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Monotonia e mancanza di vitalità


Monotonia e mancanza di vitalità.



Psicologo, psicologia Cecina (Livorno)











Tutti noi possediamo almeno qualche area della vita sensoriale che abbiamo limitato o indebolito, o ciò che si dice desensibilizzato . Lo spettro della desensibilizzazione varia dal grave stato di incorporeità della psicosi (drastica perdita di contatto con la realtà), alla più selettiva desensibilizzazione che la maggior parte di noi usa per reagire a disagi temporanei. Un’esperienza di questo tipo abbastanza comune è quella per cui non sentiamo più l’impatto emotivo del telegiornale dopo aver visto per un periodo di tempo prolungato immagini di guerre, omicidi, stupri e altri orrori. Molte persone limitano anche alcune aree dell’esperienza emozionale. Forse trovate che avete difficoltà a sentirvi tristi in occasioni in cui la tristezza è appropriata, oppure forse non provate il livello di piacere sessuale che descrivono i vostri amici (ammesso che non stiano semplicemente vantandosi). Alcune persone si accorgono di essere desensibilizzate solo quando un’altra persona critica o confronta le loro limitazioni di sensibilità. Forse sperimentate una più generale e cronica mancanza di vitalità e della capacità di apprezzare la vita. La vita non è brutta, semplicemente monotona. Persino occasionali alti e bassi non sembrano avere grande importanza, hanno una scarsa presa su di voi, oppure non hanno risalto nella vostra esperienza.


Più i nostri sentimenti per la vita e la connessione con il mondo diventano inaccessibili, più buona parte del senso della nostra esperienza del vivere, diventa altresì inaccessibile. Isoliamo le nostre funzioni di contatto con noi stessi e con il mondo in un ambito ristretto. Il risultato è che arriviamo a sperimentare la vita con la sensazione di avere a che fare con le “solite cose”. Esistono scarsi momenti salienti e di contrasto, eccetto quando forziamo la nostra esperienza attraverso le droghe, l’alcol, oppure la ricerca del pericolo, del rischio e delle crisi per dare uno scossone alla nostra carne intorpidita e indurla alla vita.


I problemi di anomia (mancanza di identità), distacco, mancanza di coinvolgimento e di connessione, che sembrano così prevalenti nella nostra società, derivano, in parte, dalla desensibilizzazione della nostra base sensoriale. Avendo paura di aprire i nostri cuori e i sentimenti alle difficoltà che ci circondano, abbiamo intorpidito il nostro contatto con il mondo e il nostro coinvolgimento in esso.


Risensibilizzarci non è una faccenda semplice; non è soltanto il risultato di esercizi di consapevolezza sensoriale. Risvegliare i nostri sensi significa risvegliarci al dolore e alla tristezza così come alla gioia e al piacere. Non solo dobbiamo venire a nuovi patti con il dolore e le ferite della nostra storia di vita, ma arrivare anche ad un nuovo accomodamento con realtà gioiose e dolorose del presente. La prima cosa richiede il sostegno di qualcuno che possa aiutarci a sopravvivere al nostro dolore e di cui abbiamo abbastanza fiducia per lasciarci guidare attraverso il labirinto di sentimenti che ci confondono. La seconda richiede che troviamo il coraggio di stare nel mondo e di accettare la pienezza della vita, piuttosto che esistere solo vivi a metà.


La natura della vita è il continuo processo del trovare il coraggio di vivere pienamente. Imparare a vivere confrontandoci con le dure realtà del mondo, ad evitare di chiudersi, di spegnersi e a rimanere con un cuore aperto è l’aspetto fondamentale per apprendere ad accrescere la propria sensibilità.



Come e perché ci desensibilizziamo



Quando le sensazioni ci disturbano e non è possibile evitarle agendo sulla fonte ambientale di disturbo o fuggendola, un modo di fronteggiarle è quello di alterare la percezione della sensazione. Gli esseri umani sono capaci di attenuare l’impatto delle sensazioni o riducendo la propria qualità di attenzione o indebolendo la capacità di percezione dei propri organi. Questo processo del far fronte alle sensazioni che ci disturbano alterando la capacità di percezione è chiamato desensibilizzazione. La desensibilizzazione diminuisce l’esperienza di disagio, ma esige un prezzo da pagare in quanto riduce la capacità di sentirsi vitali.


