Glicemia
Il diabete è una patologia cronica caratterizzata da un’ elevata presenza di glucosio nel sangue causata da una carenza di insulina. Tutto questo si traduce in una scorretta trasformazione del cibo in energia e in tutte le complicazioni che la malattia porta con sé.
È una malattia di cui soffrono molte più persone di quante si potrebbe pensare. Secondo l’ Italian Barometer Diabetes Observatory in Italia soffrono di questa malattia più di 3 milioni e mezzo di persone . Ma questo non è il dato più sconvolgente, lo è il fatto che il disturbo sia cresciuto del 60% in meno di vent’anni, dal 2000 al 2019.
Il numero degli adulti con diabete è raddoppiato dal 1980, secondo uno studio pubblicato sulla rivista medica britannica The Lancet.
Alcuni ricercatori inglesi hanno analizzato 2.700 mila campioni di sangue umano provenienti da tutto il mondo. E’ emerso che nel mondo, ora, ci sono circa 350 milioni di persone ammalate di diabete, mentre 30 anni fa erano 153 milioni. Ogni anno tre milioni di persone muoiono a causa di questa malattia.
Il numero dei diabetici è aumentato soprattutto nei paesi del Pacifico, secondo lo studio, mentre non è molto aumentato nei paesi dell’Europa occidentale. Secondo i ricercatori, l’aumento del numero di diabetici è dovuto all’allungamento della vita e all’obesità.
La glicemia può essere definita banalmente come la concentrazione di glucosio nel sangue. È di fondamentale importanza che la glicemia rimanga entro i limiti dell’intervallo di normalità (65-110 mg/dl) ed è sicuramente auspicabile mantenere i livelli glicemici verso la parte bassa di detto intervallo perché avere una glicemia normale, ma tendente a valori medio-alti aumenta il rischio di molte patologie, non ultime i tumori.
Diabete tipo 1
Riguarda circa il 10% delle persone con diabete e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. Nel diabete tipo 1, il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule ß che producono questo ormone: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. La velocità di distruzione delle ß-cellule è, comunque, piuttosto variabile, per cui l’insorgenza della malattia può avvenire rapidamente in alcune persone, solitamente nei bambini e negli adolescenti, e più lentamente negli adulti (in questi rari casi si parla di una forma particolare, detta LADA: Late Autommune Diabetes in Adults).
La causa del diabete tipo 1 è sconosciuta , ma caratteristica è la presenza nel sangue di anticorpi diretti contro antigeni presenti a livello delle cellule che producono insulina, detti ICA, GAD, IA-2, IA-2ß. Questo danno, che il sistema immunitario induce nei confronti delle cellule che producono insulina, potrebbe essere legato a fattori ambientali (tra i quali, sono stati chiamati in causa fattori dietetici) oppure a fattori genetici, individuati in una generica predisposizione a reagire contro fenomeni esterni, tra cui virus e batteri.
Per questo motivo, il diabete di tipo 1 viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni” , cioè dovute a una reazione immunitaria diretta contro l’organismo stesso.
Diabete tipo 2
È la forma più comune di diabete e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. La causa è ancora ignota, anche se è certo che il pancreas è in grado di produrre insulina, ma le cellule dell’organismo non riescono poi a utilizzarla. In genere, la malattia si manifesta dopo i 30-40 anni e numerosi fattori di rischio sono stati riconosciuti associarsi alla sua insorgenza. Tra questi: la familiarità per diabete, lo scarso esercizio fisico, il sovrappeso e l’appartenenza ad alcune etnie.
Il diabete tipo 2 in genere non viene diagnosticato per molti anni in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e inizialmente non è di grado severo al punto da dare i classici sintomi del diabete. Solitamente la diagnosi avviene casualmente o in concomitanza con una situazione di stress fisico, quale infezioni o interventi chirurgici.
Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con l’età, con la presenza di obesità e con la mancanza di attività fisica: questa osservazione consente di prevedere strategie di prevenzione “primaria”, cioè interventi in grado di prevenire l’insorgenza della malattia e che hanno il loro cardine nell’applicazione di uno stile di vita adeguato, che comprenda gli aspetti nutrizionali e l’esercizio fisico.
