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Memoria

MEMORIA



La memoria è una capacità del nostro cervello di raccogliere e archiviare informazioni, per poi poter accedere ad esse. Senza la memoria l’uomo non sarebbe in grado di utilizzare i suoi sensi e quindi non potrebbe vedere, ascoltare e neppure pensare. Senza la memoria saremmo dei vegetali, senza alcuna facoltà intellettiva.
La memoria umana non funziona come un organo normale (cuore, fegato, pancreas, etc,), è composta da una serie di sistemi interconnessi.


Non possediamo una sola memoria, ma molte memorie . Chi si dice abbia “perso la memoria”, ha unicamente una disfunzione in uno o più di questi sistemi. Abbiamo nella nostra testa un sistema per la classificazione, l’immagazzinamento ed il recupero delle informazioni che supera, quanto a flessibilità, rapidità e capacità, il più potente e moderno computer. La perdita “assoluta” di memoria porta alla totale incoscienza e, quindi, alla morte.


Un tema di grandissimo interesse è comprendere come sviluppare la capacità di apprendimento, quali sono i meccanismi della memoria e dell’oblio. Questa conoscenza può aiutare a migliorare le nostre prestazioni professionali e i rapporti umani.


L’importanza della dieta per la prevenzione dell’Alzheimer



Secondo lo studio effettuato negli Stati Uniti, si può prevenire la malattia dell’Alzheimer mangiando cibi ricchi di Omega 3, come: pesce, caviale e frutta secca . Nocciole, mandorle o le noci e anche carne di pollo, e che hanno la capacità di ridurre i tassi sanguigni della proteina beta-amiloide che è associata ai problemi di memoria e alla malattia di Alzheimer.


Neurology : è la rivista che ha pubblicato lo studio. Ricercatori della Columbia University, a New York, hanno monitorato 1.219 persone con più di 65 anni di età, senza problemi cognitivi. È stato chiesto a loro di compilare un questionario molto dettagliato sulle abitudini alimentari. Un anno e mezzo dopo sono stati sottoposti a un prelievo di sangue che ha misurato il livello della proteina beta-amiloide. E’ utile ricordare che mentre è assai difficile misurare i depositi di proteina beta-amiloide nel cervello, è facilissimo dosarla con un esame del sangue. E’ stato cercato un legame con la proteina circolante, per dieci componenti nutritivi: acidi grassi saturi, acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6, acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, vitamina C, vitamina D, vitamina B12, folati, betacarotene. I ricercatori hanno constatato la corrispondenza che c’è tra assimilazione di antiossidanti, omega3 e tassi di proteina beta-amiloide nel sangue. Lo studio ha anche consigliato una dieta: insalata, pesce, frutta, carne di pollo. Invece gli altri alimenti sottoposti al test non sembrano avere alcuna influenza sul tasso di proteina beta-amiloide circolante nel sangue. Lo studio ha anche dato una conferma di una cosa che già si sapeva: la dieta è utile per prevenire le perdite cognitive leggere, che spesso precorrono l’Alzheimer.


L’importanza di un corretto stile di vita


Dormire minimo 5 ore a notte fa parte del corretto stile di vita. Poco sonno fa aumentare il rischio che insorga o progredisca più velocemente la malattia di Alzheimer.


Ecco quanto suggerito da un nuovo studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, i cui ricercatori hanno esaminato l’associazione tra le variabili del sonno e la presenza di un biomarker per la malattia di Alzheimer.
I risultati dell’analisi, pubblicati sulla rivista Neurology, mostrano che il sonno di breve durata, così come una scarsa qualità sono stati associati a una maggiore presenza di peptidi beta-amiloidi, un noto segno distintivo della malattia – o biomarcatore.


Il dott. Adam Spira, autore principale dello studio ha trovato che, tra gli adulti più anziani, una segnalazione di più breve durata del sonno e una più scarsa qualità del sonno sono stati associati a più alti livelli di beta-amiloide, misurati con scansioni PET del cervello.


