Il cane corso da difesa personale nella storia
IL CANE CORSO COME GUARDIA DEL CORPO NELLA STORIA
Quando si cerca qualche notizia sul Cane Corso la caratteristica che emerge subito è la sua natura di combattente. Leggiamo come i legionari romani lo portavano in battaglia per assalire i poveri barbari. Non so quanto sia vera questa favola ma è vero comunque che si tratta di un cane da presa capace di affrontare avversari formidabili come tori, cinghiali, orsi e altro ancora. Questa natura viene da alcuni interpretata come ferocia cieca, e il Cane Corso si trova a volte messo tra le razze pericolose. Ma il suo temperamento di combattente senza paura non può essere equiparato a una mordacità indiscriminata. In verità, il Corso è un cane calmo e pacioso, felice di vivere in famiglia. Gli antichi ritenevano il cane da presa (il “Cane Indiano”), di cui il nostro è un tipico rappresentante, un incrocio con la tigre. Tale idea, che tra parentesi è molto difficile da bere, si ispira al suo temperamento felino. Come il gatto il corso ama stare disteso su un giaciglio morbido nel caldo della casa, possibilmente accanto al padrone. Ma poi, come la tigre, diventa una macchina bellica quando si scatena, sempre comunque a ragion veduta. E poi c’è il manto tigrato che ricorda la tigre. Nei cani il manto tigrato è una esclusiva del molossoide/cane da presa, e gli altri come i levrieri occidentali a volte tigrati tradiscono un’influenza del primo.
La condizione sognata dal Cane Corso è di stare sempre accanto al padrone. È da tenere da solo senza altri cani attorno; la sua natura straordinaria non viene valorizzata se deve stare lunghe ore da solo in un recinto o in giardino. Se te lo tieni sempre accanto da quando è cucciolo imparerà a leggerti nel pensiero. Gli aneddoti che ho potuto raccogliere rivelano una empatia quasi sovrannaturale.Come si spiega, altrimenti, il seguente episodio.
L'ambientazione dell'accaduto è un tipico borgo rurale della Capitanata di qualche decennio fà e la scena si apre con il nostro personaggio in preda ad una profonda agitazione che lo tormenta da giorni. Ha subito un torto e non se ne da pace. Non mi ricordo la natura di questo affronto ma si trattava sicuramente delle solite questioni che creano inestinguibili rancori: spartizioni di eredità, debiti, sconfinamenti di bestiame e simili. L'uomo non dorme, è avvinto dall’ira profonda, ed il suo volto è nero. A un certo punto non ce la fa più, si alza dal letto e va con la mente ottenebrata verso lo stanzino dove tiene appeso il fucile da caccia. Ha deciso, non c'è altra via d'uscita che quella di scaricare le due canne in pieno petto al suo nemico. Ma ora cosa fà Tigrò? Il cane corso che è sempre stato lì vicino silenzioso e pensoso a guardare in volto il padrone, ora si alza di scatto e si mette tra l'uomo ed il fucile. Togliti di mezzo Tigrò! Ma un sordo ringhio ed uno sguardo ammonitore è la risposta. L'uomo ancora non capisce ed il cane mostra i denti. L'uomo esita, l'orgasmo comincia a dissiparsi, ed è ormai passata. Il personaggio non si stancò mai di raccontare come il suo Tigrò gli avesse impedito di compiere un gesto che gli avrebbe rovinato per sempre la vita. Cosa avrà capito il cane; come si spiega il suo comportamento? Mah.
La straordinaria empatia messa in risalto dal suddetto episodio non è una prerogativa del solo Cane Corso ma di tutta la categoria dei molossoidi/cani da presa alla quale appartiene. Riporto qui di seguito delle testimonianze che nello specifico non fanno riferimento alla nostra razza ma che sono altrettanto illustrative del suo carattere.
Il Dr Caius nel suo famoso trattato “Of British Dogs” del 1570 così discorre. “I mastini (mastiffs) hanno il pregio di amare i loro padroni e di odiare i loro nemici. E di proteggerli nei loro viaggi dai briganti, conservandoli sani e salvi, per cui si potrebbero chiamare Difensori. E se accade che il padrone viene ucciso perché assalito da una schiera troppo numerosa, si è visto che il mastiff non abbandona il suo corpo, soffrendo per giorni la fame e il freddo. Se gli capita cercherà di uccidere l’assassino o comunque indicarlo alla gente abbaiandogli contro e attaccandolo.”
