Caro-energia? colpa delle fossili, non delle rinnovabili
In 10 anni la spesa delle famiglie per l’elettricità è cresciuta del 52, 5%. Ma ad aumentare di più in bolletta è stata la componente energia, legata all'andamento del prezzo del petrolio. Fa spendere in media 187, 36 euro in più a famiglia rispetto al 2002. Ma non era tutta colpa dello sviluppo delle rinnovabili?
Telegiornali e quotidiani lo hanno raccontato con grande enfasi negli ultimi due mesi: “Ancora aumenti nelle bollette elettriche a causa delle rinnovabili!” e per chiarire le responsabilità: “Il fotovoltaico e le altre tecnologie pulite pesano troppo nella spesa delle famiglie”. Infine la soluzione proposta dal Ministro Passera: “Intervenire sugli incentivi perché costano troppo” e da qui la proposta dei nuovi Decreti che potrebbero stroncare la crescita delle energie pulite.
Ma è davvero così? Veramente si devono fermare le rinnovabili per salvaguardare le famiglie e le aziende dagli aumenti in bolletta? E in questi anni gli aumenti dipendono dalle energie pulite? Sono le domande cui Legambiente cerca di rispondere nel suo ultimo mini-dossier sulle bollette (vedi allegato, pdf). Arrivando a una conclusione ben diversa da quanto abbiamo letto troppo spesso sulla stampa generalista: la responsabilità principale del caro-energia che abbiamo vissuto in questi ultimi anni non è delle energie pulite ma, al contrario, della dipendenza da fonti fossili che importiamo dall’estero.
Secondo i dati dell’Autorità per l’energia, la spesa annua della famiglia tipo per l’elettricità è passata da 338, 43 euro nel 2002 a 515, 31 Euro nel 2012. Ossia 176, 88 Euro in più a famiglia e un aumento del 52, 5%. Questo aumento impressionante ha una spiegazione che conosciamo da tempo – si legge nel documento - "la dipendenza nella produzione di energia da fonti fossili che importiamo dall’estero, che ci fa essere un Paese in balia degli eventi che accadono intorno al prezzo del greggio tra conflitti, speculazioni, interessi delle imprese".
Nelle bollette delle famiglie la troviamo alla voce “energia e approvvigionamento”, ossia i servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche. Bene, nelle bollette questa voce legata all’andamento del prezzo del petrolio negli ultimi 10 anni è semplicemente decollata, passando da 106, 06 euro a 293, 96. Esattamente 187, 36 Euro in più a famiglia con un aumento del 177, 2%.
I motivi? È vero - come potrebbe osservare qualcuno - che su quella voce pesano anche gli oneri d'acquisto di permessi a emettere e certificati verdi sostenuti dai produttori di energia convenzionale, ma il loro peso è veramente minimo ed è chiaro che il grosso è dovuto all'andamento del prezzo dei combustibili fossili, e soprattutto del gas nel nostro Paese. Del resto, fa notare il documento, siamo un Paese che importa il 97% del petrolio, gas e carbone e che non dispone di significativi giacimenti. Come mostrano bene i grafici elaborati dall’associazione ambientalista, infatti, l’aumento delle bollette delle famiglie segue esattamente l’andamento della voce “energia e approvvigionamento”, che a sua volta segue il prezzo del petrolio (cui è agganciato il prezzo del gas).
Ovviamente è cresciuto anche il costo delle fonti pulite. Secondo i dati aggiornati dell’Autorità per l’energia, in questo mese di maggio si può stimare una spesa annua in bolletta legata alle fonti rinnovabili di 67 euro, pari al 13, 1% dei complessivi 515 euro che mediamente paga una famiglia italiana.
“Va tenuto d’occhio anche questo aumento – commenta Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – ma è uno strabismo e una chiara ipocrisia lanciare allarmi sulle rinnovabili ignorando l’87% della bolletta e le ragioni degli aumenti di questi anni. Se si vuole veramente aiutare le famiglie e le imprese, occorre ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e dall’estero e premiare, invece, gli investimenti in efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili. Oltre a fare in modo che il mercato dell’elettricità funzioni veramente, verificando che la concorrenza nell’offerta ci sia veramente e premiando le tecnologie più efficienti”.
Legambiente chiede alle Regioni – che mercoledì saranno riunite in conferenza proprio per discutere dei Decreti del Governo - di battersi per evitare che si fermi lo sviluppo del solare, dell’eolico e delle altre rinnovabili. Infatti, per ridurre le bollette elettriche, secondo l’associazione ambientalista, la prima cosa da fare è proprio continuare nello sviluppo delle rinnovabili. Perché produrre energia rinnovabile da sole, vento, biomasse, acqua, geotermia permette di sostituire importazioni e produzione da fonti fossili.
Il secondo passo - raccomanda Legambiente - è fare pulizia tra le voci che concorrono a formare il costo in bolletta. Un esempio sono i diversi oneri che si sommano nella voce “oneri generali di sistema” per la messa in sicurezza dei siti nucleari, per i regimi tariffari speciali alle Ferrovie, ma anche tutti i sussidi legati alle fonti “assimiliate” e quindi inceneritori e raffinerie. Il terzo intervento necessario riguarda la garanzia di una vera concorrenza nel mercato elettrico, in modo da controllare ed evitare cartelli sui prezzi. Infine, occorre premiare i risparmi realizzati da aziende e famiglie.
Il dossier di Legambiente (pdf)
Redazione Qualenergia.it
28 maggio 2012