Lo studio, che si è inizialmente basato sui dati auto-riferiti dai partecipanti, ha rilevato che le ore di sonno andavano da una media di più di 8 a meno di 5 per notte, a seconda dei casi. I pazienti con un’età media di 76 anni, sono stati sottoposti a scansioni cerebrali per mezzo del Pittsburgh compound B tracer e la PET (positron emission tomography), con cui sono poi state osservate le concentrazioni di beta-amiloide. Come già detto, nei pazienti che avevano riferito un scarsa qualità del sonno, sono stati associati maggiori accumuli di beta-amiloide: il che suggerisce un’associazione tra i due fattori e il rischio Alzheimer.


L’importanza della Bacopa e della Curcuma per la prevenzione dell’Alzheimer


Recenti studi hanno confermato che la Bacopa aumenta la memoria e la cognizione, e può aiutare a prevenire l’Alzheimer.


I ricercatori del Medical College of Khon della Thailandia Kaen University hanno condotto uno studio su 60 volontari anziani di un’età media di 63 anni. Hanno somministrato un mix di erbe chiamato Brahmi – nome botanico Bacopa monnieri per tre mesi.
Prima e dopo il periodo di trattamento, i ricercatori hanno testato le capacità di memoria dei soggetti, La loro capacità di attenzione, la velocità di elaborazione cognitiva e il tempo di reazione. Sono state stimate le loro funzioni delle cellule cerebrali. I soggetti sono stati osservati durante il trattamento e quattro settimane dalla fine dello stesso. È stato effettuato il tipico test doppio cieco.
L’esperimento è stato suddiviso in due gruppi, a uno è stato dato un trattamento placebo e all’altro sono stati somministrati dai 300 mg a 500 mg di un insieme di erbe estratti dalla Bacopa .


Sul gruppo trattato con il Brahmi è stato notato un miglioramento significativo delle funzioni cognitive, compresa la memoria maggiore, tempi di attenzione maggiori e tempi di reazione migliori.


Un recente rapporto clinico ha anche scoperto che 100 milligrammi al giorno di Bacopa possono migliorare in modo significativo i sintomi della schizofrenia. Questo dato proviene dall’India Mahatma Gandhi Medical College and Research Institute.
Il trattamento con la Bacopa diventa una svolta nelle patologie degenerative neurologiche , la conclusione principale di questi studi è che l’erba ayurvedica, Bacopa, aiuta ad aumentare la conoscenza, ridurre l’ansia, prevenire la demenza e diventa uno dei primi trattamenti potenzialmente utili nei casi di Alzheimer.


Un composto presente nella curcuma , stimola la proliferazione e il differenziamento delle cellule staminali neurali presenti nel cervello adulto. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze e Medicina di Jülich, in Germania, in uno studio pubblicato su Stem Cell Research e Therapy.


Anche la Curcuma migliora le funzioni cognitive e previene lo stress ossidativo:
I ricercatori, guidati da Adele Rueger, hanno sperimentato l’effetto del turmerone aromatico – che insieme alla curcumina è una delle due molecole bioattive presenti nella curcuma – sia in vitro che in vivo. Gli esperimenti condotti su cellule staminali neurali di ratto coltivate in laboratorio hanno dimostrato che questa molecola non ha nessun effetto sulla morte cellulare, ma a concentrazioni opportune stimola la proliferazione delle cellule staminali neuronali fino all’80% e ne accelera il differenziamento. Studi di imaging sul cervello di ratti adulti ha invece dimostrato che la somministrazione di turmerone è associata a una maggiore ampiezza della zona subventricolare e a un’espansione dell’ippocampo. In entrambe queste aree avvengono fenomeni di neurogenesi, cioè di produzione di nuove cellule nervose.


L’importanza del Glutatione per la prevenzione dell’Alzheimer
L-glutatione è il più potente fra gli antiossidanti prodotti dall’organismo. Cercando su pubmed si scopre che ci sono sono oltre 25 mila studi medici pubblicati relativi a (l-glutatione o gamma-glutamilcisteinilglicina).


