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Recensione tommaso paloscia

SILVIA SERAFINI Gli scampoli di appunti colorati, velocemente ritratti su un ideale taccuino per note, traducono pari pari la loro freschezza nei dipinti di Silvia Sera­ fini che suole alternarli con angeli e ritratti riproposti con eguale maestria. Vi si ritrova l'energia dinamica della configurazione di soggetti diversi, soprattut­ to in "briciole" di architetture fiorentine (la cupola di Brunelleschi vista in tra­ lice, particolare della facciata di S. Maria Novella dell'Alberti, il Ponte Vecchio e quello di Santa Trinita a sghimbescio...) che le tecniche miste, su carta o su tela, alimentano in avvincente progressione, quasi che il tempo di operare si fac­ cia per la pittrice di giorno in giorno più avaro stimolandone la velocità di ese­ cuzione. In vero la pittrice, piombinese di nascita ma residente a Firenze dove si è diplomata nell'arte del restauro e ha frequentato la Scuola libera del nudo presso l'Accademia di belle arti, esprime ogni volta il proprio temperamento. Con la forza del segno - in certe occasioni addirittura trascinante - e dei colo­ ri vivaci che nelle architetture abbondano di tinte aggressive - rossi e gialli pre­ valenti - ma che nelle figure si fanno più complessi e articolati. Le immagini dei cavalli e dei delfini che avevano caratterizzato la sempre valida pittura della Sera­ fini fino a diventarne l'emblema, compaiono, come ricorda Roberta Fiorini in un recente intervento conciso e puntuale, non più protagoniste ma "come citazione, impronta fugace della memoria, che si stratifica nella nuova inqua­ draturà', assumendovi tuttavia un ruolo non secondario in quanto col loro attra­ versamento fulmineo della scena rafforzano il carattere dinamico di questa pit­tura; e l'arricchiscono di forme agili a confermarne l'armonia compositiva e la piacevolezza del taglio:: due elementi cioè non trascurabili che giocano indisso­ lubilmente con i valori fondamentali espressi da quest'arte. Certo a completarne la sottile magia che pudicamente vi si cela. La poetica di Silvia Serafini non affronta dunque temi sbalorditivi fatti appunto per stupire il pubblico delle mostre non sempre adeguatamente fornito di cultura specifica ma piuttosto incline a giudicare l'arte secondo i dettami del gusto e ancor più in base ai cla­ mori pubblicitari. La ricerca della nostra pittrice è misurata, consapevole dell'importanza dell'itinerario intrapreso e mi par di ravvisarvi l'accettazione di un pensiero espresso dal compianto Domenico Purificato. "L'esteticità andrebbe insegui­ ta in ciascuno di noi... vissuta nella fragranza di un sùbito accadimento che dovrebbe impressionarci, filtrare e passare". Tommaso Paloscia