Portfolio
Vittorio tessari
Copyright © 2000 Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni - Italy - All Rights Reserved - Site design and html by Studio Mondi - If you want to use anything from this site, please email to the Studio beforehand to ask for permission. - Domain name studiomondi.it created on: 10-Sep-2000 - Registrant www.studiomondi.it studiomondi@tiscalinet.it
(visibile completo in: //xoomer.alice.it/studiomondi/mostratessari2003.htm )
Vittorio Tessari
Marco Mondi
Gran parte della pittura europea dell’Ottocento fu il risultato della rivoluzione sociale e morale che dal 1789 in poi cambiò la storia dell’uomo. A Venezia, che nell’Ottocento fu provincia, ed in Italia in genere, questo risultato si manifestò con un ritardo endemico, sicuramente decennale.
Dopo la caduta della Serenissima, Venezia non fu più una capitale ma un centro urbano periferico alle dipendenze, passato il periodo del Regno italico e la parentesi dei moti patriottici del 1848-49, prima di Vienna e poi, dal 1866, con l’annessione al Regno d’Italia, dei Savoia, e quindi Roma. La stessa costruzione del ponte ferroviario, avvenuta nel 1846, ribaltò d’improvviso la struttura urbanistica della città, legandola molto più all’entroterra di quanto non lo fosse mai stata. Privata sempre di più di quella peculiarità insulare e di quella apertura portuale sull’Adriatico che erano state, in passato, le ragioni stesse della sua ricchezza e della sua potenza, andò incontro, inevitabilmente, ad un lungo periodo di grave crisi economica, di miseria e di degrado demografico (cfr. Pietro Zampetti, L’Ottocento: una cultura in crisi , in L’800 a Venezia , catalogo a cura di AA.VV., Venezia s.d., pp. 16-17). Ciò che sopravvisse forte per tutto il secolo, soprattutto agli occhi dei visitatori stranieri (e moltissimi furono per tutto l'Ottocento ed oltre i grandi artisti di passaggio a Venezia, tutti pressoché ignorati dai nostri), fu il fascino della sua storia, della sua bellezza, della sua arte, e fu il fascino romantico della leggenda che subito scaturì dai suoi > , dei quali non rimanevano (G.G. Byron, Ode to Venice). Ed è bene dire subito che l’Ottocento romantico per Venezia, per i veneziani e per i suoi artisti, si inoltrò e si spinse sin nelle esposizioni nazionali degli ultimi decenni del secolo e nelle prime Biennali e, sotto molti punti di vista, non sembrò placarsi nemmeno dopo il retorico (ed infondo anch'esso romantico) lancio dei volantini contro la “Venezia passatista" di Filippo Tommaso Marinetti, fatto dalla Torre dell'Orologio il 27 aprile del 1910, per proseguire pure nelle accese “polemiche” dei giovani artisti di Ca’ Pesaro, sino a spegnersi, ma solo in parte, con il disastro della Grande Guerra.
A differenza della città di Venezia, la caduta della Serenissima ed i primi anni di dominio straniero rappresentarono per la terraferma, e per Castelfranco nella fattispecie, dapprima un periodo di caotica transizione, poi, sotto l'Austria, un periodo di lenta rinascita economica, culturale ed edilizia. L'Accademia dei Filoglotti, cenacoli artistico-culturali o restauri e costruzioni di nuovi edifici pubblici e privati (Teatro Accademico, villa Revedin-Bolasco, ecc.) ne furono alcune conseguenze che, tra l'altro, chiamarono nella nostra città numerosi artisti di spicco del tempo, tra i quali il Chiarottini, il Canal, il Borsato, il Bevilacqua, o più tardi il Bagnara, il Santi, il Meduna. Francesco Olivetti prima e Alessandro Revera dopo furono, in questi anni, i pittori di Castelfranco di maggior talento.
Con l’Unità d’Italia, anche Venezia ebbe un rilancio economico tornando ad avere in parte il suo antico ruolo di porto sull’Adriatico e ponendo, come importante meta turistica, le basi di quella che divenne, da lì a qualche decennio, una della principali stazioni balneari d’Europa. Così, anche a Castelfranco, i lavori del Passeggio Dante, che precedettero di un anno l'annessione al Regno d'Italia, dettero inizio a tutta una serie di nuovi interventi riguardanti principalmente spazi urbani aperti ed edifici pubblici: la sistemazione dei giardini davanti alle mura, con la successiva erezione del monumento a Giorgione, la costruzione del nuovo Municipio, della stazione ferroviaria, ecc. Verso il 1889, inoltre, Castelfranco pure si dotò di un museo (chiuso con la Seconda Grande Guerra, e più riaperto), nel quale confluirono opere di vario genere e di diversa natura, tra le quali diversi lavori di Vittorio Tessari e un dipinto del fratello Romolo (cfr. Opere della Civica Collezione Museale, catalogo a cura di Marco Mondi, Castelfranco Veneto, Casa di Giorgione e Galleria del Teatro Accademico, 15 novembre 1997 - 25 gennaio 1998, Dosson di Treviso 1997, pp. 134-139, 233-234, figg. n. 145-151, nn. 145-151). Al museo, quindi alla Biblioteca Comunale, confluirono col tempo anche tutta una serie di documentazioni cartacee sui due pittori, che rappresentano a tutt'oggi una delle principali fonti sulla loro vita e sulla loro attività artistica. Si vuole inoltre ricordare in questo contesto, a prova che la Civica Raccolta Comunale continua ad arricchirsi nonostante la deprecata pluridecennale chiusura del museo, la recentissima e munifica donazione di un nucleo di dieci dipinti fatta da una generosa nostra concittadina, tra i quali vi sono ben sei opere di Vittorio Tessari, esposte oggi per la prima volta al pubblico (tavv. 34-38, 46).
In arte, l’Unità d’Italia ebbe come risultato che ogni regione, che ogni territorio, sentì l’esigenza di rivendicare una sua autonomia linguistica ed espressiva, per cui gli artisti cercarono di slegarsi dagli omogenei ed omologati insegnamenti accademici per ritrovarsi in movimenti e scuole che rivendicarono una loro identità locale, pur negli stretti rapporti e legami con le altre identità locali italiane e anche straniere. In un certo senso, con le dovute differenze del caso, fu quanto portò al fenomeno della formazione dei musei civici. Nacquero, allora, a Firenze il gruppo dei Macchiaioli, a Napoli la scuola di Resina, a Milano la Scapigliatura, a Torino la scuola di Rivara e così via. Ma a Firenze, ad esempio, a frequentare il Caffè Michelangiolo troviamo Guglielmo Ciardi, Federico Zandomeneghi e persino Noè Bordignon. Sotto il dominio austriaco (continua in: //xoomer.alice.it/studiomondi/vittoriotessaritesto.htm )
Cliente: | Anno: 2003