7 REGOLE D’ORO PER CONTROLLARE LA GLICEMIA ED IL PESO CORPOREO
Il diabete necessita di un trattamento farmacologico tradizionale, ma accanto a questa terapia può risultare utile l’impiego di piante medicinali attive sul metabolismo glucidico: infatti, nei casi di lieveiperglicemia, un corretto regime alimentare – associato ad un corretto stile di vita, e all’utilizzo di tisane appropriate – può bastare, mentre nei casi più gravi (quando il diabete è conclamato) ai farmaci di sintesi – che sono indispensabili – si possono affiancare alcune tipologie di tisane antidiabetiche, facendo sempre attenzione a non incorrere in effetti indesiderati o in interazioni non volute.
Di seguito sono riportate in sintesi alcune piante che trovano spesso applicazione nel trattamento del diabete, come tinture, tisane o componenti di capsule.
Eucalipto foglie (Eucaliptus globulus): l’eucalipto sembra agire come ipoglicemizzante per la presenza, tra i suoi componenti chimici, di polifenoli con effetto antiossidante, e di tannini capaci di impedire la digestione delle sostanze amilacee e ridurre la glicogenolisi nei tessuti.
Mirto (Myrtus communis): il mirto va ad agire come inibitore dell’alfa-glucosidasi; inibisce quindi l’azione dell’enzima intestinale che – trasformando gli zuccheri da complessi a semplici – permette l’assorbimento intestinale del glucosio.
Sambuco (Sambucus nigra): il sambuco è usato per le sue infiorescenze che, contenendo terpenoidi e fitosteroli (beta-sitosterolo), sembrano possedere un’azione insulino-stimolante.
Galega officinalis: la galega è una pianta conosciuta principalmente per la sua attività galattogena, ma anche ipoglicemizzante; quest’ultima deriverebbe dal potenziamento degli effetti dell’insulina, dalla riduzione della sintesi di glucosio epatico e dal rafforzamento della captazione periferica di glucosio da parte del muscolo. Della galega si usano come droga terapeutica i semi, che contengono il principio attivo galegina, un derivato guanidinico dotato della vera attività ipoglicemizzante; la galegina, alcaloide ipoglicemizzante, ha le stesse attività dei biguanidi di sintesi e presenta gli stessi effetti collaterali ma una maggiore tollerabilità: agisce a livello delle cellule alfa del pancreas inibendo la produzione di glucagone ed aumentando la sensibilità dei tessuti periferici all’insulina. Occorre sottolineare che la galega va usata sotto stretto controllo medico e che allo stato fresco può risultare tossica.
Opunzia (Opuntia streptacantha): l’opuntia è una pianta grassa originaria del Messico; si trova comunemente negli Stati Uniti ed è utilizzata in fitoterapia per i suoi cladodi, che nei loro tessuti spugnosi contengono lipidi, protidi, ma soprattutto polisaccaridi ad alto peso molecolare (pectine,cellulosa, xilosio ed acido galatturonico). E’ appunto alla frazione polisaccaridica, opuntia mannano, che si ascrivono le proprietà terapeutiche sfruttabili nella patologia diabetica: infatti i polisaccaridi adsorbono nutrienti, zuccheri e colesterolo nel lume intestinale; così facendo ne bloccano l’assorbimento.
Gimnema (Gymnema silvestre): pianta rampicante originaria dell’India e dell’Africa; la droga terapeutica è data dalle sue foglie, che contengono acidi gimnemici (acidi glicosidici), aminoacidi, colina, betaina, adenina ed ossido di trimetilamina. L’azione ipoglicemizzante è da ascrivere agli acidi gimnemici, che riducono l’assorbimento intestinale di glucosio e stimolano l’attività delle cellule beta pancreatiche nella produzione di insulina.
Ginseng americano (Panax quinquefolius): attenzione a non confonderlo con il Ginseng coreano,sebbene entrambe le tipologie contengano ginsenosidi e vengano usate in fitoterapia per le loro radici, o rizomi. Il ginseng americano, per la presenza di polisaccaridi e ginsenosidi, riduce l’assorbimento dei carboidrati, favorisce il rilascio di insulina ed aumenta la captazione tissutale del glucosio (un’ipotesi sembra essere quella di un aumento del numero di recettori per l’insulina).
CROMO E MAGNESIO: MINERALI PER L’EQUILIBRIO GLICEMICO
Il Cromo e il Magnesio sono due minerali essenziali che giocano un ruolo cruciale nel mantenimento dell’ equilibrio glicemico e nel controllo della glicemia, fattori fondamentali nella gestione del diabete. La loro importanza per la salute metabolica emerge con forza dalla ricerca scientifica, che ne ha esplorato gli effetti e le modalità d’uso per supportare le persone con diabete.
