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Colostro

Il Colostro è una speciale sostanza secreta dalle ghiandole mammarie di tutti i mammiferi al momento della montata lattea. E’ un liquido straordinario che contiene una sorprendente molteplicità di sostanze attive che possono essere divise in due gruppi principali: i cosiddetti fattori immunitari quelli definiti fattori di crescita.


Il colostro contiene inoltre vitamine, in particolare la vitamina A , la E , la B12 ma anche tracce di vit. D e la provitamina A (betacarotene). Per quanto riguarda i minerali è ricco di Zolfo. Lo Zolfo, come è noto, è importante per la riparazione dei tessuti e la sintesi del collagene. Inoltre il ferro presente nel colostro, grazie alla presenza di lattoferrina, è particolarmente assorbibile.


L’assunzione di colostro contribuisce ad incrementare lo stato di salute ed il benessere nei soggetti sani, ed a favorire la guarigione in quelli malati, debilitati od immunodepressi. Il colostro promuove una rapida cicatrizzazione delle mucose intestinali lese ristabilendone l’integrità.



Le principali sostanze attive del colostro:
Le immunoglobuline Ig sono i principali fattori immunitari presenti nel colostro bovino.
Chiamati anche anticorpi servono al nostro organismo per neutralizzare le tossine, virus e batteri presenti nel sistema linfatico e circolatorio. Sono grosse molecole proteiche costituite da centinaia di aminoacidi.


Le IgG incrementano la fagocitosi diretta alla neutralizzazione delle tossine (80-85% del totale degli anticorpi del siero). IgG 23% garantisce la presenza significativa di immunoglobuline G attive PER TUTTO IL SISTEMA IMMUNITARIO.
I fattori immunitari sono quelle sostanze che sono in grado di aiutare il nostro organismo a difendersi dalle aggressioni di agenti esterni più disparati (virus, batteri, funghi, protozoi, etc). Tra i fattori più importanti ci sono le immunoglobuline (le principali sostanze attive del colostro) la prolina, la lattoferrina(un potente antibatterico naturale) le citochine(agenti anticancerogeni) alcuni enzimi.


La lattoferrina è una proteina in grado di legare il ferro e possiede notevoli proprietà antivirali, antinfiammatorie ed antibatteriche. Essa è in grado di difendere il corpo dalla candidosi, dalla sindrome di affaticamento cronico, dall’herpes e dalle altre infezioni. La dinamica della lattoferrina è molto singolare, essendo in grado contemporaneamente di annientare i batteri e di rifornire di ferro il nostro corpo.
La lattoferrina in pratica toglie il ferro ai batteri, impedendo loro di riprodursi per renderlo disponibile alle nostre funzioni, prima fra tutte il rifornimento di ossigeno a tutte le nostre cellule.


Le citochine (agenti anticancerogeni) sono coinvolte nella comunicazione tra le cellule del nostro corpo. Esse possiedono attività antivirale ed antitumorale ed intensificano la durata della risposta immunitaria. Una di loro la interleuchina è un potente antinfiammatorio utile alle persone affette da artrite o da disordini di tipo infiammatorio. Un altro interleuchina è stato utilizzato per il trattamento di alcune forme di cancro.


LATTOFERRINA
La lattoferrina (o lattotransferrina) è una glicoproteina ad azione antimicrobica e ferro-trasportatrice. Nota ormai da tempo (scoperta da Sorensen e Sorensen nel latte vaccino nel 1939), è stata recentemente rivalutata per le sue proprietà antiossidanti, immunomodulatrici ed antinfettive.
Tipica del latte, come il nome stesso fa intuire, la lattoferrina è presente anche in varie secrezioni mucose, come lacrime e saliva. Più abbondante nel colostro rispetto al latte di transizione e di mantenimento, la lattoferrina è inoltre tipica dei granulociti neutrofili, cellule immunitarie con funzioni di difesa da infezioni batteriche e fungine. Le proprietà antimicrobiche della lattoferrina sono principalmente dovute alla capacità di legare il ferro, sottraendolo al metabolismo di quelle specie batteriche – come l’Escherichia coli – che dipendono da esso per la propria moltiplicazione e adesione alla mucosa intestinale (effetto batteriostatico); ha inoltre un’azione antibatterica diretta (battericida), grazie alla capacità di ledere gli strati più esterni della membrana cellulare (LPS) di alcune specie batteriche GRAM negative. Non è quindi un caso che la lattoferrina venga sfruttata anche dall’industria alimentare per trattare le carcasse di manzo e proteggerle dalla contaminazione batterica di superficie. Similmente, non è casuale nemmeno il fatto che la lattoferrina si concentri a livello di molte mucose, che per definizione sono quegli strati di cellule che tappezzano la superficie interna delle cavità e dei canali dell’organismo comunicanti con l’esterno, e come tali esposti agli attacchi dei patogeni.


