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Obesità infantile
L’obesità rappresenta uno dei problemi sanitari più rilevanti nei Paesi affluenti, a causa degli effetti negativi che questa condizione tanto diffusa determina sulla qualità e l’aspettativa di vita. I maggiori Organismi sanitari, nazionali ed internazionali, hanno sottolineato la necessità di un adeguato intervento di diagnosi, cura e prevenzione dell’obesità. Lo studio e la cura dell’obesità rappresentano un campo di indagine e di applicazione di notevole interesse per la psicologia. Il sovrappeso e il grave eccesso ponderale sono collegabili all’atto del mangiare, del , un atto quindi con implicazioni e che riguarda il corpo nella sua totalità, inteso come mezzo di relazione, di espressione e di comunicazione. L’eccesso ponderale è nella maggioranza dei casi riconducibile a un primitivo disordine dell’autoregolazione alimentare: l’attuale presenza, nel mondo occidentale, di cibo in abbondanza e la diminuzione, nella vita quotidiana, di azioni che prevedono un dispendio calorico elevato attraverso l’attività fisica, sembrano non essere adeguatamente contrastate dai meccanismi biologici di autoregolazione del peso: vi è infatti, a livello biologico, una forte difesa contro la denutrizione e una scarsa difesa verso la sovranutrizione. Che dire, invece, dell’obesità del bambino? Finora questo argomento è stato solo sfiorato nelle tematiche discusse dagli esperti. Irrilevanza del problema o scarsa considerazione per l’età pediatrica? Probabilmente né l’una né l’altra cosa. Il motivo potrebbe essere un comprensibile atteggiamento di prudenza a pronunciarsi, viste le tante incertezze ed i numerosi interrogativi che ancora rimangono in questo campo.
L’obesità infantile ha assunto in tutto il mondo occidentale proporzioni preoccupanti e comincia a diffondersi anche nei Paesi meno industrializzati. Si moltiplicano gli appelli affinché le autorità sanitarie affrontino il problema nel suo complesso e in modo più incisivo di quanto fatto finora.
Lo studio dell’obesità in età evolutiva riveste un’importanza notevole, sia per l’incidenza crescente di questo disturbo sia per il fatto che un bambino obeso diventa, molto spesso, un adulto obeso. Se si escludono le rare forme in cui i fattori biologici hanno un ruolo causale preponderante (per esempio, la sindrome di Prader-Willi), il modello eziologico multifattoriale, in cui interagiscono fattori biologici e psicologici individuali e ambientali, sembra essere quello che meglio spiega l’insorgenza dell’obesità, anche in età evolutiva.
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