Il CROMO è un elemento traccia che interviene nel metabolismo dei carboidrati, facilitando l’azione dell’insulina e migliorando il controllo del glucosio nel sangue. La sua assunzione è particolarmente indicata per chi vive con il diabete di tipo 2, poiché può aiutare a ridurre la resistenza all’insulina. Gli studiosi hanno osservato come supplementi di cromo possano portare a una modesta diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue in persone con diabete, suggerendo dosaggi che variano generalmente tra i 200 e i 600 microgrammi al giorno , a seconda delle esigenze individuali e della formulazione del supplemento.
Il MAGNESIO , d’altra parte, è coinvolto in più di 300 reazioni enzimatiche nel corpo, molte delle quali influenzano direttamente il metabolismo del glucosio e la sensibilità all’insulina. Un adeguato apporto di magnesio può contribuire a migliorare la funzione insulinica e a prevenire le fluttuazioni dei livelli di zucchero nel sangue. La ricerca indica che bassi livelli di magnesio sono spesso associati a un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, evidenziando l’importanza di questo minerale nella dieta quotidiana. Il magnesio si trova in alimenti come verdure a foglia verde , noci , semi e cereali integrali , ma può essere anche assunto tramite integratori, con dosaggi consigliati che variano in base all’età, al sesso e alle condizioni di salute.
Integrare la dieta con cromo e magnesio, quindi, può essere una strategia utile per chi cerca di migliorare il controllo della glicemia attraverso metodi naturali. Tuttavia, è essenziale procedere sotto la guida di un professionista sanitario per evitare interazioni con altri farmaci e per assicurarsi che l’integrazione sia appropriata e sicura.
CANNELLA: PIÙ DI UNA SPEZIA
La cannella è riconosciuta non solo per il suo aroma distintivo ma anche per i suoi benefici nel supporto del controllo della glicemia , rendendola un complemento interessante per chi gestisce il diabete. Questa spezia millenaria, apprezzata in tutto il mondo per le sue proprietà culinarie, nasconde virtù che vanno oltre la cucina.
La ricerca ha evidenziato come la cannella possa influenzare positivamente la sensibilità all’insulina e aiutare a moderare i livelli di glucosio nel sangue. Questi effetti sono particolarmente rilevanti per le persone con diabete di tipo 2 , dove il corpo lotta per utilizzare l’insulina in modo efficace.
L’inserimento della cannella nella dieta quotidiana è semplice. Può essere aggiunta a bevande calde, spolverata su frutta e cereali, o utilizzata in varie ricette per arricchirne il sapore senza aggiungere zuccheri. La flessibilità di utilizzo della cannella permette di sfruttarne i benefici senza grandi sforzi o cambiamenti radicali alla dieta.
Nonostante le sue promettenti proprietà, è cruciale usare la cannella con moderazione . Esistono diverse varietà di cannella, e alcune possono contenere livelli significativi di cumarina, un composto che può essere nocivo se assunto in grandi quantità. La varietà di Ceylon è spesso consigliata per un uso più sicuro a lungo termine, grazie ai suoi bassi livelli di cumarina.
ALOE VERA: BENEFICI OLTRE LA PELLE
L’ Aloe Vera è rinomata non solo per i suoi effetti benefici sulla pelle ma anche per le sue proprietà salutari interne, particolarmente per il controllo del diabete . Questa pianta succulenta, usata da millenni nella medicina tradizionale, offre un tesoro di vantaggi che vanno ben oltre il trattamento di scottature e ferite cutanee.
Recenti studi hanno iniziato a rivelare il potenziale dell’aloe vera nel migliorare la sensibilità all’insulina e abbassare i livelli di zucchero nel sangue nelle persone affette da diabete di tipo 2. Questi effetti sono attribuiti ai fitochimici presenti nel gel di aloe vera, che aiutano a migliorare l’efficacia dell’insulina prodotta dal corpo e a ridurre la glicemia.
L’utilizzo dell’ aloe vera per il controllo del diabete può avvenire in diverse forme. Alcuni preferiscono consumare il gel direttamente dalla foglia della pianta, mentre altri optano per succhi o integratori che contengono estratto di aloe vera. È importante, però, assicurarsi della qualità e della purezza del prodotto scelto, poiché la presenza di aloina, un composto trovato nella corteccia esterna della foglia, può causare effetti collaterali se assunto in grandi quantità.