  • Combatte l’invecchiamento attraverso 2 vie principali : l’intestino ed il sistema circolatorio.
  • Protegge le cellule, i tessuti e gli organi del corpo, che così si mantiene giovane.
  • Il glutatione è una combinazione dei tre aminoacidi: acido glutammico, glicina, e cisteina.
  • E’ un potente antiossidante, perchè riduce i radicali liberi e ha dunque una importante azione anti-invecchiamento.

Il glutatione si trova in piccole quantità nei broccoli, ma anche nell’avocado, asparagi, aglio, carota, fragola, pesca.


L’importanza della Tiamina nella prevenzione dell’Alzheimer
La tiamina o tiammina è la vitamina B1. Una mancanza di tiamina causa un disordine nel metabolismo, e come risultato i nervi diventano irrimediabilmente anormali.
La tiamina ha un ruolo fondamentale nell’attività di molti enzimi. È inoltre essenziale al metabolismo per mantenere efficiente il sistema nervoso, i muscoli e la funzionalità cardiaca. La carenza cronica di tiamina provoca alterazioni del sistema nervoso centrale e periferico e dell’apparato cardiovascolare, con evoluzione subacuta e potenzialmente fatale. Moltissime pubblicazioni son state fatte sull’importanza della tiammina nella prevenzione delle malattie neuro degenerative.
La Tiammina si trova nei multivitaminici, o in piccole quantità nella crusca d’avena.


L’importanza dello Zinco nella prevenzione dell’Alzheimer
Un studio dell’Università del Wisconsin-Madison, pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, suggerisce che una carenza di zinco può ridurre la stabilità proteica e determinare la formazione di aggregati proteici a livello cerebrale, favorendo l’insorgere di malattie come l’Alzheimer. Il dottor Colin MacDiarmid, insieme al dottor David Eide, hanno studiato il sistema su di un lievito unicellulare, poiché in questo modo è più semplice valutare gli effetti e il ruolo degli ioni di zinco, dato che questo si adatta facilmente sia alla carenza che a un eccesso di zinco.
In questo studio si è scoperto che il gene Tsa1 è in grado di creare delle proteine “accompagnatrici” che impediscono l’aggregazione delle proteine nelle cellule con una carenza di zinco. Mantenendo le proteine in una soluzione, si è anche trovato che Tsa1 previene i danni che, altrimenti, portano alla morte cellulare.
Il Tsa1 è necessario per mantenere le proteine intatte in modo che possano funzionare – spiega il dottor Eide – Se non si dispone di zinco, le proteine si uniscono insieme, e diventano tossiche, perché le proteine non riescono a compiere quello che dovrebbero fare. In entrambi i casi, si finisce per uccidere la cellula.


Anche se saranno necessari ulteriori studi di approfondimento, una carenza di zinco pare possa in ogni caso causare danni cellulari che possono in effetti essere causa di malattia.


I cibi contenenti zinco sono molti tra cui : le ostriche, la carne rossa, in particolare la carne di fegato o il diaframma, le noccioline, i fagioli, il pane integrale, i semi di zucca ed i semi di girasole.


I fattori di differenziazzione e i fattori di crescita nella prevenzione delle malattie neurodegenerative
Recenti studi fatti dal dott. Pier Mario Biava hanno messo in luce l’importanza dei fattori di differenziazzione e dei fattori di crescita nella prevenzione e nella cura delle malattie neurodegenerative. In una recente pubblicazione fatta su Cell R4 il dott. Biava spiega come sia possibile riprogrammare in modo fisiologico le cellule degenerate attraverso i fattori di differenziazzione embrionali. Per saperne di più potete approfondire su CellR4, ecco il sito web dove trovare l’articolo completo:


//www.cellr4.org/article/1226
Fonte: //www.salute.bio/


MAGGIORI INFORMAZIONI E PRODOTTI ALLA PAGINA DEDICATA DEL SITO: //www.erboristeriarcobaleno.it/memoria/