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Autostima, stress, doverizzazioni: integrità psichica o accettazione sociale?

Nella odierna società, sono in costante aumento le persone che si reputano insoddisfatte per qualche motivo e che avvertono una condizione di disagio che non sanno spiegarsi se non con ripetitivi discorsi sulla vita frenetica, sulle responsabilità.

Innanzitutto, la tecnologia e il progresso ci hanno invaso in modo inquietante, al punto da farci perdere i riferimenti essenziali per un benessere emotivo. Ormai sono sempre più frequenti i disturbi d'ansia, le fobie, le somatizzazioni, i disturbi depressivi, dell'alimentazione, senza parlare delle dipendenze. Non mi riferisco solo alle tossicodipendenze, o alle dipendenze da alcool, ma anche alle dipendenze sessuali, emotive, sociali, che ci portano alla costante, nonchè ossessiva ricerca di un qualcosa (partner, cibo, lavoro, tabacco, computer, gioco) a cui aggrapparsi nelle difficoltà. Si diventa in tal modo, vulnerabili, deboli, fragili e si arriva a estremizzare la propria resistenza, sia fisica che mentale. Nascono così quelle che i terapeuti cognitivo-comportamentali chiamano doverizzazioni: "Devo essere il migliore", "Devo essere magra", "Devo essere forte", "Devo essere apprezzato da tutti", e tante altre che molti di voi probabilmente già si impongono anche inconsapevolmente.

Non voglio polemizzare, ma invito tutti a riflettere, per non perdere di vista la propria integrità psichica.

Il progresso è senz'altro il miglior amico del benessere sociale, ma quanto costa alla nostra “ anima ” questo patto con il diavolo?

Sempre più frequentemente mi ritrovo ad affrontare con i pazienti la tematica dell'"apparire" poichè, molto spesso, è proprio il DOVER APPARIRE a generare tensioni interiori, disagi e preoccupazioni, attivando l'organismo il quale ne risulta, così, un bersaglio.

La nostra società con i suoi modelli sempre più magri, trendy , eleganti, efficienti, sorridenti, sempre FELICI, ci impone una realtà di plastica, vuota dentro. Ma questo lo sappiamo perfettamente, ne parlano i giornali, i medici, i talk-show, gli psicologi e, nonostante tutto, noi li emuliamo, li divinizziamo: così facendo, perdiamo la nostra individualità e si abbassa, in tal modo, l’autostima. Perchè DEVO essere sempre "accelerato", sempre perfetto, sempre il migliore e sempre felice? Anche la tristezza è un'emozione che si deve provare per poter meglio apprezzare i momenti di felicità, la nostra cultura, invece, ci pone sfide di autocontrollo a scapito della libera espressione delle emozioni, considerate segno di debolezza, immaturità, irrazionalità. Esprimere se stessi, riconoscendo e accettando le proprie emozioni, sia positve che negative, significa aver stima di se stesso e aver fiducia nelle proprie capacità. La vita è fatta di tante lievi sfumature che la realtà multimediale non coglie neanche lontanamente con quei suoi finti stereotipi che ci trasmette. Quindi non ci facciamo manipolare, nè contagiare, ma piuttosto MANIPOLIAMOLA NOI!!!

Sono forniti una serie di indizi per riconoscere la persona con una bassa autostima:

ü Indeciso, non sa mai cosa fare;

ü Autocritico e ipersensibile alle critiche altrui;

ü Timoroso del giudizio degli altri;

ü Irritabile ed impulsivo;

ü Perfezionista con un forte autocontrollo;

ü Rigido, non disposto a cambiare il suo punto di vista;

ü Catastrofico nelle previsioni future.

Una persona con una buona autostima, è invece:

ü Decisa, sa quello che vuole ma tiene conto anche dei bisogni altrui;

ü Assertiva, esprime il suo punto di vista, le sue emozioni, senza prevaricare o farsi prevaricare dagli altri;

ü Aperta alle critiche che vive come momenti di crescita e non con rabbia e risentimento;

ü Serena;

ü Non manipola gli altri, né si fa manipolare, ma è collaborativa;

ü Riconosce ed esprime liberamente le proprie emozioni, sia positive che negative.