Protesi peniena
Oggi si identifica comunemente la cura delle difficoltà di erezione con le famose “pillole”, di vari colori: Viagra (blu), Levitra (ocra), Cialis (gialla). Ma non sempre la disfunzione erettile risponde ai farmaci per bocca: questi infatti per funzionare hanno bisogno di due condizioni: che ci sia una funzionalità residua dei tessuti del pene, e che i collegamenti nervosi tra il cervello e il pene siano intatti. Ebbene, in 3 persone su 10 con disfunzione erettile i farmaci orali non funzionano, proprio perché mancano una o entrambe delle condizioni (tabella 1).
Cosa fare in questi casi?
Alcuni uomini possono avere buoni risultati con iniezioni di farmaci direttamente nel pene, metodica che però non è molto gradita. Alternativamente si può utilizzare il cosiddetto dispositivo a vuoto per l’erezione, con anello di gomma da applicare alla base del pene: soluzione laboriosa che per molti contrasta con il desiderio di spontaneità dell’atto sessuale.
2. Le protesi peniene
Arriviamo quindi all’opzione “protesi peniena”: consiste in un intervento tramite cui all’interno dei cilindri naturali del pene, i corpi cavernosi, vengono inseriti due cilindri artificiali. Le protesi si dividono principalmente in due tipi: non idrauliche (o “malleabili”) ed idrauliche (tabella 2) (figure 1 e 2).
Figura 1: esempio di protesi non idraulica
Figura 2: esempio di proresi idraulica tricomponente
I modelli non idraulici sono i più semplici: due cilindri che conferiscono al pene una rigidità parziale costante. I modelli idraulici sono più sofisticati: i cilindri sono riempiti di liquido, collegato mediante un sistema a circuito chiuso a una pompa di controllo a livello dello scroto e a un serbatoio. Il tutto è interno all’organismo (dall’esterno non si vede nulla), e spesso anche l’unica incisione fatta per l’inserimento non è poi riconoscibile.
La persona con protesi idraulica può ragionevolmente attendersi di ottenere, quando lo desidera, una erezione di ottima qualità per il tempo desiderato, agendo sulla pompa di controllo riconoscibile manualmente sotto la pelle dello scroto. L’erezione così ottenuta non è di fatto distinguibile da un’erezione naturale; il pene ha la stessa sensibilità e capacità di eiaculazione presenti prima dell’intervento. Inoltre i modelli idraulici permettono di avere un aspetto visivo di flaccidità del tutto normale, quando la protesi non è azionata. Ciò è particolarmente importante per uomini con vita attiva, che si possono trovare in spogliatoio o doccia con altri uomini (Figure 3 e 4).
Figura 3: protesi disattivata, con pene in flaccidità
Figura 4: protesi attivata, con pene in erezione
Nella protesi non idraulica i cilindri hanno una consistenza costante, quindi l’erezione parziale che forniscono è sufficiente per la penetrazione ma varia poco, quando varia, tra il momento in cui il pene è utilizzato per un rapporto e quando non è in uso.
Dati recenti indicano un elevato grado di affidabilità nel tempo delle protesi idrauliche: a 10 anni dall’inserimento più dell’80% è ancora funzionante (Bhatta Dhar, Journal of Urology, 2006), e a 15 anni oltre il 70% (Wilson, Journal of Sexual Medicine, 2007). Va segnalato che gli impianti protesici idraulici sono garantiti “a vita” dalle rispettive case produttrici, per cui in caso di “rottura” della protesi le ditte ne forniscono gratuitamente una nuova in sostituzione.
