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Sicurezza stradale: uno spunto di riflessione per gli addetti ai lavori
L’incidentalità stradale nel territorio nazionale è un problema particolarmente rilevante che necessita di essere controllato e gestito. Molti degli incidenti stradali spesso si riconducono ad errori umani, consapevoli o non, che causano morte evitabile e, talvolta, disabilità per le giovani generazioni. Non si conoscono in modo preciso e dettagliato le principali cause che portano ai sinistri, i fattori concorrenti, le variabili che entrano in gioco, risulta pertanto arduo individuare i conducenti a rischio e le cause comportamentali degli stessi. La sicurezza al volante è limitata da ingenti fattori. Le sostanze stupefacenti, e in particolare l’alcol, alterano le capacità percettive, i tempi di reazione, facilitano un profondo discontrollo emotivo oltre che cognitivo. Allo stesso modo, i normali processi di invecchiamento possono rendere il guidatore sempre più prudente, esperto e anche affidabile; oltre un certo limite, però, si può varcare la soglia della pericolosità. L’atteggiamento prevalente rispetto al fenomeno del traffico e della sicurezza è stato affrontato dai legislatori in chiave normativa, sviluppando soprattutto un elaborato sistema di norme e di sanzioni, ma gli psicologi ben sanno che l’atteggiamento punitivo non riesce a modificare i comportamenti del guidatore o del pedone. Bisognerebbe utilizzare strumenti psicologici e formativi, che analizzino le caratteristiche psicologiche della guida e del rapporto tra persona e veicolo. Nel 1992, anno in cui si comincia a parlare di “ stragi del sabato sera ”, si assiste ad una riforma del Codice della Strada in cui, accanto alla visita medica che accertasse i requisiti fisici del guidatore, era indispensabile integrare una visita psicologica per valutarne anche le condizioni psichiche: è la prima volta che si parla di “visita psicologica” all’interno di una legge. La presenza dello psicologo, inoltre, risulta necessaria per il conseguimento, la conferma di validità o per la revisione della patente di guida, per autoveicoli delle categorie C, D ed E e per le patenti speciali, delle categorie C e D. Esiste una propensione agli incidenti? Cosa si cela dietro tale propensione? Casualità? Ricerca di brivido o di morte? Impulsività? Deliberata violazione delle regole? Quali strumenti possiamo utilizzare per valutare l’idoneità alla guida in persone cui è stata ritirata la patente a seguito di gravi incidenti, di uso di sostanze stupefacenti o di gravi patologie organiche? Quali sono gli aspetti che permettono di attestare l’idoneità alla guida di autisti professionisti? Qual è il valore predittivo delle valutazioni? È possibile una prevenzione per ridurre l’alto tasso di incidenti nei giovani? E tante altre domande che non avranno una risposta univoca, ma senz’altro apriranno uno spunto di riflessione per gli “addetti ai lavori”.