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Sostegno della continuità genitoriale (per genitori separati)

Vari autori, in linea con i suggerimenti scaturiti dalle ricerche più recenti, hanno sottolineato la necessità di prendere in considerazione, tra le variabili che incidono sull'adattamento post separazione, le percezioni, le rappresentazioni, i significati che i soggetti attribuiscono agli eventi. Alle variabili cognitive viene attribuito il ruolo di mediatori e fattori esplicativi delle reazioni messe in atto dalla famiglia per pervenire ad un equilibrio adatto alle nuove esigenze del sistema. Le persone che vivono l'esperienza della separazione attraversano momenti in cui sono centrate più su se stesse che sulle proprie funzioni genitoriali, perché la rottura del vincolo coniugale e il conseguente venire meno dell'unità-coppia cui a lungo si è fatto riferimento, richiede l'impegno per la rielaborazione dell'immagine di sé e della relazione. Dietro le dinamiche tese a squalificare o disconoscere l’ex-partner e ad avere un rapporto esclusivo con i figli, è ravvisabile il tentativo di difendere se stessi: in tal modo, infatti, è possibile acquisire sicurezza circa la propria validità di genitore, evitando così la catastrofe personale. In molti casi almeno uno dei due ex coniugi non riesce ad accettare la separazione e continua a sperare in una riconciliazione o, comunque, concentra molta energia psichica sulla figura dell’ex partner per "odiarlo" o per provare nostalgia. Il rischio di comportamenti di questo tipo è tanto più elevato quanto più non si riesce a porre in atto un divorzio psicologico costruttivo e quanto più si rimane ancorati all'immagine precedentemente rappresentatasi del partner e della relazione. Di fatto, in questi casi la separazione non viene accettata e non si perviene a ridefinire il proprio ruolo e quello dell’ex coniuge, necessariamente mutato rispetto a quello ricoperto precedentemente alla rottura del vincolo. Questo può ritardare il raggiungimento degli accordi relativi all’affidamento dei figli e, più in generale, rallenta il raggiungimento di un nuovo equilibrio, causando il protrarsi di lunghe battaglie, legali e non, con lo scopo di uscire vincenti dalla lotta. Il supporto di tipo cognitivo offerto dall'ambiente sociale, in particolare da figure quali mediatori familiari, psicologi, psicoterapeuti, ma anche da agenti informali come parenti ed amici, può intervenire proprio in questa transizione verso una nuova immagine di sé, dell'evento critico, della figura dell'ex partner. Il raggiungimento di una modalità organizzativa che consenta il mantenimento del legame genitore non affidatario - figli e, seppure in forma diversa, tra i due genitori, è subordinato alla ridefinizione delle relazioni che, una volta superati gli inevitabili momenti di difficoltà, dovrebbero prevedere spazi di collaborazione per adempiere le comuni funzioni genitoriali. Questo processo cognitivo si realizza quotidianamente nell'interazione con altri che contribuiscono quindi alla costruzione di un nuovo significato della propria vicenda relazionale.