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L' urbanistica

Urbanistica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L' urbanistica è quella disciplina volta allo studio dei sistemi urbani (e delle loro relazioni territoriali), avvalendosi di analisi interdisciplinari ( economiche , sociologiche , statistiche demografiche , ecc.) al fine di produrre quadri e scenari di gestione (regolativa e/o strategica) e progettazione.




Obiettivi

Compito della moderna urbanistica è studiare le città e il loro funzionamento per progettarne lo sviluppo in modo da renedere "vivibile" lo spazio urbano. Mentre in passato la disciplina urbanistica è nata per programmare, progettare e gestire le nuove espansioni della città, oggi detta scienza si estende all’intero territorio urbanizzato, è in quest’ottica che tematiche come la sostenibilità (usare le risorse presenti oggi sul territorio in modo da non pregiudicarne l’uso alle prossime generazioni), la pianificazione territoriale , la progettazione ambientale , delle infrastrutture e dei trasporti sono oggi al centro dei nuovi progetti urbani a tutte le scale. Oggi ogni oggetto architettonico dovrebbe essere pensato oltre che al suo interno anche nel contesto urbano che lo circonda oltre che funzionare secondo reti a livello territoriale. I modi di vivere nelle grandi città stanno cambiando ed evolvendo molto più velocemente rispetto al passato, i movimenti non sono più legati solo a distanze spaziali ma anche e soprattutto temporali così che oggi, piuttosto che vivere in città, viviamo in “reti di citta”. È così che, grazie al miglioramento delle reti, ci spostiamo tra luoghi spazialmente distanti ma ormai vicini (come distanza temporale). Attraverso il coordinamento dei diversi saperi derivanti da diverse ma correlate discipline quali l’ architettura , l’ ingegneria , l’ ecologia , la sociologia , il diritto e l’ economia , l’urbanista studia, programma e progetta scenari passati, presenti e futuri della città, oltre che occuparsi delle politiche, delle normative tecniche e legislative, allo scopo di migliorare la qualità urbana (nel senso più ampio) e quindi la vita dei cittadini.


L'urbanistica comunica attraverso la produzione di piani . In Italia ad esempio sono il Piano Regolatore Generale (PRGC), il piano operativo o piano strategico (vedi pianificazione strategica urbana), il piano strutturale . Il piano strutturale fornisce il quadro delle tutele e delle strategie cui deve conformarsi ogni altra attività di pianificazione o di programmazione svolta dal Comune . Per questo viene anche chiamato il “piano dei piani”. In concreto, individua le condizioni per difendere le risorse e gli equilibri del territorio comunale e indica gli obiettivi di lungo periodo per il suo sviluppo e le regole essenziali per conseguirli. Saranno strumenti di applicazione del Piano Strutturale il Regolamento Urbanistico e tutti i piani di settore (mobilità, traffico, commercio, sanità, ecc.).


Attraverso l'urbanistica ci si propone anche di agire su un territorio con l'obiettivo di migliorarne le condizioni insediative, attraverso la riqualificazione (ad esempio) di ambiti degradati (a livello spaziale e/o sociale), attraverso meccanismi perequativi , attraverso un miglioramento delle condizioni di accessibilità rapportata alla localizzazione delle attività funzionali.


Per questo motivo l'urbanistica è in pratica sostanziata nella progettazione , che avviene con l'apporto di altre discipline (ingegneria, architettura, sociologia in primo luogo) e attraverso la produzione di ulteriori piani (piani di riqualificazione urbana, per esempio) e progetti (edilizi, di recupero ambientale, di accompagnamento sociale, ecc.).


Uno degli scopi della pianificazione urbanistica è di delineare le grandi opzioni di organizzazione dello spazio e indirizzare (avvalendosi di meccanismi analitici e partecipativi), localizzare, gestire le attività sul territorio. Un altro grande tema ricade nella gestione dei meccanismi di relazione (sia spaziali che economici) tra gli spazi pubblici e gli spazi privati.


Definizioni di urbanistica
« L'Urbanistica è la scienza che studia, pianifica e norma in modo organico e funzionale, le modifiche del territorio, apportate dall'uomo mediante le costruzioni. »


« Sistemazione edilizia di una città e la previsione del suo sviluppo futuro, cioè l'opera concreta e coordinata della "tecnica e dell'arte dell'urbanistica" »


« L'urbanistica è definita come lo studio generale delle condizioni, delle manifestazioni e delle necessità di vita e di sviluppo delle città, il cui fine pratico è quello di dettare norme per il funzionamento della vita urbana che sia allo stesso tempo sana, bella, comoda ed economica »


« La scienza che studia i fenomeni urbani in tutti i loro aspetti,avendo come proprio fine la pianificazione del loro sviluppo storico »


« L'urbanistica può essere definita come l'arte di pianificare lo sviluppo fisico delle comunità urbane, con l'obiettivo generale di assicurare condizioni di vita e di lavoro salubri e sicure, fornendo adeguate ed efficienti forme di trasporto e promuovendo il benessere pubblico.

