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La condizione del disoccupato
Numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l'esperienza della disoccupazione possa incidere sullo stato di salute psicofisica, aggravando stati patologici e favorendo l'insorgere di disturbi di vario tipo. Infatti, le conseguenze della disoccupazione sulla salute, che spaziano dal campo psico-sociale a quello delle dipendenze fino alle malattie cronico-degenerative, toccano sia il piano economico (reinserimento compromesso, aumento dei costi sociali, ecc.) sia quello sociale colpendo direttamente le persone che stanno attorno al disoccupato in particolare la famiglia. In questo caso p.es., i figli subiscono non solo le conseguenze legate all'abbassamento del livello di vita ma anche le ripercussioni a livello di rapporti familiari. Facendo una ricognizione delle soluzioni ipotizzate per arginare i danni causati dalla disoccupazione emergono gli sforzi volti al reinserimento professionale (riqualifica, tecniche di ricerca di impiego o programmi di orientamento), mentre pochissime sono oggi le altre soluzioni messe in opera mirate al sostegno del disoccupato in quanto "persona in un momento di crisi" (quindi mirate alla riduzione dei rischi con un approccio preventivo) e non solo come "lavoratore alla ricerca di un impiego". Infatti, anche se oggi il disoccupato è una figura meno anomala rispetto agli anni passati, la perdita dello status di lavoratore comporta ancora conseguenze difficili per l'individuo, soprattutto a livello della sua identità. Questa perdita costituisce una minaccia per l'integrità dell'immagine di sé, poiché è attraverso questa condizione che l'identità di un individuo si costruisce, s'afferma e si mantiene. Privato del reddito e dell'identità di una professione, il disoccupato si sente in basso alla scala gerarchica sociale. Assumere il ruolo del "perdente" costretto a dipendere dagli altri domandando le indennità allo Stato e talvolta a subire, con sentimenti di vergogna, i sospetti altrui di oziosità, è umiliante e a volte intollerabile. Questa difficile situazione provoca un grande stress, spesso seguito e accompagnato da sintomi psichici, fisici e dall'adozione di comportamenti a rischio. Molte sono le persone che perdendo il lavoro assumono comportamenti a rischio: si constata soprattutto un aumento del consumo di tabacco e di alcol e si accentua l'uso di medicinali; in alcuni studi si è riscontrata una tendenza ad ingrassare presso gli uomini disoccupati. La situazione economica sempre più precaria, la vergogna di essere in disoccupazione, i sentimenti di inutilità e di colpevolezza provocano un isolamento sociale progressivo che può condurre anch'esso alla depressione e potrebbe essere anche fonte di comportamenti a rischio.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.
Numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l'esperienza della disoccupazione possa incidere sullo stato di salute psicofisica, aggravando stati patologici e favorendo l'insorgere di disturbi di vario tipo. Infatti, le conseguenze della disoccupazione sulla salute, che spaziano dal campo psico-sociale a quello delle dipendenze fino alle malattie cronico-degenerative, toccano sia il piano economico (reinserimento compromesso, aumento dei costi sociali, ecc.) sia quello sociale colpendo direttamente le persone che stanno attorno al disoccupato in particolare la famiglia. In questo caso p.es., i figli subiscono non solo le conseguenze legate all'abbassamento del livello di vita ma anche le ripercussioni a livello di rapporti familiari. Facendo una ricognizione delle soluzioni ipotizzate per arginare i danni causati dalla disoccupazione emergono gli sforzi volti al reinserimento professionale (riqualifica, tecniche di ricerca di impiego o programmi di orientamento), mentre pochissime sono oggi le altre soluzioni messe in opera mirate al sostegno del disoccupato in quanto "persona in un momento di crisi" (quindi mirate alla riduzione dei rischi con un approccio preventivo) e non solo come "lavoratore alla ricerca di un impiego". Infatti, anche se oggi il disoccupato è una figura meno anomala rispetto agli anni passati, la perdita dello status di lavoratore comporta ancora conseguenze difficili per l'individuo, soprattutto a livello della sua identità. Questa perdita costituisce una minaccia per l'integrità dell'immagine di sé, poiché è attraverso questa condizione che l'identità di un individuo si costruisce, s'afferma e si mantiene. Privato del reddito e dell'identità di una professione, il disoccupato si sente in basso alla scala gerarchica sociale. Assumere il ruolo del "perdente" costretto a dipendere dagli altri domandando le indennità allo Stato e talvolta a subire, con sentimenti di vergogna, i sospetti altrui di oziosità, è umiliante e a volte intollerabile. Questa difficile situazione provoca un grande stress, spesso seguito e accompagnato da sintomi psichici, fisici e dall'adozione di comportamenti a rischio. Molte sono le persone che perdendo il lavoro assumono comportamenti a rischio: si constata soprattutto un aumento del consumo di tabacco e di alcol e si accentua l'uso di medicinali; in alcuni studi si è riscontrata una tendenza ad ingrassare presso gli uomini disoccupati. La situazione economica sempre più precaria, la vergogna di essere in disoccupazione, i sentimenti di inutilità e di colpevolezza provocano un isolamento sociale progressivo che può condurre anch'esso alla depressione e potrebbe essere anche fonte di comportamenti a rischio.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.
Numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l'esperienza della disoccupazione possa incidere sullo stato di salute psicofisica, aggravando stati patologici e favorendo l'insorgere di disturbi di vario tipo. Infatti, le conseguenze della disoccupazione sulla salute, che spaziano dal campo psico-sociale a quello delle dipendenze fino alle malattie cronico-degenerative, toccano sia il piano economico (reinserimento compromesso, aumento dei costi sociali, ecc.) sia quello sociale colpendo direttamente le persone che stanno attorno al disoccupato in particolare la famiglia. In questo caso p.es., i figli subiscono non solo le conseguenze legate all'abbassamento del livello di vita ma anche le ripercussioni a livello di rapporti familiari. Facendo una ricognizione delle soluzioni ipotizzate per arginare i danni causati dalla disoccupazione emergono gli sforzi volti al reinserimento professionale (riqualifica, tecniche di ricerca di impiego o programmi di orientamento), mentre pochissime sono oggi le altre soluzioni messe in opera mirate al sostegno del disoccupato in quanto "persona in un momento di crisi" (quindi mirate alla riduzione dei rischi con un approccio preventivo) e non solo come "lavoratore alla ricerca di un impiego". Infatti, anche se oggi il disoccupato è una figura meno anomala rispetto agli anni passati, la perdita dello status di lavoratore comporta ancora conseguenze difficili per l'individuo, soprattutto a livello della sua identità. Questa perdita costituisce una minaccia per l'integrità dell'immagine di sé, poiché è attraverso questa condizione che l'identità di un individuo si costruisce, s'afferma e si mantiene. Privato del reddito e dell'identità di una professione, il disoccupato si sente in basso alla scala gerarchica sociale. Assumere il ruolo del "perdente" costretto a dipendere dagli altri domandando le indennità allo Stato e talvolta a subire, con sentimenti di vergogna, i sospetti altrui di oziosità, è umiliante e a volte intollerabile. Questa difficile situazione provoca un grande stress, spesso seguito e accompagnato da sintomi psichici, fisici e dall'adozione di comportamenti a rischio. Molte sono le persone che perdendo il lavoro assumono comportamenti a rischio: si constata soprattutto un aumento del consumo di tabacco e di alcol e si accentua l'uso di medicinali; in alcuni studi si è riscontrata una tendenza ad ingrassare presso gli uomini disoccupati. La situazione economica sempre più precaria, la vergogna di essere in disoccupazione, i sentimenti di inutilità e di colpevolezza provocano un isolamento sociale progressivo che può condurre anch'esso alla depressione e potrebbe essere anche fonte di comportamenti a rischio.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.
Numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l'esperienza della disoccupazione possa incidere sullo stato di salute psicofisica, aggravando stati patologici e favorendo l'insorgere di disturbi di vario tipo. Infatti, le conseguenze della disoccupazione sulla salute, che spaziano dal campo psico-sociale a quello delle dipendenze fino alle malattie cronico-degenerative, toccano sia il piano economico (reinserimento compromesso, aumento dei costi sociali, ecc.) sia quello sociale colpendo direttamente le persone che stanno attorno al disoccupato in particolare la famiglia. In questo caso p.es., i figli subiscono non solo le conseguenze legate all'abbassamento del livello di vita ma anche le ripercussioni a livello di rapporti familiari. Facendo una ricognizione delle soluzioni ipotizzate per arginare i danni causati dalla disoccupazione emergono gli sforzi volti al reinserimento professionale (riqualifica, tecniche di ricerca di impiego o programmi di orientamento), mentre pochissime sono oggi le altre soluzioni messe in opera mirate al sostegno del disoccupato in quanto "persona in un momento di crisi" (quindi mirate alla riduzione dei rischi con un approccio preventivo) e non solo come "lavoratore alla ricerca di un impiego". Infatti, anche se oggi il disoccupato è una figura meno anomala rispetto agli anni passati, la perdita dello status di lavoratore comporta ancora conseguenze difficili per l'individuo, soprattutto a livello della sua identità. Questa perdita costituisce una minaccia per l'integrità dell'immagine di sé, poiché è attraverso questa condizione che l'identità di un individuo si costruisce, s'afferma e si mantiene. Privato del reddito e dell'identità di una professione, il disoccupato si sente in basso alla scala gerarchica sociale. Assumere il ruolo del "perdente" costretto a dipendere dagli altri domandando le indennità allo Stato e talvolta a subire, con sentimenti di vergogna, i sospetti altrui di oziosità, è umiliante e a volte intollerabile. Questa difficile situazione provoca un grande stress, spesso seguito e accompagnato da sintomi psichici, fisici e dall'adozione di comportamenti a rischio. Molte sono le persone che perdendo il lavoro assumono comportamenti a rischio: si constata soprattutto un aumento del consumo di tabacco e di alcol e si accentua l'uso di medicinali; in alcuni studi si è riscontrata una tendenza ad ingrassare presso gli uomini disoccupati. La situazione economica sempre più precaria, la vergogna di essere in disoccupazione, i sentimenti di inutilità e di colpevolezza provocano un isolamento sociale progressivo che può condurre anch'esso alla depressione e potrebbe essere anche fonte di comportamenti a rischio.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.
