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L'addetto alle pulizie: il diritto alla dignita'

L’addetto alle pulizie: il diritto alla dignità!


L’autore, Mauro Nardo dal 1973 nel settore, da sempre vicino al mondo del pulito
professionale, propone delle riflessioni sul diritto al riconoscimento e alla dignità
dell’umile ma indispensabile lavoro del “pulitore”.

Scrivo mosso dal desiderio di segnalare e tentare di porre almeno parziale rimedio ad una
ingiustizia che viene sistematicamente consumata a danno dell’esercito di operatori addetti alle
pulizie attivi nel nostro settore.
Quotidianamente queste persone eseguono un lavoro umile ma indispensabile alla qualità della
nostra vita: puliscono gli ambienti dove noi lavoriamo e viviamo.
Abbiamo ogni giorno bisogno del loro lavoro, queste persone con umiltà puliscono il nostro ufficio,
il nostro ospedale, la nostra scuola, e in tutti questi ambienti puliscono i nostri bagni.
Immaginate come sarebbe la nostra vita se gli uffici fossero sporchi, i bagni appestati da cattivi
odori, le scrivanie impolverate, i pavimenti sudici, muri coperti di ragnatele.
Abbiamo quotidiano bisogno di qualcuno che pulisca per noi, ma non riconosciamo questo bisogno
e per giunta, invece di ricambiare con riconoscenza, siamo pronti ad umiliare e denigrare in vari
modi il lavoro di queste persone.


IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL BISOGNO


Paradossalmente non riconosciamo nemmeno il bisogno di pulito che in realtà abbiamo.
Il pulito lo consideriamo quasi scontato, non sappiamo bene da dove arriva, non lo notiamo, ma lo
pretendiamo.
Lo dimostra il fatto che siamo prontissimi a protestare
quando non c’è.
Il paradosso consiste nel fatto che invece le statistiche di
mercato confermano che nel mondo occidentale, per
effetto che deriva dalla sempre maggiore attenzione che
siamo educati a prestare alla qualità della nostra vita, noi
consideriamo il pulito uno dei requisiti irrinunciabili in
molte situazioni quotidiane.
Basti pensare a quando siamo in una stanza di albergo
oppure al ristorante; in questi luoghi sulla pretesa di
pulito in genere non si scende a compromessi.
Spesso si sente dire “misuro la qualità del ristorante dalla pulizia del bagno”.
Conseguente a questo continuo maggiore bisogno, il mercato del pulito, anche se il contesto
economico generale non è attualmente positivo, è in crescita a differenza di altri settori che
registrano anche forti contrazioni.
Quindi il nostro bisogno di pulito è in aumento ma non lo riconosciamo.
Questo mancato riconoscimento del bisogno, a mio avviso è uno degli elementi che genera il
mancato riconoscimento del valore del servizio di cui quotidianamente usufruiamo.


IL PULITO E LA NOSTRA SALUTE


Una parte significativa dell’esercito di “Pulitori” operano nei nostri ospedali, dove noi andiamo a
curarci per guarire. Stiamo parlando appunto della nostra salute.
Oramai è dimostrato da diversi studi che il livello di pulito degli ambienti ospedalieri è direttamente
collegato al serio problema delle “infezioni ospedaliere”.
Le infezioni acquisite in ospedale rappresentano un importante problema di sanità pubblica e
comportano forti costi economici, umani e sociali.
Due anni fa anche una persona me cara è deceduta per le conseguenze di una infezione da
pseudomonas, contratta durante un delicato intervento chirurgico.
L’operazione riuscì perfettamente, il paziente morì dopo alcuni giorni per l’infezione.
Cito questo caso come esempio di situazioni purtroppo molto più frequenti di quanto pensiamo.
Questi dolorosi casi, sono causati da un insieme di regole igieniche non rispettate; sembra
impossibile che questo possa accadere nei nostri moderni ospedali ma è esattamente così.
Spesso mi capita, per ragioni professionali, di entrare nelle sale operatorie o aree di terapia intensiva
con strumenti per la misura del pulito e purtroppo succede frequentemente di trovare condizioni
igieniche preoccupanti per pulizia insufficiente.
Tornando al tema “pulito e salute”, la contraddizione che
segnalo è la seguente.
Siamo giustamente pronti a dare enorme valore alla
salute; coerenti con ciò, siamo pronti a riconoscere alla
vita di una persona un valore indiscusso non rapportabile
a nessuna somma di danaro.
Siamo però poi incapaci di riconoscere lo stesso principio
di valore quando la salute o la vita della stessa persona
sono messe a repentaglio per inadeguate condizioni
igieniche dovute magari a scarsa pulizia.
Mi viene da chiedere se nell’ospedale, dove è deceduto il mio
parente, vengono dedicate le adeguate risorse al pulito, adeguati tempi agli operatori, adeguati
controlli dei risultati.
Da una parte sosteniamo, apparentemente convinti, il valore di salute e vita, dall’altra
rinunciamo a salute e vita sostenendo che per irrinunciabili ragioni di economia devono per
forza essere tagliati i costi delle pulizie.
Mi sembra di poter dire che il mancato riconoscimento del ruolo del pulito ci procura danni
enormi.