L’effetto antivirale della lattoferrina è relazionato alla sua capacità di legarsi ai glicosamminoglicani della membrana plasmatica, prevenendo l’ingresso del virus e bloccando l’infezione sul nascere; tale meccanismo è apparso efficace contro l’Herpes Simplex, i citomegalovirus, e l’HIV.
Esistono anche evidenze circa un possibile ruolo della lattoferrina come agente antitumorale, dimostrato in numerose occasioni su tumori chimicamente indotti in ratti da laboratorio.
La capacità della lattoferrina di legare lo ione ferrico (Fe3+) è due volte superiore alla transferrina, la principale proteina plasmatica deputata al trasporto del ferro nel torrente circolatorio (entrambe fanno parte della stessa famiglia di proteine – dette transferrine – capaci di legare e trasferire ioni Fe3+). Ogni molecola di lattoferrina può legare a sé due ioni ferrici ed in base a tale saturazione può esistere in tre forme distinte: apolattoferrina (priva di ferro), lattoferrina monoferrica (legata ad un solo ione ferrico) e ololattoferrina (che lega a sé due ioni ferrici). L’attività della proteina viene mantenuta anche in ambienti acidi ed in presenza degli enzimi proteolitici, inclusi quelli secreti dai microorganismi.


Come anticipato, il primo latte che la donna produce dopo il parto, il colostro, è particolarmente ricco di lattoferrina, che favorisce lo sviluppo di batteri intestinali benefici, aiutando il piccolo a debellare i patogeni responsabili delle gastroenteriti (coliche del neonato). Con il passare dei giorni la quantità di lattoferrina si riduce, parallelamente allo sviluppo delle difese immunitarie del piccolo. Questo è il motivo per cui le concentrazioni di lattoferrina nel latte vaccino sono piuttosto variabili (le mucche vengono munte molto a lungo dopo la nascita del vitello).



ALCUNI DATI: concentrazione di lattoferrina nel plasma venoso umano: 0.12 µg/ml; concentrazione di lattoferrina nel colostro umano: 3.1-6.7 mg/ml; lattoferrina nel latte umano: 1.0-3.2 mg/ml; lattoferrina nel latte vaccino: molto variabile, in letteratura da 1.15 µg/ml a 485.63 µg/ml.


Nel bambino la lattoferrina è anche un’importante fonte di ferro e ne facilita l’assorbimento. Il ferro è l’unico minerale presente nel latte materno in quantità inferiori rispetto ai fabbisogni del lattante; tale deficit viene comunque colmato dalle scorte accumulate durante la vita fetale (il latte materno è senza dubbio l’alimento più raccomandabile per il neonato, in quanto fornisce tutti gli elementi nutritivi ma soprattutto li contiene nelle giuste proporzioni).


La capacità della lattoferrina di legare il ferro ne suggerisce anche un possibile ruolo come agente antiossidante. Sequestrando il ferro in eccesso, impedisce infatti che questo produca i ben noti effetti pro-ossidanti (Fe2+ + H2O2 ? Fe3+ + OH· + OH).
Recenti studi hanno ascritto alla lattoferrina proprietà promotrici sull’attività degli osteoblasti e dei condrociti, cellule rispettivamente deputate alla produzione di tessuto osseo e cartilagineo.


In diagnostica, le concentrazioni di lattoferrina nelle feci possono essere valutate per ricercare la presenza di malattie infiammatorie intestinali, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Queste patologie, infatti, si accompagnano tipicamente ad un aumento della lattoferrina fecale.


Discreta è la mole di studi sulle proprietà immunomodulanti della lattoferrina in modelli umani ed animali. Da molti di questi studi si evince come la lattoferrina sia dotata di interessanti proprietà antinfettive, immunomodulatorie e promotrici di una corretta ecologia intestinale. Durante le terapie antibiotiche, la lattoferrina può da un lato aumentare la suscettibilità dei batteri alla terapie farmacologiche e dall’altro, in sinergia con i probiotici, promuovere la crescita di ceppi batterici intestinali benefici (Lactobacillus o Bifidobacterium) che dipendono meno dalla disponibilità di ferro. Ovviamente una simile strategia terapeutica può essere adottata solo ed esclusivamente previo specifico consiglio medico.


Le numerose proprietà del colostro bovino possono esplicarsi a pieno solo se i componenti attivi arrivano intatti nell’intestino. Questo organo infatti riveste un ruolo di fondamentale importanza per l’espletamento della funzione immunitaria, essendo la sede ove in linea generale gli agenti patogeni iniziano ad esercitare la loro azione negativa. E’ nel tratto intestinale che si giocano dunque gran parte delle strategie difensive del nostro corpo, non soltanto ad opera del sistema immunitario, ma anche della flora pro biotica. L’adesione alle pareti della superficie mucosa dell’intestino rappresenta nell’80% dei casi il primo passo per l’insorgenza delle patologie.


Un recente studio ha dimostrato come le immunoglobuline presenti nel colostro bovino, anche grazie alla contemporanea presenza di sostanze protettrici (glicoproteine) ed inibitori enzimatici (inibitori triptici), possano resistere agli attacchi degli enzimi presenti nel nostro apparato digerente per arrivare intatte nell’intestino dove esercitano la loro azione preventiva nei confronti della colite e di alcune forme di diarrea (quali quelle ad esempio provocate dal Clostridium difficile).


Approfondimento specialistico


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