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Itineraio storico-artistico di riese pio x


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(visibile completo in: //xoomer.alice.it/studiomondi/riese.htm )


ITINERAIO STORICO-ARTISTICO DI RIESE PIO X


di Marco Mondi


RIESE PIO X


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO: - architettura;


- opere conservate.


- VILLA GRADENIGO VENIER, ora EGER: - architettura.


- CASA NATALE DI GIUSEPPE SARTO: - opere conservate.


- altri luoghi da citare: - Casa Costanzo.


- Monumenti dedicati a Pio X.



LE CENDROLE


- SANTUARIO DI SANTA MARIA ASSUNTA: - architettura;


- opere conservate.



POGGIANA


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN LORENZO: - architettura;


- opere conservate.



SPINEDA


- CHIESA PARROCCHIALE


DEI SANTI ANTONIO ABATE, GIROLAMO E LUCIA: - architettura;


- opere conservate.



VALLA’


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA: - architettura;


- opere conservate.


- ORATORIO DI CA’ EMILIANI (dedicato a San Girolamo Emiliani): - architettura.




RIESE PIO X


Prima di parlare della Chiesa di San Matteo o delle altre architetture di Riese Pio X (e questa premessa la si può fare anche per quel che concerne alcune architetture settecentesche delle frazioni), vale la pena, in questo contesto, di soffermarsi velocemente su alcune considerazioni circa l'importanza dell'attività edilizia settecentesca nel nostro territorio. A Riese, come d’altronde a Castelfranco e in altri centri veneti, il secolo XVII non portò grandi rinnovamenti di carattere architettonico-urbanistico, se non sostanzialmente, a parte alcune eccezioni, la conclusione, o il protrarsi, di interventi iniziati in precedenza. Durante il secolo XVIII, invece, anche nel nostro territorio si assistette ad importanti ri-sistemazioni tanto a livello architettonico quanto urbanistico, che hanno contribuito grandemente a dare alle nostre località per buona parte il volto che tutt’oggi continua a caratterizzarle. Per Riese, non è assolutamente marginale la sua vicinanza con Castelfranco. E a Castelfranco il XVIII secolo fu il secolo dei Riccati e del “cenacolo” cultural-artistico che attorno a loro si formò proprio sulla base delle volontà “illuminate” dei componenti di quella famiglia e di coloro che attorno ad essa operarono; volontà che diedero alla città ha un nuovo forte impulso edilizio. Per dare un'idea di quanto si è costruito e di quanto generalmente è debitrice pure una cittadina di provincia come Castelfranco all'ondata edilizia portata dal secolo dei lumi (e, attorno a Castelfranco, sugli stessi stimoli si mosse anche Riese, che del suo mandamento territoriale faceva parte), proviamo solo a fare un elenco dei principali interventi: il Duomo, l'Oratorio del Cristo (antica sede della Fraglia dei Battuti, di origine gotica, radicalmente ristrutturata nella fine del sec. XVII e, la sua facciata, nel Settecento), l'ex Villa Barbarella, il Teatro Accademico, l'Ex Palazzo Duodo (ristrutturato), l'ex Casa domenicale Rizzetti, l'ex Palazzo Soranzo Novello (ristrutturato), l'ex Palazzo Pulcheri (ristrutturato), la Chiesa di S. Maria Nascente della Pieve Nuova (preesistente alla fondazione della città, detta "chiesa di fuori" dopo la costruzione del Duomo, fu interamente riedificata a partire dal 1777 su progetto iniziale di Giodano Riccati), la parte del Palazzetto dell'Ospedale di S. Giacomo Apostolo, il demolito Ospedale, la Chiesa, il Convento Servita ed il chiostro di S. Giacomo Apostolo (del Massari), l'ex Palazzo Riccati, ed altro ancora. Se andiamo ora a vedere le architetture che in questo secolo sorsero anche Riese, ci si può facilmente accorgere che, in modo più o meno diretto, vi è comunque un legame con i Riccati o con il loro cenacolo: si considerino solo le opere costruite su progetto di Francesco Maria Preti a Vallà, la Ca’ Amata di Giovanni Rizzetti, il santuario di Cendrole di Ottaviano Scotti o, ancora, le costruzioni innalzate o ristrutturate da Andrea Zorzi a Riese. Inoltre, ad andare a vedere l’origine sociale degli autori di queste opere, ci si accorge come, anche in ambito locale, si rifletta quella tendenza tipica del Settecento, almeno in una buona parte del territorio italiano, che vede dei nobili "dilettanti" dedicarsi all'architettura: tutti nobili eruditi che si dedicarono all'arte del costruire più per passione che per professione, facendola semmai, come il Preti, diventare una professione solo in un secondo momento. Ciò premesso, passiamo ora ad analizzare le principali architetture di Riese e di Cendrole, e le più importanti opere che in esse si conservano.