IL MANCATO RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONALITA'


Al pulitore, in genere, non viene riconosciuta una consistente dimensione professionale.
Questo atteggiamento purtroppo a volte e condiviso dagli stessi operatori.
Pulire è ritenuto un lavoro semplice, poco professionale, che tutti sanno fare.
Spesso per il personale addetto, le pulizie sono considerate una attività di ripiego da svolgere in
attesa di trovare qualche impiego migliore.
Questo genera una pericolosa banalizzazione della
attività che porta a trascurare molti elementi e tra
questi anche la professionalità necessaria.
Per un pulitore professionale, anche di modesto
livello, dovrebbe essere scontato che conoscesse la
differenza di caratteristiche e di impiego fra un acido,
un alcale, e un solvente.
Ed ancora, quali tra questi sono pericolosi per la
salute propria e degli atri oppure quali prodotti
possono danneggiare le diverse superfici.
L’operatore professionale dovrebbe saper distinguere
un pavimento in marmo da uno in granito e ancora riconoscere un pvc, da un linoleum e da una
gomma, e quali attenzioni particolari prestare nei diversi casi.


In ambiente sanitario l’operatore dovrebbe avere chiara conoscenza dei principi attivi disinfettanti
fondamentali, conoscerne le regole base di applicazione essi hanno e almeno conoscere i motivi che
hanno portato a scegliere il metodo che deve applicare per la disinfezione.
Purtroppo invece mi risulta che spesso queste basilari informazioni sono sconosciute agli operatori
e questo genera errori di pulizia e conseguenti maggiori costi.
Ma tutto questo avviene in un contesto di quasi assoluta indifferenza sulla preparazione del
pulitore.
Le attività di pulizia vengono normalmente svolte a fronte di scarsissime ore di formazione e gli
operatori, gli imprenditori ed i clienti sono per nulla preoccupati di porre rimedio alla cosa.
Il pulitore avrebbe maggiore sicurezza, minore fatica, maggiore soddisfazione anche economica.
L’imprenditore avrebbe maggiore rendimento, minore tourn-over, maggiore motivazione del
personale,
Il cliente finale avrebbe minori costi e risultati di pulito maggiori.
Ma allora perché si fa pochissima formazione nel settore?
Per il mancato riconoscimento della dimensione professionale dell’attività che ancora una
volta si traduce in maggiori costi sostenuti.

IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL VALORE DEL SERVIZIO

Al servizio di pulizia, mediamente, si è disponibili a riconoscere un valore basso.
La somma degli effetti dei fenomeni descritti nei precedenti paragrafi (mancato riconoscimento di
bisogno, professionalità, mancata relazione tra pulito - qualità di vita) porta inevitabilmente ad un
valore economico modesto che siamo disposti a spendere per il
pulito.
Se facessimo i classici due conti ci accorgeremmo che i costi di
manutenzione di un immobile sono davvero alti e tra questi
quello di pulizia è il principale.
La non corretta manutenzione e pulizia di un immobile genera
decadimento di valore, maggiori costi futuri e cattiva
immagine.
Inoltre il mancato riconoscimento del valore del servizio porta
a trascurarne l’organizzazione e la corretta gestione con
conseguente ulteriore aumento di costi.
Un esempio per spiegare meglio.
Le tabelle di resa delle operazioni di pulizia dicono che la resa media nella pulizia di uffici
dovrebbe essere compresa tra i 150 e i 200 metri quadrati ora.
Tra queste due cifre ci sta la differenza tra un pulito a buoni o medi livelli.
Risultati migliori di efficienza si possono ottenere solo con tecniche di pulizia sofisticate, molta
formazione del personale, ottima organizzazione e adeguati controlli.
Sul mercato si trovano numerosi esempi di sportelli bancari “aggiudicati” a oltre 400 metri quadrati
ora con nessuna formazione al personale, attrezzature minime (non ci sono risorse per acquistare
prodotti costosi) …
Quale spiegazione dare a questo fenomeno?
Io spiego questo fenomeno come uno “strabismo” nella individuazione del giusto valore.
Appare evidente la inadeguatezza del tempo concesso al personale; probabilmente nella scelta
l’unico parametro utilizzato è stato il prezzo .. e se aggiungiamo il basso valore riconosciuto al
pulito … la scarsa conoscenza dei minimi parametri tecnici … otteniamo il risultato.
Con una tale resa è evidente che gli sportelli bancari non potranno essere puliti in modo decoroso.
Mi viene la curiosità di sapere se i soggetti responsabili dell’acquisto fossero davvero convinti di
poter comprare a queste condizioni un servizio “a regola d’arte” come probabilmente sta scritto nel
contratto stipulato.