Numerosi studi hanno messo in evidenza quanto l'esperienza della disoccupazione possa incidere sullo stato di salute psicofisica, aggravando stati patologici e favorendo l'insorgere di disturbi di vario tipo. Infatti, le conseguenze della disoccupazione sulla salute, che spaziano dal campo psico-sociale a quello delle dipendenze fino alle malattie cronico-degenerative, toccano sia il piano economico (reinserimento compromesso, aumento dei costi sociali, ecc.) sia quello sociale colpendo direttamente le persone che stanno attorno al disoccupato in particolare la famiglia. In questo caso p.es., i figli subiscono non solo le conseguenze legate all'abbassamento del livello di vita ma anche le ripercussioni a livello di rapporti familiari. Facendo una ricognizione delle soluzioni ipotizzate per arginare i danni causati dalla disoccupazione emergono gli sforzi volti al reinserimento professionale (riqualifica, tecniche di ricerca di impiego o programmi di orientamento), mentre pochissime sono oggi le altre soluzioni messe in opera mirate al sostegno del disoccupato in quanto "persona in un momento di crisi" (quindi mirate alla riduzione dei rischi con un approccio preventivo) e non solo come "lavoratore alla ricerca di un impiego". Infatti, anche se oggi il disoccupato è una figura meno anomala rispetto agli anni passati, la perdita dello status di lavoratore comporta ancora conseguenze difficili per l'individuo, soprattutto a livello della sua identità. Questa perdita costituisce una minaccia per l'integrità dell'immagine di sé, poiché è attraverso questa condizione che l'identità di un individuo si costruisce, s'afferma e si mantiene. Privato del reddito e dell'identità di una professione, il disoccupato si sente in basso alla scala gerarchica sociale. Assumere il ruolo del "perdente" costretto a dipendere dagli altri domandando le indennità allo Stato e talvolta a subire, con sentimenti di vergogna, i sospetti altrui di oziosità, è umiliante e a volte intollerabile. Questa difficile situazione provoca un grande stress, spesso seguito e accompagnato da sintomi psichici, fisici e dall'adozione di comportamenti a rischio. Molte sono le persone che perdendo il lavoro assumono comportamenti a rischio: si constata soprattutto un aumento del consumo di tabacco e di alcol e si accentua l'uso di medicinali; in alcuni studi si è riscontrata una tendenza ad ingrassare presso gli uomini disoccupati. La situazione economica sempre più precaria, la vergogna di essere in disoccupazione, i sentimenti di inutilità e di colpevolezza provocano un isolamento sociale progressivo che può condurre anch'esso alla depressione e potrebbe essere anche fonte di comportamenti a rischio.
I giovani disoccupati costituiscono un gruppo particolarmente a rischio. La disoccupazione giovanile è infatti associata a maggiori sintomi riguardanti lo stato di salute (sintomi psicologici, psicosomatici e fisici), ad una diminuzione delle attività sociali, ad un tasso di suicidi elevato e ad un peggioramento dei comportamenti che possono influenzare lo stato di salute - aumento del consumo di tabacco e alcol, dell'uso di canapa indiana e del tasso di criminalità.
Anche le famiglie dei senza lavoro risentono di questa difficile situazione e presentano un rischio maggiore di malattie fisiche, stress psicologico e separazione. Sono proprio lo stress, l'ansia, la mancanza cronica di sonno, la paura del domani, che provocano spesso una forte aggressività che, gestita male, può generare conflitti coniugali e familiari.
Il ricorso alle cure è direttamente legato alla disponibilità finanziaria dell'individuo. Quando ad essere colpite dalla disoccupazione sono persone appartenenti alle classi più agiate, l'utilizzo dei servizi di cura, soprattutto dei servizi specializzati, aumenta. Al contrario, nelle classi meno favorite economicamente la disoccupazione ha come effetto la diminuzione del ricorso ai servizi sanitari e priva questa popolazione di un sostegno medico e psico-sociale adeguato contribuendo alla sua ulteriore marginalizzazione.