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Le reazioni del disoccupato

Le reazioni che si succedono nell'individuo all'evento "disoccupazione" sono di vario tipo. Non si osserva infatti un andamento lineare bensì un'evoluzione secondo il periodo in cui vengono osservati. Sono state descritte numerose fasi che possono essere riassunte in quello che viene chiamato "ciclo di adattamento".

a. la fase immediatamente successiva all'inizio della disoccupazione è caratterizzata da uno "shock" o da "immobilismo" durante la quale la persona è sopraffatta dall'evento;

b. successivamente l'individuo cerca di "minimizzare" quanto avvenuto; si tratta di una fase chiamata "ottimistica", accompagnata da sensazioni di "alleggerimento" per il fatto di non doversi recare quotidianamente al lavoro;

c. dopo pochi mesi subentra però una fase "depressiva" (fase "pessimistica") nella quale sono presenti anche sentimenti di "rabbia" e di "ribellione", e che porta ad una perdita di autostima fino ad arrivare ad un esaurimento della capacità di reazione;

d. segue una fase di "fatalismo" ed "apatia" nella quale prevale una reazione di "razionalizzazione" e di "adattamento" alla nuova realtà.

Esiste anche una fase "anticipatoria" nella quale i sintomi sono legati alla minaccia della disoccupazione.

I decorsi individuali possono variare rispetto a questo modello, che si rivela però utile per meglio comprendere i vissuti personali ed individuare reazioni chiaramente abnormi e fonti di ulteriori patologie.

Strategie di adattamento negative
1. I sensi di colpa come difesa nei confronti della propria impotenza Regolarmente si riscontra fra chi è disoccupato la ricerca del "perché" di questa situazione. Non è raro che la causa venga individuata nei comportamenti assunti o nei tratti di personalità: "Siccome non sono stato abbastanza gentile o non sono stato capace di adattarmi non mi hanno voluto". In questo modo ci si attribuisce un'influenza su quanto avvenuto ben maggiore della realtà, reagendo al senso di impotenza di fronte a quanto sta avvenendo. Il rischio è la perdita dell'autostima e la vergogna.

2. Il "sabotaggio" preventivo come protezione dalla delusione Si ha a volte l'impressione che, dopo un lungo periodo di disoccupazione, la persona alla ricerca di un lavoro "provochi" il fallimento dei vari tentativi. Dopo aver inoltrato numerose richieste l'atteggiamento di fondo è quello di chi si dice "Non ha nessun senso, continuo a presentarmi per nuovi posti ma ad ogni modo mi rifiuteranno sempre." E spesso queste profezie si confermano. In questo modo ci si protegge dalla delusione, dalla frustrazione di rifiuti ripetuti.

3. La negazione della realtà In queste situazioni la gravità della situazione è minimizzata, tutto sembra facile, e nulla è cambiato rispetto alla situazione di occupazione, anzi "si sta meglio!". A breve termine questa modalità di adattamento può essere positiva, ma con il passare del tempo impedisce di affrontare realisticamente i problemi e di adottare comportamenti e decisioni che il contesto richiede.