3. Quanto è soddisfatto chi ha una protesi peniena
Chi si sottopone a interventi di inserimento di protesi peniena per una difficoltà di erezione altrimenti non trattabile ha solitamente un alto grado di soddisfazione; ciò è particolarmente vero nel caso dei modelli idraulici. Tutti gli studi condotti sull’argomento concordano su queste considerazioni; riporto a titolo di esempio alcuni dati. L’88% di chi ha una protesi raccomanderebbe l’intervento a parente o amico, e l’87% rifarebbe l’intervento se necessario (Carson, Journal of Urology 2000). Se consideriamo la percentuale di soddisfazione di chi si sottopone a inserimento di protesi idraulica rispetto a chi utilizza con successo i farmaci per bocca per l’erezione o le iniezioni all’interno del pene, sempre con successo, il gruppo di individui con protesi ha il più alto grado di soddisfazione (90%) rispetto all’uso di Viagra (50%) e all’uso di iniezione (40%) (Rajpurkar, Journal of Urology, 2003)
4. Le ultime novità per le protesi idrauliche: maggior praticità e maggior sicurezza
Le biotecnologie hanno recentemente fatto importanti passi in avanti nell’area della protesica peniena, affrontando importanti aspetti dei modelli idraulici, che descrivo di seguito:
- Praticità
Mentre fino poco tempo fa per ripristinare lo “stato di riposo” del pene dopo un rapporto era necessario comprimere a lungo il dispositivo di controllo posto dentro lo scroto, i nuovi modelli delle due ditte leader, AMS e Coloplast, prevedono una singola compressione del suddetto dispositivo. Questa soluzione rende quindi ulteriormente più naturale la sessualità di chi utilizza la protesi.
- Sicurezza
Dal 2001-2002 i moderni modelli di protesi idrauliche hanno adottato strategie finalizzate a ridurre ulteriormente il già basso rischio di infezione postoperatoria. Il modello AMS ha la propria superficie esterna impregnata con antibiotico, poi gradualmente rilasciato nei tessuti (Figura 5). Il modello Coloplast è dotato di superficie assorbente, per cui nel corso dell’intervento, prima dell’inserimento, la protesi viene immersa in soluzione antibiotica, e dopo l’inserimento si avrà un rilascio dell’antibiotico nei tessuti del pene (Figura 6).
In entrambi i casi la già esigua percentuale di rischio infettivo è ulteriormente diminuita.
Va comunque enfatizzato che la chirurgia di inserimento di protesi peniena è un intervento caratterizzato da molti importanti dettagli, per cui è importante fare riferimento a specialisti dedicati alla Andrologia ed in particolare alla chirurgia protesica, che operino in strutture idonee.
Figura 5: protesi idraulica AMS con superficie impregnata di antibiotico
Figura 6: protesi idraulica Coloplast con superficie assorbente
- Espansione anche in lunghezza
Le due case produttrici di protesi idrauliche propongono modelli che sviluppano un aumento di circonferenza dei loro cilindri, quando vengono attivate. Ciò permette di mimare in maniera eccellente quanto avviene con un’erezione naturale. Recentemente una delle due ditte ha introdotto il modello idraulico AMS LGX, che permette anche una espansione in lunghezza della protesi, quando attivata (Figura 7). L’utilità maggiore di questo modello è comunemente ritenuta il prevenire una possibile modesta riduzione in lunghezza del pene, che viene a volte riportata dopo inserimento di protesi peniena.
Figura 7: protesi AMS LGX
Nonostante la protesi possa risolvere definitivamente anche i problemi di erezione più gravi, purtroppo molti uomini non ne conoscono l’esistenza, e troppo spesso anche medici non specialisti non ne parlano ai propri pazienti, privandoli di un possibile trattamento che a livello mondiale è riconosciuto eccellente soprattutto nei casi di grave difficoltà di erezione, casi che cioè non rispondono a farmaci né per bocca (Viagra, etc.), né per iniezione nel pene (Caverject). Ciò si riflette sul fatto che, a fronte di una stima per difetto di circa 400.000 uomini in Italia affetti da grave disfunzione erettile, stando a dati del 2006 gli interventi totali per chirurgia protesica in un anno sono stati 1200: solo lo 0, 4% degli uomini con gravi problemi erettili ha ricevuto un trattamento con protesi! Ciò nonostante molti studi scientifici dimostrino, come abbiamo visto, che le protesi determinano un elevato grado di soddisfazione di chi vi si sottopone.
6. In conclusione
Nelle giuste mani la protesi peniena è una terapia che permette un elevato grado di soddisfazione sia per la partner che per il soggetto affetto da grave deficit erettile, che altrimenti non avrebbe altre possibilità per recuperare una vita sessuale pienamente appagante. E’ importante considerare un appropriato counselling preoperatorio, mirante anche al coinvolgimento della partner, e far riferimento a specialisti dedicati alla Andrologia, ed in particolare alla chirurgia protesica.