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I luoghi degli attacchi di panico.

Esistono delle differenze individuali nella propensione a provare ansia, dovute al diverso modo di percepire la realtà circostante e se stessi. Tendenzialmente, un soggetto ansioso sarà più propenso a monitorare l’ambiente esterno alla ricerca di eventuali “minacce” provenienti da esso, forse perché si percepisce vulnerabile o incapace di fronteggiare eventi. Si scruta costantemente, è sempre in tensione, in tal modo, rischia di focalizzare l’attenzione su ipotetici pericoli che vengono ingigantiti (mentalmente) provocando in lui una forte reazione emozionale: l’ansia e quindi il panico . Le persone “in preda al panico” cominciano a preoccuparsi eccessivamente, si agitano, aumentano il ritmo della loro respirazione andando in iperventilazione (sensazione di mancanza d’aria) e si determina, di conseguenza, un aumento del battito cardiaco (tachicardia); spesso, sudano alle mani, tremano, provano dolori addominali, capogiri, sensazioni di “testa vuota” che portano, in alcuni casi, a un senso di smarrimento ed estraniazione dalla realtà circostante. Affermano di sentirsi sul punto di morire e, spesso, riferiscono che stanno avendo un infarto. Le sensazioni descritte vengono, quindi, interpretate in modo errato dall’individuo che, provato dall’esperienza vissuta, inizia a evitare i luoghi in cui vi è probabilità di avere un attacco di panico (evitamento agorafobico). I luoghi privilegiati di questi attacchi sono quelli in cui la persona non ha alcun controllo, non può fuggire, né ricevere soccorso; dunque, i luoghi affollati, chiusi, stretti, bui, come le metropolitane, i treni e gli autobus affollati, le gallerie, diventano i luoghi più evitati dai soggetti ansiosi poiché favoriscono l’insorgenza di pensieri catastrofici che evocano sensazioni fisiche di mancanza d’aria. La terapia cognitivo-comportamentale interviene su due livelli: uno cognitivo, che permette al soggetto di modificare le convinzioni sull’attacco di panico, mettendo alla prova ciascun pensiero catastrofico che focalizza il soggetto nelle sue paure, e uno comportamentale, che blocca l’evitamento e fornisce al soggetto strategie per fronteggiare l’ansia e prevenire attacchi futuri. Quando la persona si sentirà più sicura di riuscire a gestire le crisi, sarà in grado di prendere la metro, l’autobus, o il treno, senza la paura di soffocare, svenire e sentirsi male in mezzo a tutta quella gente, insomma… non si farà prendere dal panico!