Come scienza l'urbanistica pretende di scoprire la verità nella città sulle condizioni economiche, sociali e fisiche.


Come arte cerca di ottenere un compromesso, sia economico sia sociale, nelle vie di comunicazione, nell'uso del suolo, nelle costruzioni e nella altre strutture »
( Thomas Adams , Encyclopedia of Social Science )


« Rappresentata come ciò che pone fine a un inesorabile processo di peggioramento delle condizioni della città e del territorio presi in esame e come inizio di un virtuoso processo del loro miglioramento »


Storia

Le prime pianificazioni urbane (d'origine certa) risalgono a Ippodamo da Mileto , che inventò un sistema stradale a rete pressoché ortogonale (più irregolare rispetto a quello romano), dove gli edifici si disponevano in isolati di grandezza e forma regolare con i servizi posti al centro ( Agorà ) e via via le residenze sempre meno lussuose andando verso la periferia. I Romani svilupparono ulteriormente questo modello, usato inizialmente negli accampamenti militari , centrandolo su due assi principali, il cardo e il decumano , all'intersezione dei quali si trovava il foro . Lo schema si evolse poi verso quello radiale tipico delle città medioevali collinari. Con il successivo spostamento delle città verso le valli (grazie anche alle scoperte di bonifica dei terreni) lo schema ritornò simile a quello romano e si evolse sino a quello odierno.


Le prime idee urbanistiche moderne si hanno nel Rinascimento , in Italia e in particolare a Ferrara , con la costruzione dell' Addizione Erculea ( 1492 ) di Biagio Rossetti che progetta la prima pianificazione urbana moderna con ampi viali funzionali sia per i cittadini che per gli eserciti.


I "padri" dell'urbanistica moderna possono essere indicati nel Barone Georges-Eugène Haussmann , che ha trasformato la città di Parigi nel 1853 per volontà di Napoleone III , e in Ildefonso Cerdá che nel 1867 con il libro Teoria generale dell'urbanizzazione ha posato le fondamenta della disciplina attraverso il primo manuale d'urbanistica e il piano generale di Barcellona .


Nel corso del XIX secolo le grandi città europee furono oggetto dei cosiddetti "sventramenti" che ne rivoluzionarono l'aspetto. Furono abbattuti i vecchi quartieri medievali e sostituiti con imponenti palazzi e ampi viali alberati. I più notevoli sventramenti furono quelli di Londra ( 1848 - 1865 ), Parigi ( 1853 - 1869 ), Vienna ( 1857 , con la costruzione del ring e la regimentazione del Danubio ), Bruxelles ( 1867 - 1871 ).


In Italia l'urbanistica conosce il primo esempio di Piano Regolatore nel 1884 , con l'opera dell'ingegner Cesare Beruto che compilò per la città di Milano il piano d'espansione oltre i Bastioni Spagnoli e oggi riconoscibile nella fascia tra la circonvallazione interna (sorta al posto delle vecchie mura) ed esterna. L'urbanistica diviene una disciplina riconosciuta ufficialmente negli anni trenta con il Razionalismo italiano e le nuove città di fondazione ad opera del regime fascista , alcune anche di alto livello urbanistico ed architettonico, come Portolago e Sabaudia . Nel 1942 viene emanata la prima legge generale di coordinamento urbanistico territoriale.


Il dopoguerra in Italia è contraddistinto dal boom edilizio , che con le sue aberrazioni e la speculazione edilizia , generò, anche se in ritardo e insufficientemente, la cultura della salvaguardia dei centri storici e del territorio, con lo sviluppo di una legislazione di tutela.


Figure professionali

Storicamente, la principale competenza in materia di urbanistica era attribuita all' ingegnere e, più tardi, all' architetto .


In tempi più recenti, in molti paesi è stata riconosciuta la nuova figura professionale dell' urbanista o pianificatore .


Per quanto riguarda la conformazione delle figure professionali abilitate all'esercizio della professione di urbanista o pianificatore territoriale, la situazione cambia da Stato a Stato. Alcuni ordinamenti prevedono, come quello italiano, una figura professionale specifica del pianificatore (in inglese planner o anche spatial planner ), mentre altri consentono lo svolgimento dell'attività professionale del pianificatore anche ad architetti, ingegneri civili ed edili nonché, con alcune limitazioni, a pianificatori ed architetti del paesaggio .


