Il capitan terrore
pag. 481 – Quel giorno era l’ultimo giovedì di carnevale, e la città era in festa più degli altri anni, perché Sua Eccellenza il Vicerè, il duca di Medinaceli, maritava le due figlie, e già si erano avuti cinque giorni di festeggiamenti; quel pomeriggio doveva aver luogo in Piazza Marina il grandioso spettacolo della caccia intrecciata con una rappresentazione e con la giostra.
Era il 1560. A Palermo la nobiltà sfilava nelle antiche vie ricche di marmi pregiati. Dai palchi le dame ornate di gioielli e sete preziose guardavano un centinaio di cavalieri sfarzosamente vestiti, con cavalli coperti da gualdrappe, coi pennacchi in testa di vivaci colori. È in quest’atmosfera che gli occhi di don Galvano di Valverde si riempivano di quelli della bellissima donna Laura Serra. Ma c’erano anche quelli di don Ludovico Sclafani, e in questi non c’era solo amore, ma anche invidia, rabbia, disprezzo profondo.
Un romanzo corale, profondo, ricco d’azione, dove i sentimenti d’amore, odio, amicizia, malvagità, si mischiano alla perfezione fra inganni, avventura e coraggio, intrattenendo piacevolmente il lettore fino all’ultima pagina. E poi c’è la Sicilia, c’è Palermo, ricostruita alla perfezione come solo Luigi Natoli sapeva fare.
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