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Dal 2014 scatta l’adeguamento per andare in pensione a 65 anni


Nella versione definitiva della manovra bis, approvata dalla Camera, entra anche il mini-anticipo del meccanismo introdotto lo scorso luglio per portare progressivamente a 65 anni l’età di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato. Per queste, dipendenti ed autonome, il primo innalzamento dell’età pensionabile è in calendario dal 2014, per arrivare al pareggio con le lavoratrici del settore pubblico già nel 2026, anziché nel 2028. Per le dipendenti pubbliche, il requisito dei 65 anni di età deve essere raggiunto già nel 2012. Dunque, la vera novità della manovra correttiva è che il meccanismo di adeguamento viene anticipato di due anni rispetto a quanto previsto nel testo originale della manovra, cosicché tra 15 anni, l'equiparazione fra i due sessi e i settori pubblico e privato sarà completata. Tutti andranno in pensione di vecchiaia alla stessa età: 65 anni, fermo restando il requisito di un minimo di contributi versati pari ad almeno 20 anni.

Resta invariata la scalettatura dell'aumento dell'età. Il primo anno, il 2014, l'aumento è di un mese (quindi il requisito per lasciare il lavoro diventa di 60 anni e un mese); il secondo anno aumenta di ulteriori due mesi; il terzo anno di tre mesi; il quarto anno di ulteriori quattro mesi; il quinto anno di cinque mesi. Dal sesto anno l'età sale più rapidamente, sei mesi l'anno.

Questo ritocco al calendario si collega all’altro intervento messo a segno dalla manovra di luglio che si basa sulla speranza di vita, i cui effetti cominceranno a farsi sentire dal 2013.

Invariato resta, invece, il sistema delle pensioni di anzianità, che prevede il raggiungimento di "quota 96" (con almeno 60 anni di età) e dal 2013 "quota 97" con 61 anni di età, per i lavoratori dipendenti; per gli autonomi si richiede un anno in più.

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