Figure professionali in Italia

In Italia, con l'approvazione della Legge 7 gennaio 1976 , numero 3, successivamente modificata e integrata dalla Legge 10 febbraio 1992 , numero 152, le competenze in materia urbanistica sono state riconosciute, per la prima volta in maniera esplicita nell'ordinamento di una professione tecnica, a dottori agronomi e dottori forestali .


La "storica" attribuzione delle principali competenze in materia urbanistica a ingegneri e architetti non trova riscontro nell'ordinamento professionale di queste categorie [1] .


Una prima evoluzione in materia di competenze professionali si è avuta con la Legge 3/1976 (modificata e integrata dalla L. 152/1922), secondo la quale rientrano fra le maggiori competenze di "dottori agronomi" e "dottori forestali" anche


« gli studi di assetto territoriale ed i piani zonali, urbanistici e paesaggistici; la programmazione per quanto attiene alle componenti agricolo-forestali ed ai rapporti città-campagna; i piani di sviluppo di settore e la redazione nei piani regolatori di specifici studi per la classificazione del territorio rurale, agricolo, forestale »
(L. 152/1992, articolo 2, lettera q)


Tale evoluzione del panorama professionale ha avuto, in Italia, un successivo sviluppo nel DPR n.328 del 2001 [2] che ha istituito il nuovo Ordine professionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori e ha definito l'oggetto dell'attività professionale dei pianificatori. Più in particolare, al secondo comma dell'articolo 16 afferma che


« Formano oggetto dell'attività professionale degli iscritti nella sezione A – settore "pianificazione territoriale":
  • la pianificazione del territorio, del paesaggio, dell'ambiente e della città;
  • lo svolgimento e il coordinamento di analisi complesse e specialistiche delle strutture urbane, territoriali, paesaggistiche e ambientali, il coordinamento e la gestione di attività di valutazione ambientale e di fattibilità dei piani e dei progetti urbani e territoriali;
  • strategie, politiche e progetti di trasformazione urbana e territoriale. »


Inoltre, al quinto comma dello stesso articolo afferma, con particolare riguardo alla lettera b), che


« Formano oggetto dell'attività professionale degli iscritti nella sezione B [...] per il settore "pianificazione":
  • le attività basate sull'applicazione delle scienze volte al concorso e alla collaborazione alle attività di pianificazione;
  • la costruzione e gestione di sistemi informativi per l'analisi e la gestione della città e del territorio;
  • l'analisi, il monitoraggio e la valutazione territoriale ed ambientale;
  • procedure di gestione e di valutazione di atti di pianificazione territoriale e relativi programmi complessi. »


Oltre a quanto previsto dalla L. 152/1992, articolo 2, lettera q) e dal DPR 328/2001, articolo 16, comma 2, le vigenti leggi non attribuiscono competenze in materia di pianificazione territoriale a nessun'altra figura professionale prevista dall'ordinamento italiano.


Piani urbanistici in Italia

In Italia esistono diversi piani urbanistici .


Spesso a livello comunale vengono realizzati dei piani urbanistici di attuazione di dettaglio o di settore che rispondo a specifiche esigenze, quali: il Piano particolareggiato (PP), il Piano di Recupero (PdR), il Piano per l'Edilizia Economica Popolare (PEEP) e il Piano per gli insediamenti Produttivi (PIP).


La frammentazione territoriale e la scarsa coordinazione tra i vari strumenti urbanistici sono probabilmente uno dei più grossi ostacoli da affrontare per la disciplina in quanto ogni intervento programmato può essere esteso solo all'interno del territorio giuridico del piano, anche se gli effetti dell'intervento possono avere un'influenza molto più ampia.


Esistono due diverse modalità di intervento urbanistico, corrispondenti a due grandi filoni di pensiero, il primo attraverso piani che vanno ad influire sulla struttura del territorio, il secondo che predilige politiche a respiro più ampio, atte a modificare principalmente i comportamenti degli attori che agiscono sul territorio, modificandolo o vivendolo. In questo secondo filone si inseriscono le esperienze di urbanistica partecipata .


Note [ modifica ]
  • ^ R.D. 2537/1925, articoli 51 e 52
  • ^ Decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, recante Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti [1] .
  • Bibliografia
    • Maurizio Carta, Teorie della pianificazione , Palermo 2003
    • Maurizio Carta, Next city: culture city , Roma 2004
    • Enrico Guidoni, L'arte di progettare le città , Italia e Mediterraneo dal medioevo al settecento, Roma 1992
    • Bernardo Secchi, Prima lezione di Urbanistica , Bari 2000
    Voci correlate Collegamenti esterni



    Pianificazione territoriale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.