Marco Mondi



CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO


Si sa che il nucleo cittadino più antico in origine gravitava attorno a Cendrole. Lo spostamento verso l’attuale centro storico cittadino, probabilmente per cause di tipo geografico, avvenne gradualmente col tempo, per dirsi completo solo verso il XV secolo. Comunque sia, in epoca ben più antica (VIII secolo), nelle vicinanze del castello feudale di Riese, ad opera dei monaci nonantolani (monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Lovadina –Spresiano- e soggetti al monastero di Nonantola nei pressi di Modena), sorse una prima chiesa che fu dedicata a San Silvestro, la quale ebbe probabilmente la funzione di sostituire la diroccata e ormai abbandonata pieve di Cendrole. Come risulta da alcune documentazioni, prima del 1157 a quest’ultima chiesa ne fu affiancata un’altra nuova, dedicata all’evangelista San Matteo che, ricevendo nel 1280 il fonte battesimale delle Cendrole, fu destinata al “servizio dei vivi”, mentre quella di San Silvestro prevalentemente alle “funzioni dei defunti”. Come attesta la lapide tombale del pievano Andrea de Ziroldis, nel 1412 la chiesa di San Matteo era sicuramente chiesa parrocchiale e pieve, sostituendo oramai completamente la dignità delle Cendrole. Sicuramente riadattata e ristrutturata nel corso dei secoli, la chiesa di San Matteo, verso la metà del Settecento, doveva certo apparire piuttosto fatiscente e non più sufficiente all’aumentata popolazione. Nel 1764, infatti, fu demolita. L’architetto Andrea Zorzi, che risiedeva in Riese, fu incaricato di progettare la nuova chiesa, che sorse sulla stessa area. Nel 1777 il nuovo edificio doveva essere già pressoché compiuto, se in quell’anno fu consacrato dal vescovo Paolo Francesco Giustinian. Non molti anni prima, la famiglia di Andrea Zorzi aveva acquistato la villa Gradenigo Venier (ora Eger), dove, s’è già detto, risiedeva. Per la nuova dimora, lo Zorzi aveva già progettato lo scalone interno, aveva provveduto alla ri-sistemazione della facciata e aveva costruito le adiacenze; aveva così dato dimostrazione del suo talento come architetto. Fu quindi piuttosto naturale che, quando si decise di ricostruire la fatiscente vecchia chiesa di San Matteo, la commissione fosse affidata all’illustre concittadino, educatosi sotto gli insegnamenti del più famoso Francesco Maria Preti, del quale lo Zorzi può considerasi un allievo. La facciata della nuova chiesa, che si affianca al preesistente campanile, si presenta quasi come una semplificazione in leggerezza di quelle del Preti: un ampio basamento piatto, leggermente in aggetto, scandisce una superficie orizzontale in mezzo alla quale, rientrando, si apre l’alto portale sormontato da lunotto; sopra il basamento, a due a due, s’innalzano delle paraste di ordine corinzio che inquadrano rientranze modanate da riquadri esagonali oblunghi in senso verticale; in sommità, l’architrave gradualmente sporgente sorregge l’elegante timpano alle cui sommità acroteriali sono collocate le statue della Vergine e dei Santi Giuseppe e Matteo . L’elegante movimento della facciata, acquista delicata grazia dalla colorazione in marmorino bianco sul quale si disegnano le pallide tinte delle riquadrature e delle altre modanature. L’interno, come sottolinea la facciata stessa, è a pianta basilicale con un’unica navata, le cui pareti maggiori sono scandite da ampie arcate a tutto sesto (tre cappelle contenenti gli altari), rientranti con un certo plasticismo in profondità e poggianti su pilastri di ordine dorico, in mezzo alle quali s’innalza snella la parasta corinzia che arriva fino a sorreggere otticamente il robusto cornicione, al quale spetta il compito di regolare orizzontalmente il ritmo mosso del perimetro interno dell’edificio. Al di sopra del cornicione, in RIESE PIO X


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO: - architettura;


- opere conservate.


