Vastedda della Valle del Belice DOP. Peso variabile circa gr.550 a gr. 600. Prodotta storicamente d’estate dai casari della valle del Belìce che, per recuperare i pecorini non perfetti, li facevano filare ad alta temperatura, si chiamerebbe così ricollegandosi al termine dialettale vasta – guasta, mal riuscita – oppure per la forma ovoidale appiattita, che ricorda la pagnotta di pane casereccio che porta lo stesso nome. È l’unico formaggio di pecora a pasta filata e si consuma freschissimo: dopo un’ora è già pronto e non si conserva per più di tre giorni. Il latte proviene da una razza autoctona, la pecora del Belìce, un animale di taglia media, con testa fine, allungata e leggera, arti robusti, vello bianco e conserva i profumi delle erbe dei pascoli. Lo stile di lavorazione varia secondo la zona di produzione e il casaro. Solitamente si fa coagulare il latte crudo, di una o due mungiture, a 35-36°C con caglio di agnello o capretto prodotto in azienda, si rompe la massa con un bastone di legno, la rotula, e dopo una piccola pausa si raccoglie la pasta in un telo di lino, deponendola su una tavola. Dopo un’ora si taglia a pezzi, collocandola in un recipiente di legno e ricoprendola con siero caldo a 55-60°C per favorirne la fermentazione. Raggiunta la giusta acidità, si taglia a fette la massa in un recipiente in legno, aggiungendo acqua molto calda (90°C) e lavorando con l’ausilio di una pala di legno, la vaciliatuma. Nella fase finale della filatura, quando la pasta raggiunge la giusta consistenza, la massa è suddivisa in porzioni che, lavorate manualmente, assumono la forma di sfere e, trasferite nei piatti fondi di ceramica, diventano vastedde. Ottima condita con olio extravergine, pomodoro e origano, la vastedda entra come ingrediente in alcuni piatti locali, tra cui il pane cunzato.AREA DI PRODUZIONE Valle del Belìce, provincia di Trapani, Agrigento e Palermo, Sicilia. LABELLASICILIA.IT SHOP |