Sei in: Risorse: Portfolio:

Portfolio

Castelfranco, campagna elettorale: il successo della mostra su giorgione


RIFLESSIONI SULLA MOSTRA DI GIORGIONE IN CAMPAGNA ELETTORALE

di Marco Mondi


Copyright © 2000 Studio Mondi Dipinti Antichi e Moderni - Italy - All Rights Reserved - Site design and html by Studio Mondi - If you want to use anything from this site, please email to the Studio beforehand to ask for permission. - Domain name studiomondi.it created on: 10-Sep-2000 - Registrant www.studiomondi.it studiomondi@tiscalinet.it


Visibile completo in: //studiomondi.altervista.org/giorgione2010.htm


La mostra su Giorgione, già prima della sua conclusione, si è rivelata un vero successo. Bella mostra; qualche pecca (d'altra parte basta far qualcosa perché ci siano le inevitabili critiche! anche se l'allestimento...), ma Giorgione non ha tradito per niente e il numero dei visitatori ha superato ogni aspettativa. La qualità di una mostra non si giudica certo dall'affluenza (e la mostra è, comunque, una mostra di qualità e non solo per le nuove conclusioni e i nuovi contributi portati, bensì perché, e soprattutto, le opere esposte sollevano nuovi quesiti sull'operato di Giorgione su cui lavorare in futuro), tuttavia, l'elevato numero di visitatori, le lunghe file, le attese snervanti nonostante l'apertura serale nei fine settimana, le lamentele e il rischio di liti all'ingresso o davanti alle stesse opere se qualcuno si sofferma più di quanto dovuto, ecc., ecc., possono essere lette come esperienze fondamentali per la città e per il suo territorio, quindi divenire esperienze positive. Spero che questo successo possa aprire gli occhi a tanti e, in modo particolare, ai politici poiché, a quanto pare, l'arte paga. Paga prima di tutto in cultura, è ovvio, ma, se ben organizzata, può dare anche un utile economico o, almeno, può essere fatta a costo zero, trasportando l'utile economico in tutto l'indotto che smuove: far venire più di 100.000 mila persone in pochi mesi in città, vuol dire rivitalizzare il centro storico, dar linfa vitale alle attività commerciali e, perché no, probabilmente anche produttive; per molti un respiro talvolta essenziale in un momento di crisi come questo. Castelfranco, poi, si è riappropriata del suo più illustre cittadino e l’ha riscoperto: se un sondaggio fatto qualche anno fa su chi era Giorgione, ha avuto le più svariate risposte delle quali poche, sembra, indicanti l'artista, oggi tutti, spero, risponderebbero nel modo giusto!


L’arte, quindi, paga. Ma vediamo un po’ che cos’altro ci può dare quest’esperienza, proprio al seguito del suo successo e della grande affluenza. Primo riscontro inconfutabile: Castelfranco non ha spazi espositivi adeguati a un grande evento. La Casa di Giorgione ha mostrato tutti i suoi limiti; il fuaiè del Teatro Accademico non può essere certo considerato uno spazio espositivo, se non come ripiego; altri spazi adeguati, al momento, non ve ne sono (si badi, per inciso, che Castelfranco non ha neppure un museo cittadino – se pur oggi c’è sulla carta e su Internet, e se pur a ogni campagna elettorale si parla di riaprirlo – né una sede espositiva per l'arte contemporanea) . Questo vuol dire che, ripetere un’operazione come quella su Giorgione, a costo zero, è impossibile e tutta quella ventata di linfa vitale d’indotto che ha portato è stata solo una parentesi, un unicum . Se tutto rimane com’è, vuol dire che l’esperienza positiva di questa mostra è nata morta, è stata partorita, si direbbe, « a cavallo di una tomba »! Secondo riscontro, anch’esso, a quanto pare, inconfutabile: la mancanza di una coordinazione sinergica tra eventi espositivi in un territorio ben più vasto che quello cittadino ( ma la stessa mostra di Giorgione avrebbe potuto coinvolgere di più altri luoghi della città, e penso a Casa Costanzo, ad esempio, o del territorio, come il Barco della Regina Cornaro ad Ativole). Con la dovuta coordinazione temporale, la mostra di Giorgione a Castelfranco, quella di Cima a Conegliano (artisti certamente non indifferenti l’uno all’altro e mostre che, a livello storico e artistico, si sarebbero certamente integrate a vicenda) e quella di Jacopo da Ponte a Bassano nell’ambito di una lunga celebrazione triennale, avrebbero potuto creare un itinerario cultural-espositivo capace di ampliare alquanto l’affluenza di visitatori, ancora una volta con tutto l’indotto economico che ne sarebbe derivato per un territorio non solo cittadino e non solo provinciale: vale a dire, anche politicamente, che non è solo una questione di Comune o Provincia ma pure di Regione.