- VILLA GRADENIGO VENIER, ora EGER: - architettura.


- CASA NATALE DI GIUSEPPE SARTO: - opere conservate.


- altri luoghi da citare: - Casa Costanzo.


- Monumenti dedicati a Pio X.



LE CENDROLE


- SANTUARIO DI SANTA MARIA ASSUNTA: - architettura;


- opere conservate.



POGGIANA


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN LORENZO: - architettura;


- opere conservate.



SPINEDA


- CHIESA PARROCCHIALE


DEI SANTI ANTONIO ABATE, GIROLAMO E LUCIA: - architettura;


- opere conservate.



VALLA’


- CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA: - architettura;


- opere conservate.


- ORATORIO DI CA’ EMILIANI (dedicato a San Girolamo Emiliani): - architettura.




RIESE PIO X


Prima di parlare della Chiesa di San Matteo o delle altre architetture di Riese Pio X (e questa premessa la si può fare anche per quel che concerne alcune architetture settecentesche delle frazioni), vale la pena, in questo contesto, di soffermarsi velocemente su alcune considerazioni circa l'importanza dell'attività edilizia settecentesca nel nostro territorio. A Riese, come d’altronde a Castelfranco e in altri centri veneti, il secolo XVII non portò grandi rinnovamenti di carattere architettonico-urbanistico, se non sostanzialmente, a parte alcune eccezioni, la conclusione, o il protrarsi, di interventi iniziati in precedenza. Durante il secolo XVIII, invece, anche nel nostro territorio si assistette ad importanti ri-sistemazioni tanto a livello architettonico quanto urbanistico, che hanno contribuito grandemente a dare alle nostre località per buona parte il volto che tutt’oggi continua a caratterizzarle. Per Riese, non è assolutamente marginale la sua vicinanza con Castelfranco. E a Castelfranco il XVIII secolo fu il secolo dei Riccati e del “cenacolo” cultural-artistico che attorno a loro si formò proprio sulla base delle volontà “illuminate” dei componenti di quella famiglia e di coloro che attorno ad essa operarono; volontà che diedero alla città ha un nuovo forte impulso edilizio. Per dare un'idea di quanto si è costruito e di quanto generalmente è debitrice pure una cittadina di provincia come Castelfranco all'ondata edilizia portata dal secolo dei lumi (e, attorno a Castelfranco, sugli stessi stimoli si mosse anche Riese, che del suo mandamento territoriale faceva parte), proviamo solo a fare un elenco dei principali interventi: il Duomo, l'Oratorio del Cristo (antica sede della Fraglia dei Battuti, di origine gotica, radicalmente ristrutturata nella fine del sec. XVII e, la sua facciata, nel Settecento), l'ex Villa Barbarella, il Teatro Accademico, l'Ex Palazzo Duodo (ristrutturato), l'ex Casa domenicale Rizzetti, l'ex Palazzo Soranzo Novello (ristrutturato), l'ex Palazzo Pulcheri (ristrutturato), la Chiesa di S. Maria Nascente della Pieve Nuova (preesistente alla fondazione della città, detta "chiesa di fuori" dopo la costruzione del Duomo, fu interamente riedificata a partire dal 1777 su progetto iniziale di Giodano Riccati), la parte del Palazzetto dell'Ospedale di S. Giacomo Apostolo, il demolito Ospedale, la Chiesa, il Convento Servita ed il chiostro di S. Giacomo Apostolo (del Massari), l'ex Palazzo Riccati, ed altro ancora. Se andiamo ora a vedere le architetture che in questo secolo sorsero anche Riese, ci si può facilmente accorgere che, in modo più o meno diretto, vi è comunque un legame con i Riccati o con il loro cenacolo: si considerino solo le opere costruite su progetto di Francesco Maria Preti a Vallà, la Ca’ Amata di Giovanni Rizzetti, il santuario di Cendrole di Ottaviano Scotti o, ancora, le costruzioni innalzate o ristrutturate da Andrea Zorzi a Riese. Inoltre, ad andare a vedere l’origine sociale degli autori di queste opere, ci si accorge come, anche in ambito locale, si rifletta quella tendenza tipica del Settecento, almeno in una buona parte del territorio italiano, che vede dei nobili "dilettanti" dedicarsi all'architettura: tutti nobili eruditi che si dedicarono all'arte del costruire più per passione che per professione, facendola semmai, come il Preti, diventare una professione solo in un secondo momento. Ciò premesso, passiamo ora ad analizzare le principali architetture di Riese e di Cendrole, e le più importanti opere che in esse si conservano.


