Attacchi di panico - cecina ( livorno )
“Viviamo nella paura ed è così che non viviamo”
Buddha
Il panico può essere definito come la forma più estrema di paura , che si raggiunge in seguito ad un'escalation di sensazioni e tentativi di controllo che intrappolano la mente fino alla percezione di totale perdita di controllo su se stesso da parte del soggetto.
Da un punto di vista strategico è più corretto parlare di Sindrome da Attacchi di Panico, poiché numerose ricerche neurofisiologiche ed empiriche hanno dimostrato che gli attacchi di panico non sono un vero e proprio disturbo a sé, ma l'effetto di una serie interattiva di eventi collegati ed interdipendenti.
In sostanza, il panico può essere determinato da diverse patologie per cui, ad esempio, può essere innescato da una fobia, da una patologia fobica generalizzata, da una fissazione ipocondriaca, da un'ossessione, da una crisi depressiva o da una paranoia.
Normalmente le persone che soffrono di questa patologia sono intrappolate in un circolo vizioso dove ciò che mantiene il problema è proprio quello che fanno nel tentativo di sfuggire alla paura.
Infatti, i “ panicanti ” solitamente mettono in atto 3 tentate soluzioni che, invece di risolvere, complicano e mantengono il circolo vizioso del disturbo:
1. Controllo volontario delle proprie sensazioni di paura e reazioni psicofisiologiche di ansia: il fobico “ ascolta ” continuamente le proprie reazioni psicofisiche (battito cardiaco, tremore, sudorazione, ecc.) e tenta di controllarle e sedarle volontariamente, con l'effetto paradossale che più cerca di controllarle più queste aumentano e dunque aumenta la paura fino a diventare panico.
2. Evitamento delle situazioni temute : di solito questi soggetti per sfuggire all'escalation del panico evitano tutte le cose e/o le situazioni che associano alla paura, con l'effetto nefasto che ogni evitamento incrementa la paura e l'incapacità della persona stessa, riducendone notevolmente la libertà.
3. Richiesta di rassicurazione e aiuto : quando non possono evitare ciò che li spaventa, i soggetti tendono a chiedere rassicurazione e aiuto alle persone di fiducia col risultato che, anche in questo caso, confermano le proprie incapacità e aumentano la paura.
La ripetizione nell'arco di alcuni mesi delle tentate soluzioni sopra descritte porta alla strutturazione di un circolo vizioso patologico , ovvero la sindrome da attacchi di panico.
Fino a qualche anno fa il vissuto più frequente nell'attacco di panico era la paura di morire , mentre negli ultimi anni si riscontra nella maggior parte dei casi la paura di perdere il controllo di se stessi e delle proprie funzioni vitali.
Una terapia efficace ed efficiente del panico deve guidare il paziente ad interrompere le 3 sopracitate strategie fallimentari, sostituendole con modalità funzionali.
Per fare ciò in tempi brevi , è necessario utilizzare stratagemmi terapeutici che conducano il paziente, a sua insaputa, a sperimentare concretamente il superamento del panico.
Solo dopo la rapida scomparsa dei sintomi , si lavora sulla consapevolezza del soggetto rispetto alle proprie risorse.
Il ricorso a stratagemmi è necessario poiché il panico, come la quasi totalità delle patologie psicologiche, si regge su un circolo vizioso, un autoinganno disfunzionale, che ha una notevole resistenza al cambiamento, aggirabile solo tramite un contro-inganno terapeutico.
La misurazione dei risultati terapeutici condotta presso il CTS di Arezzo negli ultimi vent'anni su un campione di oltre 4000 casi ha messo in evidenza che attraverso la Terapia Breve Strategica oltre il 90% è stato risolto in una media di 7 sedute .
Dott. GERRY GRASSI, PSICOLOGO, Dottore Magistrale in Psicologia Clinica e di Comunità, Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Toscana al n° 5112
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