UN LAVORO PUNITIVO


Il luogo comune ricorrente: “per punizione pulisci i cessi”; la frase che spesso ha sentito dire chi ha
prestato servizio militare.
Nei dialoghi di film, in televisione, in opere letterarie, e molto più semplicemente nel comune modo
di esprimersi della gente, quando si vuole definire un lavoro umile, punitivo, poco nobile, si cita il
pulitore.
Per la verità anche altre attività condividono questo “privilegio”.
Un esempio per tutti il famoso “braccia tolte all’agricoltura” il quale sotto intende che lavorare in
agricoltura sia una attività che non richiede grandi abilità intellettuali.
Il contesto che genera questi “luoghi comuni” credo sia
caratterizzato dai vari elementi in parte già citati nei
precedenti paragrafi.
Segnalo questo fenomeno “denigrativi” della attività del
pulitore, come una significativa aggravante del quadro in
cui spesso gli operatori del settore sono ingiustamente
chiamati ad operare.
Ancora un volta questa ingiustizia si compie senza che le
figure interessate, imprenditori e associazioni di categoria,
rivendichino in alcun modo il giusto ruolo.
La tacita accettazione di questa situazione ha delle conseguenze a mio avviso molto significative sul
piano economico.
Il contesto innesca ed in parte giustifica la demotivazione degli operatori, da cui deriva un minore
rendimento del personale, un maggiore costo per il tourn over, e un minore riconoscimento del
valore da parte del cliente che riceve il servizio.
A mio avviso esistono ragioni di tipo etico per indurci a porre maggiore attenzione e considerazione
delle persone dedicate al servizio di pulizia.
Oltre a questo ravviso anche motivazioni di natura
economica per cui dovremmo porre attenzione all’argomento
“dignità del lavoro di pulitore”.
Il maggiore costo che deriva dalla attuale situazione è
sicuramente a carico della collettività.

CONQUISTARE UNA DIMENSIONE PROFESSIONALE

I dati del settore del “pulito”, come già detto, indicano una
costante crescita del mercato anche in una condizione
economica generale non favorevole.
Questo è un ottimo segnale ma non basta per vincere le forti
tensioni di “prezzo” e di concorrenza.
A mio parere il mercato del pulito sta maturando e suggerisco
di porre maggiore attenzione, anche in questo settore, ai
problemi “normali” delle attività imprenditoriali.
Non credo sia corretto pensare che il settore del pulito sia
un settore del tutto particolare in cui non sono applicabili le
regole base di gestione aziendale.
In tutti i settori di attività l’imprenditore deve dedicare
attenzione alle risorse umane: la selezione, formazione,
motivazione, fidelizzazione e incentivazione del personale.
Alcuni imprenditori del nostro settore, prestando particolare e
opportuna attenzione alla provenienza geografica degli
operatori hanno attivato “funzioni” di “mediazione culturale”
per meglio affrontare le problematiche derivanti da diverse culture.
Atri imprenditori hanno intelligentemente associato il “pulito” alla “migliore qualità di vita del
cliente” rendendo consapevoli gli operatori di quella che è la loro vera missione.
In altre parole significa. .. attenzione alla persona.
In tutti i settori di attività l’imprenditore deve dedicare attenzione alla corretta gestione
aziendale, e alla analisi dei dati.
Soprattutto oggi, a mio avviso, il mercato non consente di realizzare facili guadagni che
compensano le inefficienze interne.
Il mercato premia coloro che ottengono migliore efficienza interna e rendono remunerativi margini
modesti.
Questa competitività si realizza con grande attenzione ai dati aziendali, attenzione alle misurazioni e
azioni di incentivazione interna.
In tutti i settori di attività l’imprenditore deve dedicare attenzione alla comunicazione con il
cliente.
Nel settore del pulito c’è a mio avviso grande bisogno di informazione, gli imprenditori devono
attrezzarsi e dare risposte credibili al cliente, misurare il pulito e informare il cliente di cosa riceve
in cambio del prezzo che paga.
Nel settore del pulito, imprenditori, operatori e clienti, sembrano rassegnati ad accettare che
vengano trascurati argomenti importantissimi come “attenzione al personale”, analisi dei dati e
comunicazione con il cliente.

Grazie al lettore
Mauro Nardo