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Noè bordignon - vita e opere
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Noè Bordignon - Vita e Opere
di Marco Mondi
Noè Raimondo Bordignon, quarto di otto figli , nasce a Salvarosa di Castelfranco Veneto il 3 settembre 1841. La sua famiglia è una famiglia di umile estrazione: il padre, Domenico Lazzaro, è sarto e la madre, Angela Dorella, aiuta il marito lavorando come cucitrice. Il 30 settembre 1848, a trentasette anni, Angela Dorella muore dando alla luce l'ultimo figlio, morto poco dopo. Maria Luigia, sorella del padre, aiuta Domenico Lazzaro a crescere i figli. Qualche anno più tardi, la famiglia si trasferisce a Castelfranco, in Borgo Treviso, e Noè può così frequentare la scuola, dove è subito notata la sua propensione all'arte, tant'è che non tarda a distinguersi nel disegno ornamentale. Terminati gli studi a Castelfranco, grazie all'interessamento e al sostegno economico di alcuni privati e dello stesso Comune, può iscriversi e frequentare la Regia Accademia di Belle Arti di Venezia.
La prima formazione artistica di Noè Bordignon, quindi, avviene subito dopo la metà del secolo, in un clima culturale ancora tutto farcito di un Romanticismo di "provincia", come di provincia è, sostanzialmente, tutta la cultura figurativa italiana dell'Ottocento e più ancora, almeno rispetto ad alcuni dei maggiori centri artistici della penisola, quella veneziana e veneta in genere. La caduta della Serenissima, infatti, e i primi anni di dominio straniero rappresentano un periodo di crisi generalizzata e di caotica transizione, al quale fa seguito, sotto l'Austria, una lenta rinascita economica, culturale e edilizia, pur sempre considerando, però, Venezia (alla quale come città portuale e commerciale è preferita Trieste), ed il Veneto, come provincia dell'Impero. In questi primi cinquant'anni, si risveglia comunque un certo fervore artistico anche a Castelfranco, quello che permette allo stesso Bordignon di essere incoraggiato nella sua vocazione pittorica. La Castelfranco d’allora, già caratterizzata dalla personalità di Jacopo Monico, patriarca di Venezia, letterato ed umanista, è dominata dalla figura del conte Francesco Revedin, che (G. Bordignon Favero, Castelfranco Veneto e il suo territorio nella storia e nell'arte , Cittadella, 1975). Dopo l'entusiasmo dell'Accademia dei Filoglotti, dei cenacoli artistico-culturali e del clima di restauro e costruzione di nuovi edifici pubblici e privati, con la conseguente presenza in città di numerosi artisti di spicco del tempo, nuovo fervore si incontra negli anni che precedono l'annessione al Regno d'Italia. Pure da noi, tutto il sesto decennio del XIX secolo è vissuto con la coscienza (e, sotto certi aspetti, con l'illusione) della prossima riconquistata libertà, e la vocazione cristiano-cattolica del nostro territorio diviene un punto di forza essenziale per garantire una solida unità socio-culturale nel momento dell'oramai inevitabile svolta politica. E' questa la fede cattolico-sociale nella quale viene educato Noè Bordignon che mai, in tutta la sua vita ed in tutta la sua carriera artistica, rinnegherà. Se certo i fasti celebrati da Giacomo Casa in villa Revedin (dove taluna critica ha voluto vedere anche il giovanile intervento del nostro) attraggono il suo giovane spirito artistico, alla luce di alcuni capolavori forgiati dal suo pennello negli anni della maturità artistica, è oggi facile pensare a come lui in cuor suo si senta da subito idealmente più vicino alla grande tradizione pittorica veneta del Cinquecento, quella della raffinata poesia del conterraneo Giorgione, della possente forza espressiva di Tiziano e del pastorale realismo della scuola dapontiana (o, come filtra dalla lettura degli affreschi, o di taluni disegni - tav. 3 -, della gloriosa tradizione pittorica veneta del Settecento, in special modo di quella tiepolesca). A prova di ciò purtroppo, fino ad oggi, dei suoi primi, timidi tentativi artistici, nulla si è rintracciato. Tuttavia, sebbene possa verosimilmente essere datato all'incirca attorno al 1870, o poco prima, un'idea delle opere di questi anni può venirci dall'affresco dipinto sulla centina sopra il portale del palazzetto Martini-Stecca a Castelfranco: l'affresco raffigura una Dama a cavallo con paggio , risolto con l'aggraziata eleganza di un'influenza giorgionesca (con richiami anche al Carpaccio) filtrata, è vero, attraverso una interpretazione purista, ma pur tutta veneta nell'effetto finale. A questo stesso momento, sono stati datati anche gli affreschi eseguiti sul pronao della chiesa di Santa Maria Nascente della Pieve Nuova, sempre in città, dov'è maggiormente evidente l'influenza di quel Romanticismo storico di stampo purista che il Bordignon certo ha potuto ammirare frequentando, poco prima, l'ambiente artistico romano.
Dal 1859, abbiamo detto, Noè Bordignon risulta iscritto al primo anno di studi alla Regia Accademia di Belle Arti di Venezia, dove segue con particolare attenzione i corsi di Michelangelo Grigoletti, Carlo De Blaas e Pompeo Molmenti. Se non tutti coetanei, suoi compagni di studio e amici sono coloro che sono oggi riconosciuti come i massimi esponenti veneti della seconda metà del secolo: Guglielmo Ciardi, Luigi Nono, Giacomo Favretto, solo per citarne alcuni tra i più famosi. La Venezia “romantica” d’allora, come la stessa Italia romantica, tutta farcita di un gusto storico-mitologico classicheggiante, è territorio dove il Romanticismo penetra lentamente e si diffonde ampiamente ovunque, ma non è mai completamente assimilato, motivo per cui soprattutto l’ambiente cultural-artistico ufficiale dell’Accademia lagunare è un ambiente “tradizionalmente in ritardo”, almeno rispetto non solo di altri centri d’arte europei, ma anche italiani. Ed in un siffatto ambiente, nonostante le fonti tacciano e non ci sia giunta alcuna opera sicuramente databile a questi anni di studi accademici, non pare azzardato supporre che anche i primi lavori di Noè Bordignon siano stati eseguiti seguendo quei canoni. In una collezione privata si conserva un dipinto, raffigurante una Bambina con colomba ( tav. 1 ), databile con ogni probabilità proprio a questi anni, o poco dopo, considerata anche l'età dell'effigiata, della quale si conosce l'identità. Questo dipinto di (continua in: //xoomer.alice.it/smdaem/mostrabordignoncarraresi.htm )
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Cliente: | Anno: 2002