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Danzaterapia: intervista

1) Ci può spiegare l’evoluzione e le metodologie utilizzate dalla danzaterapia? I primi ad utilizzare la danza, nel trattamento di alcuni disturbi, sono stati gli inglesi circa sessant’anni fa. Osservando i benefici che la danza promuove sia a livello fisico che a livello psicologico, nel 1949 a partire da una pubblicazione di Rudolf Laban, essa viene riconosciuta come attività psicoeducativa e terapeutica volta ad alleviare tensioni, ansie e a diminuire l’umore depresso. Il coreografo ballerino, infatti, ha studiato i vari aspetti del movimento, sistematizzandoli in categorie comportamentali che variano da individuo a individuo, a seconda delle sue abitudini. Servendosi dell’osservazione delle quattro aree (corpo, sforzo, spazio e relazioni), Laban propone di lavorare su quella in cui il soggetto presenta carenze o disagi. A partire da questi studi, sono stati molti i contributi che hanno consentito alla danzaterapia di strutturarsi come tecnica non soltanto riabilitativa, ma anche come strumento di consapevolezza e cambiamento. Attualmente in Italia sono diffuse tre forme di danzaterapia che si differenziano per la scuola di pensiero, nonché per l’approccio al movimento. L’approccio secondo il metodo di M.Fux, coreografa argentina, enfatizza il movimento spontaneo che porterebbe benefici sul piano psicofisico del paziente poiché permette di liberare le cariche inconsce del soggetto. L’approccio secondo il metodo di Duplan, detto anche “expression primitive”, utilizza forme archetipiche di movimento, comuni a tutte le culture. Si tratta di gesti che rimandano alle danze tribali, che a ritmo di tamburi e cantilene, favoriscono la scarica emozionale. L’approccio secondo il metodo cognitivo-comportamentale, ha caratteristiche psicoeducative, volte a prevenire e talvolta a superare disturbi psicopatologici. Esso è sempre accompagnato da un colloquio o da una tecnica di espressione delle emozioni. 2) Quali sono i meccanismi che s’innescano durante una seduta di danzaterapia, mediante i quali, si produce la spirale del cambiamento? Nella danzaterapia, quando i movimenti richiamano un contenuto inconscio, si riattivano in automatico dei fenomeni primari, grazie al richiamo associativo, in tal modo alcuni vissuti emozionali possono essere sperimentati nuovamente dal soggetto a livello non verbale. Questa procedura non solo consente l’espressione di un particolare sentimento o vissuto, ma permette al soggetto di imparare anche a gestirlo. Ad esempio, nel movimento creativo si chiede al paziente di chiudere gli occhi e di farsi guidare dalle immagini che emergono spontaneamente da se stessi. Tali immagini sono generate da pensieri, sensazioni fisiche e hanno la funzione di guidare il paziente in quel particolare tipo di vissuto emozionale. Una volta colta l’esperienza preverbale che ha accompagnato l’emozione, va condivisa con gli altri membri del gruppo e questo tipo di lavoro può risultare difficile con quei soggetti che hanno difese molto elevate. Questa fase è importante perché consente di esprimersi, di confrontarsi, di esporsi ed infine, si ritorna al lavoro corporeo per soffermarsi nuovamente sull’esperienza sensoriale. Sono proprio tutte queste fasi che consentono all’utente di attivare il processo creativo che gli consente il cambiamento. 3) Quali sono gli effetti tangibili di tali cambiamenti nella vita di chi segue tali pratiche terapeutiche? Chi segue percorsi di danzaterapia impara concretamente non soltanto a esprimere le emozioni mediante il movimento, ma anche a canalizzarle laddove queste diventino troppo intense in quanto la danzaterapia favorisce un corretto funzionamento di mente e corpo integrati. Inoltre, i pazienti migliorano la comunicazione non verbale con conseguente assertività anche nella comunicazione verbale. perché si liberano dal vincolo emozionale che gestiscono. Ottimi risultati si ottengono anche nella riabilitazione e nel lavoro con soggetti disabili che imparano ad integrarsi meglio nel loro ambiente di vita. 4) Tali attività di danzaterapia possono essere utilizzate negli interventi di prevenzione (Max 15r.)? E in quale modo? Proprio perché la danzaterapia permette di raggiungere notevoli risultati di efficienza fisica e mentale, come la sensazione di rilassamento, di maggiore elasticità corporea e mentale, l’aumento dell’autostima, il cambiamento del rapporto con il proprio corpo derivante da un miglioramento dell’equilibrio mente-corpo, della percezione di sé e della relazione con l’altro, essa risulta molto efficace in ambito preventivo ed educativo, come ad esempio nella scuola. Attraverso attività di laboratorio di movimento creativo, il bambino può essere educato ad una cultura del corpo in movimento, in relazione, in trasformazione, introiettando in lui il valore della comunicazione attraverso il corpo, dell’espressione delle emozioni. Tali valori, infatti, si stanno via via perdendo nella nostra società che lascia spazio solo alla comunicazione mediatica e che propone costantemente stereotipi di plastica, intrappolati dietro una repressione emozionale a causa del ruolo sociale, della moda, del trend. L’obiettivo della danzaterapia è quindi produrre cambiamenti dall’interno, per operare una trasformazione del modus vivendi a livello preventivo.