Rinnovabili, la germania investirà 32 miliardi per l'addio al nucleare
L'addio all'atomo, deciso da Angela Merkel dopo il disastro di Fukushima, costringerà Berlino a pesanti investimenti per la costruzione di nuove centrali a gas e a carbone, ma anche per potenziare la rete di distribuzione. Il Cancelliere: "Scelta fattibile" dal corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - Costerà circa 32 miliardi di euro nei prossimi anni la scelta tedesca di dire addio all'uso civile dell'energia nucleare. È un fardello pesantissimo per l'economia e per i conti pubblici, ma la prima potenza europea ha deciso di non tirarsi indietro. "La svolta nella politica energetica che decidemmo un anno fa è pienamente fattibile", ha dichiarato la cancelliera federale Angela Merkel.
Nel 2011 la tragedia di Fukushima in Giappone 1 - incendi ed esplosioni in diversi reattori nucleari a seguito dello Tsunami e del terremoto - indussero Berlino a ripensare la sua strategia di approvvigionamento energetico. Angela Merkel, che nel 2009 formando una coalizione di centrodestra con i liberali della Fdp aveva cancellato la decisione dei precedenti governi (Spd e Verdi, al potere dal 1998 al 2005, e poi grande Coalizione tra la CduCsu della cancelliera e la Spd dal 2005 al 2009) di varare l'addio all'atomo civile e di prolungare il ciclo operativo delle centrali atomiche tedesche, aveva drasticamente cambiato idea.
In sostanza, la cancelliera aveva ritirato fuori dal congelatore i piani d'addio al nucleare di Spd e Verdi, addirittura accelerando i tempi dell'addio a tappe al nucleare. L'ultima delle centrali atomiche tedesche verrà infatti spenta, in base alla scelta della Merkel, già nel 2022. Dei 17 reattori presenti sul territorio tedesco, in realtà già oggi ne sono in esercizio la metà o poco più, visti gli spegnimenti per severi controlli di sicurezza frequentemente disposti dalle autorità.
E dall'anno scorso la percentuale di energia prodotta dalle rinnovabili è pari o superiore a quella prodotta dalle centrali atomiche, cioè quasi un terzo del totale.
Più si va avanti con gli spegnimenti dei reattori e con la costruzione di nuovi parchi eolici e fotovoltaici, più precisi e salati diventano i conti del futuro con l'energia pulita. Gli ultimi calcoli, appena resi noti, parlano di una necessità di spesa di almeno 20 miliardi per costruire nuove linee per il trasporto di energia elettrica, soprattutto tra il nord della Germania dove sorge la maggioranza dei parchi eolici e fotovoltaici, e il sud, dove l'industrializzazione è più forte.
Altri 12 miliardi saranno necessari per la costruzione degli stessi impianti eolici e fotovoltaici. In più, per sostituire la produzione di energia dei reattori, la Germania dovrà dotarsi di nuove centrali a gas, col rischio consapevolmente affrontato di accrescere la propria dipendenza dalla Russia. Secondo la Spd, il principale partito d'opposizione, occorrerà anche continuare a fare affidamento sul carbone, costruendo centrali termoelettriche.
In conclusione, per la prima economia europea e quarta economia mondiale l'addio al nucleare (e la produzione di energia pulita con le rinnovabili come 40 per cento del totale quando sarà spento l'ultimo reattore atomico) sono possibili, e compatibili con la crescita economica. Ma la prospettiva di un ruolo più importante delle centrali a gas pulito potrebbe accrescere la dipendenza dalle forniture di gas, soprattutto russo. E nei prossimi giorni il presidente russo Putin è atteso per un vertice con Angela Merkel qui a Berlino. Fine testo