SI PRUDENS ESSE CUPIS IN FUTURA PROSPECTUM INTENDE (Se vuoi essere saggio volgi lo sguardo al futuro ) ci insegna il motto del penultimo cartiglio del fregio giorgionesco di Casa Marta-Pellizzari, alias Casa di Giorgione. Tornando, solo in apparenza, in un ambito più strettamente castellano, credo sarebbe davvero saggio per i politici, per una città e per il suo territorio, seguire questo consiglio filosofico. Ma cosa potrebbe voler dire, allora, in futura prospectum intende , volgi lo sguardo al futuro? Se n’è parlato mille volte, e non è certo una novità, tuttavia dopo l’esperienza di Giorgione, verrebbe da gridarlo forte: villa Revedin-Bolasco, villa Revedin-Bolasco, luogo dalle potenzialità enormi. Al di là del recupero di uno straordinario edificio storico, villa Revedin-Bolasco potrebbe ospitare tutto e, in questo tutto, per incanto, ecco straordinari spazi espositivi per il museo cittadino, per mostre di ampio respiro, ambienti dedicati all’arte contemporanea (magari aprendosi anche a quel meraviglioso parco sul quale la villa si completa), ambienti destinati a centro convegni, ad a uditorium , a biblioteche e bookshop , ecc. ecc. ecc. Il recupero è sicuramente costoso, molto costoso. E' costoso il restauro (rispettoso, mi raccomando); è costoso il predisporne gli spazi a sede espositiva e a altri scopi ; è costoso gestire tutto questo e certamente è pure molto, molto complesso. Ma, mi chiedo, se si trovassero le sinergie tra pubblico (Comune, Provincia, Regione), Università e privato, sarebbe davvero così impossibile? E non è poi che, magari, come per la mostra di Giorgione, si può fare utile o, per lo meno, tutto potrebbe essere a costo zero o quasi?! In altre parti, in fondo, qualcuno c’è riuscito: penso, ad esempio, al MART di Rovereto, sebbene credo che villa Revedin-Bolasco potrebbe avere potenzialità ancora maggiori; maggiori per la natura del sito, il prestigio e la presenza del parco, nonché per la centralità di Castelfranco, ragione storica della sua stessa nascita. E se qualcuno, nel paragone col MART, parla del Trentino come Regione Autonoma rispetto al Veneto, allora vuol dire che è proprio, ancora una volta, anche questione politica.


Di sicuro nella nostra provincia, ma probabilmente in un territorio ben più vasto, io non ho presente una struttura paragonabile a villa Revedin-Bolasco per tale scopo. Altro che le mostre di Casa dei Carraresi a Treviso, di Palazzo Zabarella a Padova, di Palazzo Bonaguro a Bassano o, pure, di Palazzo Grassi a Venezia! E che indotto enorme ne potrebbe nascere, che fiorire di cultura, che respiro di linfa per tante attività commerciali e di altro genere, che possibilità di salvaguardia di posti di lavoro e che possibilità di incremento occupazionale! E allora, miei cari politici, perché non guardare all'arte come investimento?



continua in: //studiomondi.altervista.org/giorgione2010.htm



Cliente: Città di Castelfranco Veneto | Anno: 2010