Marco Mondi



CHIESA PARROCCHIALE DI SAN MATTEO


Si sa che il nucleo cittadino più antico in origine gravitava attorno a Cendrole. Lo spostamento verso l’attuale centro storico cittadino, probabilmente per cause di tipo geografico, avvenne gradualmente col tempo, per dirsi completo solo verso il XV secolo. Comunque sia, in epoca ben più antica (VIII secolo), nelle vicinanze del castello feudale di Riese, ad opera dei monaci nonantolani (monaci benedettini provenienti dall’abbazia di Lovadina –Spresiano- e soggetti al monastero di Nonantola nei pressi di Modena), sorse una prima chiesa che fu dedicata a San Silvestro, la quale ebbe probabilmente la funzione di sostituire la diroccata e ormai abbandonata pieve di Cendrole. Come risulta da alcune documentazioni, prima del 1157 a quest’ultima chiesa ne fu affiancata un’altra nuova, dedicata all’evangelista San Matteo che, ricevendo nel 1280 il fonte battesimale delle Cendrole, fu destinata al “servizio dei vivi”, mentre quella di San Silvestro prevalentemente alle “funzioni dei defunti”. Come attesta la lapide tombale del pievano Andrea de Ziroldis, nel 1412 la chiesa di San Matteo era sicuramente chiesa parrocchiale e pieve, sostituendo oramai completamente la dignità delle Cendrole. Sicuramente riadattata e ristrutturata nel corso dei secoli, la chiesa di San Matteo, verso la metà del Settecento, doveva certo apparire piuttosto fatiscente e non più sufficiente all’aumentata popolazione. Nel 1764, infatti, fu demolita. L’architetto Andrea Zorzi, che risiedeva in Riese, fu incaricato di progettare la nuova chiesa, che sorse sulla stessa area. Nel 1777 il nuovo edificio doveva essere già pressoché compiuto, se in quell’anno fu consacrato dal vescovo Paolo Francesco Giustinian. Non molti anni prima, la famiglia di Andrea Zorzi aveva acquistato la villa Gradenigo Venier (ora Eger), dove, s’è già detto, risiedeva. Per la nuova dimora, lo Zorzi aveva già progettato lo scalone interno, aveva provveduto alla ri-sistemazione della facciata e aveva costruito le adiacenze; aveva così dato dimostrazione del suo talento come architetto. Fu quindi piuttosto naturale che, quando si decise di ricostruire la fatiscente vecchia chiesa di San Matteo, la commissione fosse affidata all’illustre concittadino, educatosi sotto gli insegnamenti del più famoso Francesco Maria Preti, del quale lo Zorzi può considerasi un allievo. La facciata della nuova chiesa, che si affianca al preesistente campanile, si presenta quasi come una semplificazione in leggerezza di quelle del Preti: un ampio basamento piatto, leggermente in aggetto, scandisce una superficie orizzontale in mezzo alla quale, rientrando, si apre l’alto portale sormontato da lunotto; sopra il basamento, a due a due, s’innalzano delle paraste di ordine corinzio che inquadrano rientranze modanate da riquadri esagonali oblunghi in senso verticale; in sommità, l’architrave gradualmente sporgente sorregge l’elegante timpano alle cui sommità acroteriali sono collocate le statue della Vergine e dei Santi Giuseppe e Matteo . L’elegante movimento della facciata, acquista delicata grazia dalla colorazione in marmorino bianco sul quale si disegnano le pallide tinte delle riquadrature e delle altre modanature. L’interno, come sottolinea la facciata stessa, è a pianta basilicale con un’unica navata, le cui pareti maggiori sono scandite da ampie arcate a tutto sesto (tre cappelle contenenti gli altari), rientranti con un certo plasticismo in profondità e poggianti su pilastri di ordine dorico, in mezzo alle quali s’innalza snella la parasta corinzia che arriva fino a sorreggere otticamente il robusto cornicione, al quale spetta il compito di regolare orizzontalmente il ritmo mosso del perimetro interno dell’edificio. Al di sopra del cornicione, in (continua in: //xoomer.alice.it/studiomondi/riese.htm )



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