione Neurolinguistica.
L’intervento terapeutico
La cornice all’intemo della quale si articola il processo terapeutico, nell’ottica costruttivista, è esemplificabile mediante la metafora originariamente proposta da Kelly (1955) dell’uomo come scienziato. Il lavoro terapeutico è concettualizzato come un processo di ricerca all’interno del quale paziente e terapeuta svolgono i ruoli distinti e complementari rispettivamente di ricercatore e di supervisore alla ricerca. La metafora definisce le competenze specifiche di ciascuno dei due membri della relazione: il paziente è l’esperto rispetto all’oggetto della ricerca (il suo sistema di conoscenza, le sue sensazioni, i suoi pensieri, le sue emozioni ecc.) poiché è l’unico ad avere la possibilità di un contatto diretto con esso; il terapeuta è l’esperto rispetto al metodo e il suo compito è quello di suggerire gli strumenti, le procedure
e i tempi per portare avanti l’intero processo. In questo lavoro la logica è quella della ricerca scientifica: non esistono verità, ma solo ipotesi, più o meno attendibili, che devono essere verificate, ipotesi che saranno considerate valide (il che non significa necessariamente 20).
La psicoterapia Cognitivo-Costruttivista
L’obiettivo è la ricostruzione delle caratteristiche degli schemi prevalenti del sistema di conoscenza del paziente, della loro influenza sul suo comportamento e dei processi di costruzione dei significati. Alcune di queste strutture e di questi processi sono più facilmente accessibili per la coscienza, altri più difficili o addirittura impossibili da rappresentare a questo livello. Ad esempio i processi intemi che fanno sì che - in un determinato momento - un individuo si comporti nella relazione con un altro precisamente come si sta
comportando possono raggiungere il livello della consapevolezza solo in minima parte. Al massimo, focahzando l’attenzione sui propri comportamenti, è possibile essere consapevoli de& obiettivi generah
che li guidano, ma la scelta specifica delle parole pronunciate, della gestualità, della mimica e delle emozioni che li accompagnano derivano da un insieme complesso di processi intemi che, per la contemporaneità e la rapidità del loro svolgersi e per l’automatismo che li contraddistingue, non sono e non possono essere consapevoli. Il processo di autoconoscenza comporta quindi spesso il tentativo di ricostruire, a posteriori, e in termini inferenziali i processi messi in atto al di fuori della consapevolezza.
Comunque, sia che ci si proponga di ricostruire strutture conoscitive più facilmente accessibili alla coscienza o strutture della conoscenza non consapevole, è il paziente stesso che dovrà effettuare la ricostruzione delle conoscenze relative a se stesso. Compito del terapeuta è aiutarlo ed accompagnarlo nel percorso di autoconoscenza, indirizzandolo (spingendolo a “guardare”) nelle direzioni potenzialmente
più utili e sostenendolo nei momenti emotivamente più difficili, senza offrire proprie interpretazioni o conoscenze “preconfezionate”. Anche quando si lavori su materiali altamente simbolici, com‘e i sogni notturni, è compito del paziente formulare le interpretazioni, mentre il terapeuta si limiterà a facilitarle proponendogli accostamenti fra immagini narrate, sensazioni provate, ricordi significativi e frammenti di autoconoscenze ricostruite nel corso del lavoro terapeutico.
Per risultare efficace ai fini del cambiamento, l’acquisizione di nuove conoscenze su di sé non può essere esclusivamente razionale, ma deve essere sentita e rivissuta emotivamente. Una persona può comprendere razionalmente molte cose relativamente al modo in cui funzionano i propri processi psichici, senza che questo induca cambiamenti interni significativi. Un conto, ad esempio, è capire teoricamente che molti dei propri problemi attuali derivano da determinate interazioni avute con i genitori durante l’infanzia, un altro è riuscire - con le attuali potenzialità cognitive - a riattivare e rivivere nel setting terapeutico le sensazioni di abbandono, ostilità o paura che pur avendo caratterizzato gran parte di quel periodo di vita non sono state espresse e sono state quindi inibite e mascherate. È prevalentemente attraverso questo percorso che la modalità di rappresentarsi quelle esperienze, una volta ricostruite a livello di coscienza, può andare incontro ad un processo di riorganizzazione che può tradursi in una modifica dei significati personali. Per facilitare il paziente nel passaggio dal capire al sentiie possono essere utilizzate tecniche specifiche di lavoro sulle emozioni ed un uso differenziato del setting con l’utilizzazione, in determinati momenti, di una poltrona reclinabile. All’intemo di questa cornice teorico-metodologica la lunghezza media di un trattamento psicoterapeutico è di circa tre-quattro anni (con frequenza settimanale delle sedute), pur all’interno di un’ampia variabilità individuale.