Le sensazioni possono essere fonte di disagio per tre motivi fondamentali. Uno è che esse sono oggettivamente spiacevoli, come il dolore fisico, la fame, il freddo. Un secondo motivo è che le sensazioni che segnalano bisogni dell’organismo/persona procurano disagio quando non possono essere soddisfatte: il bisogno di contatto umano quando non viene soddisfatto diventa solitudine penosa; il bisogno di movimento non soddisfatto può diventare tensione dolorosa. Una terza ragione è che le sensazioni possono essere in conflitto con convinzioni fortemente radicate: le sensazioni e i sentimenti sessuali vengono vissuti come intollerabili se sono ritenuti “cattivi” o “sporchi”; l’espressione naturale per la perdita può essere considerata “debolezza” o altrimenti un aspetto indesiderabile; i sentimenti di rabbia sono qualcosa che “non si esprime in questa famiglia” e diventano così intollerabili quando vengono sperimentati.


La desensibilizzazione intacca la nostra abilità di prestare attenzione alle sensazioni e alla vitalità del corpo. I processi coinvolti nella desensibilizzazione spaziano dall’evitamento momentaneo a processi più profondi e strutturali.


In particolare possiamo desensibilizzarci a un’esperienza attraverso:


1. l’attenzione selettiva . Evitiamo di prestare attenzione all’esperienza del corpo distraendoci, oppure spostando la nostra attenzione prima che una sensazione interiore sia diventata chiara a livello di consapevolezza;


2. l’interferenza con la respirazione . Allo scopo di conservare abbastanza vitalità per avere sensazioni adeguate, dobbiamo sostenere la nostra vitalità con il respiro. Una respirazione superficiale o minima effettivamente indebolisce la nostra capacità di sentire. Se provate a respirare superficialmente per un po’, vi sarà subito chiaro che vi sentirete molto meno vitali a causa di tale restrizione. Quando le persone cominciano a parlare di argomenti rispetto ai quali si sentono in conflitto, una delle prime cose che si nota è che esse smettono letteralmente di respirare per dei significativi periodi di tempo, espirando o inspirando e facendo poi una pausa. Ciò essenzialmente congela il naturale funzionamento dell’organismo e limita la loro capacità sensoriale. In questo modo le persone controllano i sentimenti emergenti che hanno timore di esprimere.


3. la contrazione muscolare cronica . Questa “spinge fuori” la sensazione corporea, rendendo il tessuto epidermico e muscolare insensibile, e impedisce i movimenti ravvivanti. Potete sperimentare ciò tendendo leggermente una parte del corpo e mantenendo quella tensione. All’inizio è probabile che prestiate maggiore attenzione a quell’area, ma alla fine vi sentirete intorpiditi e meno vitali lì. Se conservate questa tensione abbastanza a lungo non sentirete per nulla quell’area del corpo.




Esperimento di esplorazione delle proprie qualità sensoriali



Potete verificare qual è la qualità del vostro fondamento sensoriale facendo questo semplice esperimento. Esplorate lentamente il vostro corpo usando la consapevolezza, iniziando dalle piante dei piedi e salendo fino in cima alla testa. Riprovateci ancora più lentamente. Mentre fate questo, prestate attenzione alla qualità delle sensazioni che percepite. Scoprite di poter sentire alcune aree del corpo chiaramente ed altre meno o niente affatto? Riuscite a sentire la profondità delle parti del corpo dalla pelle alle ossa, o solo lo strato superficiale? Avete qualche senso degli organi, del battito del cuore, della cavità del tronco? Alcune aree sembrano insensibili? Riuscite a percepire la parte posteriore del corpo maggiormente di quella frontale, o viceversa? Tendete a saltare alcune aree corporee con la vostra consapevolezza, come se non esistessero o non fossero importanti? Sentite aliene alcune parti del corpo, come se non vi appartenessero?


È probabile che abbiate trovato alcune aree del corpo con le quali non avete un senso chiaro o pieno di voi stessi. Forse avete fatto esperienza di punti ciechi, insensibilità, confusione o vaghezza. In queste aree potremmo dire che siete come ciechi a voi stessi, o confusi e vaghi circa alcuni spetti di voi stessi. Queste parti del corpo “non sentite” sono parti che state rinnegando, parti che sottendono l’espressione di bisogni che non riuscite a riconoscere o accettare perché generatori di forti conflitti.



Dott. Fabio Pratesi, psicologo - Cecina (LI) Tel. 3471419026