    Per pianificazione territoriale si intende il governo dell'uso del suolo , in un'area spaziale (cioè scala geografica e/o semplicemente scala ), di norma ampia (c.d scala vasta ).


    La pianificazione territoriale è una disciplina che in Italia nasce in seno all' Urbanistica che prioritariamente si occupa delle strutture urbane, ossia delle città. Quando queste strutture vengono assunte unitamente alle reti viabilistiche e/o ai sistemi produttivi e/o abitativi, nonché ai valori ambientali, distribuiti anche all'esterno delle aree urbane, ossia spazialmente decentrate, si costruisce l'approccio analitico tipico della Pianificazione del territorio .


    Mentre in altri paesi esiste una maggiore tradizione verso il planning , in Italia lo studio della città e del territorio è sempre stato collegato prioritariamente all' urbanistica . In realtà solo dagli anni Settanta, con l'avvio delle normative e decentramento regionale (1), in Italia si tenta di porre la necessaria attenzione alle dinamiche della trasformazione territoriale alla scala ampia, anche specificando un autonomo approccio disciplinare, volto alla Pianificazione del territorio in alternativa e/o integrazione alla sola Urbanistica .


    La pianificazione del territorio è un termine che continua ad arricchirsi onde definire tutti quegli strumenti di natura concettuale, normativa e tecnica volti alla corretta gestione dello spazio entro cui vive la popolazione, anch'esso in continua trasformazione.


    Il territorio è un insieme complesso. Sicché può essere paragonato a diversi tipi di matrici concettuali, come per esempio quelle a tre dimensioni spaziali più quella temporale, che vivono, si evolvono, in stretta connessione con il tessuto sociale, produttivo ed ambientale della vita civile.


    L'approccio più ambientale e/o sostenibile, propone di assumere queste dinamiche in armonia con le leggi che regolano, i processi dei rapporti ecosistemici, ovvero tra sistema biotico ed abiotico, o anche in definitiva all’evoluzione stessa delle dinamiche della vita.


    La conoscenza delle caratteristiche dei sistemi territoriali è il punto di partenza per un corretto uso delle sue componenti, che hanno trovato una felice sintesi secondo i principi dello Sviluppo Sostenibile proposto dal Rapporto della Brundtland finanziato e pubblicato dall'ONU nel 1987 e sostenuto da oltre centocinquanta paesi aderenti. Tutta la cosiddetta moderna dottrina sulla Panificazione Territoriale in Italia, si avvale delle conquiste concettuali maturate negli ultimi decenni, sia a scala nazionale sia a seguito delle direttive della UE. Tra queste si ricorda la Valutazione dell'Impatto ambientale (VIA CEE/1985) e la Valutazione ambientale strategica (VAS UE-2004) che dovrebbero integrare approcci, come si dice, sempre più strategici verso la pianificazione del territorio .


    Ciò che differenzia la pianificazione del territorio, dall'urbanistica è la diversa scala su cui si opera. Quindi da un lato non attenta prioritariamente alle dinamiche urbane che sono più localizzate, e dall'altro vincolata ai sistemi socio-economici che riguardano fenomeni di area vasta . E' naturale che in un approccio di programmazione integrata, ossia in modo non parcellizzato, i molti settori che insistono nel territorio, si intrecciano, perlomeno, per forza di cose con la stessa sua gestione sociale e politica . In tal modo molte discipline tradizionalmente attente ai fenomeni del vivere civile (l' Economia regionale , la Geografia , le Analisi delle politiche pubbliche , la Programmazione economica , ecc.) possono integrarsi con l'approccio teorico-programmatico della pianificazione del territorio .




    La pianificazione urbanistica

    Dal 1865 e fino al 1942 , era totalmente sconosciuta in Italia la pianificazione urbanistica: le opere pubbliche venivano realizzate episodicamente, utilizzando lo strumento dell' espropriazione così come disciplinato dalla legge n. 2359 del 1865. Il procedimento generale previsto in origine da tale legge concerneva le sole opere pubbliche di competenza statale, ad esclusione di altre forme di espropriazione (quelle riguardanti ad es. l'imposizione di servitù militari, miniera , edilizia privata , ecc.


    La chiave di volta dell'intera vicenda espropriativa (fattispecie intersoggettiva complessa), che comportava la privazione del diritto di proprietà in danno del privato ed il suo trasferimento coattivo in capo alla pubblica amministrazione , è rappresentata dall'opera pubblica, il cui tratto saliente è dato dall'elemento teleologico, ossia dalla finalità pubblica cui era destinata l'opera stessa.


    Riferimenti
    • 1 - Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 - (in SO alla GU 29 agosto 1977, n. 234)
    Voci correlate Collegamenti esterni