La dose ottimale di aloe vera non è ancora stata definita chiaramente, e varia in base alla forma del prodotto e alle condizioni individuali. Tuttavia, la ricerca suggerisce che dosi moderate possono fornire benefici senza causare effetti indesiderati significativi. L’aloe vera rappresenta un’opzione naturale promettente per coloro che cercano di migliorare la gestione del loro diabete. Con le giuste precauzioni e sotto la guida di un professionista della salute, l’integrazione di questo antico rimedio nel controllo del diabete può offrire un supporto prezioso nel percorso verso il benessere.
I BENEFICI del CBD per il diabete di tipo 2
Il CBD, un composto della cannabis che non produce effetti psicoattivi, ha mostrato un potenziale significativo in questo ambito. Basandoci sui risultati di questo studio , il CBD sembra essere molto prezioso nel trattamento del diabete e delle sue complicazioni, essendo capace di migliorare il funzionamento delle cellule del pancreas, ridurre l’infiammazione in quest’organo e potenziare la resistenza all’insulina. Il CBD non solo offre un’azione di prevenzione per le complicanze del diabete ma si dimostra anche terapeuticamente valido per le complicanze già manifestate, migliorando la funzionalità degli organi colpiti. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori ricerche per confermare la sicurezza e l’efficacia del CBD. È importante riconoscere che l’applicazione clinica del CBD nel trattamento del diabete e delle sue complicanze necessita di ulteriori approfondimenti.
Un altro studio pilota, randomizzato, in doppio cieco, e controllato con placebo, ha esaminato gli effetti del CBD e del THCV (tetraidrocannabivarina: cannabinoide minore presente nella cannabis, che contrasta l’attività del recettore CB1 attivando allo stesso tempo il recettore CB2.) sui parametri glicemici e lipidici in pazienti con diabete di tipo 2 non trattati con insulina. Nello specifico, questo studio ha coinvolto 62 soggetti randomizzati in cinque gruppi di trattamento:
I risultati hanno mostrato che, rispetto al placebo, il THCV ha significativamente diminuito la glicemia a digiuno e migliorato la funzione delle cellule beta pancreatiche, oltre ad aumentare i livelli di adiponectina e apolipoproteina A, sebbene il colesterolo HDL non sia stato influenzato. Al contrario, il CBD ha ridotto i livelli di resistina e aumentato quelli del peptide insulinotropico dipendente dal glucosio rispetto alla linea di base, ma non rispetto al placebo. Sia il CBD che il THCV sono stati ben tollerati.
Questi risultati suggeriscono che il THCV potrebbe rappresentare un nuovo agente terapeutico nel controllo glicemico in soggetti con diabete di tipo 2. Tuttavia, è importante notare che la ricerca è ancora in una fase preliminare e che ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e per comprendere meglio il potenziale del CBD e del THCV nel trattamento del diabete di tipo 2.
Per approfondimenti, puoi consultare lo studio pubblicato su Diabetes Care e su PubMed :
- Efficacy and Safety of Cannabidiol and Tetrahydrocannabivarin on Glycemic and Lipid Parameters in Patients With Type 2 Diabetes ??.
- PubMed ??.
Nell’area metabolica per molti funghi è stata descritta un’azione terapeutica sul controllo della glicemia, dell’ipercolesterolemia, dell’ipertrigliceridemia, dell’ipertensione e del diabete 2. Tali effetti sono stati correlati alla presenza di fibre e polisaccaridi (beta-glucani), ma nel tempo gli studi scientifici hanno dimostrato un’azione ben più profonda e articolata orientata al recupero della salute effettuata da numerose altre molecole bioattive in essi contenute. Per molti funghi è stata infatti dimostrata azione antitumorale, antivirale, antitrombotica, anti-ipertensiva, di controllo della glicemia, di miglioramento della memoria e della concentrazione e anti-aging.
Tra i funghi più studiati per la sindrome metabolica e il diabete 2 vi sono la Grifola frondosa o Maitake e il Coprinus comatus, ma si sono dimostrati molto utili anche l’Agaricus blazei Murrill, il Ganoderma lucidum (Reishi), l’Auricularia auricula judae e il Cordyceps sinensis.
Maggiori informazioni alla pagina dedicata del sito: //www.erboristeriarcobaleno.it/glicemia/