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Nutrizione oncologica

LA NUTRIZIONE NEL MALATO ONCOLOGICO


a cura del Dr. Daniele GRUMIRO



Per molto tempo l'importanza della nutrizione nel paziente oncologico è stata trattata solo


tardivamente portando così il paziente a ricorrere alla nutrizione artificiale (nutrizione enterale o


parenterale).


Oggi, grazie anche alle dimostrazioni scientifiche, questo modo errato di agire sta cambiando, pur


se molto lentamente; gli organi e le società scientifiche cercano di sensibilizzare gli addetti ai lavori,


nonché i paziente alla corretta alimentazione e, ad evitare le diete “fai da te”, che spesso non


poggiano su basi scientifiche comprovate.


Sia per alterazioni metaboliche che per fattori psicologici, nel malato di cancro il desiderio di cibo


sparisce ed in alcuni casi il disgusto per alcuni alimenti è così forte da inibirne l'assunzione (es.


carne, caffè); questo fenomeno se non trattato può condurre non solo alla perdita di grasso ma anche


alla perdita di muscolo e, in casi particolari come quello di una neoplasia, può indurre una riduzione


dei muscoli respiratori, cardiaci etc. con conseguente alterazione delle loro funzioni.


Con il miglioramento delle terapie antitumorali, i farmaci chemioterapici se da un lato hanno una


migliore efficacia, dall'altro presentano un maggior effetto tossico, arrecando disturbi dell'appetito,


nausea, vomito, alterazioni delle mucose dell'apparato gastroenterico che costringono, non


raramente, l'oncologo a ridurre o sospendere momentaneamente la chemioterapia.


Per tali ragioni il percorso nutrizionale dovrebbe avere inizio nel momento della diagnosi


oncologica, ed ogni paziente dovrebbe seguire un percorso nutrizionale parallelo alle terapie


antitumorali, in maniera tale da giungere ad un eventuale intervento chirurgico e mantenere


successivamente un buono stato nutrizionale.


Un paziente malnutrito riceve circa sei mesi in meno di trattamento chemioterapico rispetto ad un


paziente, con la stessa diagnosi ma, in normopeso.


Le difficoltà nutrizionali del malato oncologico non devono essere viste come un'ineluttabile


fenomeno della malattia perchè è possibile supararle, mentre se trascurate possono condurre anche al decesso (ciirca il 30% dei malati oncologici, secondo studi scientifici).