Cito un’altra fonte antica a dimostrare come l’istinto violento e combattivo del cane da presa si esplica sempre in modo controllato e controllabile
William Harrison nel suo “Description of England” del 1586 racconta che “alcuni mastini (mastiffs) sono pericolosi solo di notte; quelli poi che girano liberi per casa durante il giorno si prestano ai giochi dei bambini, lasciandosi salire sul dorso. Alcuni sono talmente gelosi che se uno sconosciuto vorrebbe abbracciare o toccare i bambini verrebbe assalito furiosamente. Quello che avevo non permetteva ad alcuno di varcare il cancello senza prima avere depositato le armi. Oppure, se punivo i miei figli il cane veniva e mi toglieva con garbo la bacchetta dalle mani.”
Nella edizione di J. F. Gmelin del Systema Naturae di Linneo (1788-9), voll.1 & 2 tradotti da Robert Kerr (1792), troviamo il seguente brano. “Ci sono dei mastini (mastiffs) che permettono ad un estraneo di entrare nel luogo sorvegliato, seguendolo dappertutto tranquillamente. Ma se cerca di toccare qualcosa o di andarsene via lo avvisa prima con un leggero brontolio e se non capisce usa mezzi più duri. Ma anche in questo caso si limita a bloccarlo senza morderlo anche per delle ore finché non viene a salvarlo il padrone.”
Io stesso posso per conoscenza diretta posso confermare questo modo di agire del nostro cane. Un amico che alleva vacche da latte lascia il suo cane corso di muoversi libero per l’azienda affinché abbia agio di svolgere il suo mestiere. Se capita un visitatore il cane viene subito a controllare ma senza truculenza. Anzi, si lascia accarezzare. Tuttavia, fa capire al visitatore che non è libero di andare dove vuole. Se si avvicina all’ingresso della stalla il cane gli si para davanti e gli manda un messaggio chiaro e tondo. Se nel frattempo arriva il padrone allora tutto è consentito.
Nel caso poi di una vera e propria aggressione non è una azione ad oltranza ma si ferma al primo stadio. Posso descrivere due episodi realmente avvenuti in tempi recenti. Nel primo la futura vittima decide un giorno di andare a trovare un amico. Costui viveva in una casa con un grande cortile dove teneva diversi corsi ognuno nel proprio recinto. Arrivato al cancello l’amico chiama per farsi aprire ma nessuno risponde; era la controra e forse si era in riposo postprandiale. Dopo un pò l’uomo si spazientisce e decide di entrare comunque. Guarda bene attraverso le sbarre, vede che i cani sono tutti chiusi, infila la mano, apre il cancello ed entra. In un istante gli arriva addosso una massa scura. Si trattava del corso personale del padrone di casa per cui era lasciato libero. Non si era fatto vedere ma aveva tenuto d’occhio l’uomo al cancello e come d’uso era partito senza avviso. Per fortuna il visitatore conosceva i suoi cani. Con il cane che lo tirava per il braccio l’uomo fa la mossa giusta e si accovaccia immobile. Anche il cane si ferma pur tenendo sempre stretta la morsa, e così sospesi nell’azione attendono. Finalmente, dopo un lasso di tempo che all’uomo è parso eterno, il padrone di casa appare sulla porta dell’abitazione. Mortificato per il suo amico, con una parola lo liberò. Il cane ora divenne cordiale e tranquillo. Nell’altro episodio di aggressione il corso buttò a terra l’intruso e lo tenne fermo aggrappandolo per la camicia per due ore prima di essere soccorso. È da notare che in ambedue casi l’azione del cane si ferma appena bloccato l’avversario, sempre che costui non si agiti provocando necessariamente ulteriori reazioni.
Bartolomeo Pinelli (1761-1835), il famoso artista che raffigurò nelle sue opere la vita popolare romana possedeva un Cane Corso che lo accompagnava sempre, specialmente per difenderlo dai cani dei pastori quando usciva fuori città. Il Gesner lo diceva che il “Kursshund” è molto diffuso a Roma!
Da queste testimonianze storiche possiamo quantificare l'importanza rivestita dal Cane Corso Italiano, oltre che come "cane" nel senso stretto del termine anche come vero e proprio cimelio storico emblema della cultura italiana, che solo l'ignoranza e l'esterofilia potevano portare sull'orlo dell'estinzione.