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Le dipendenze

Oggi le dipendenze non si esauriscono più solo nell’abuso di droghe e alcolici, ma possono avere come oggetto il cibo, il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, internet.
Non riguardano più solo gli adulti, ma affliggono un numero sempre più crescente di giovani e adolescenti.
La prospettiva psicoanalitica consente di mettere a fuoco un punto nodale delle condotte dipendenti e cioè quel sentimento di attrazione verso il proprio oggetto della dipendenza, nonostante le serie e spesso gravi conseguenze che l’individuo ne trae. Conseguenze sicuramente ben note a livello razionale, ma questa consapevolezza, questa coscienza evidentemente non consente di mettere realmente in questione il proprio comportamento dipendente ed in particolare di trasformarlo, abbandonando il rapporto di dipendenza con l’oggetto-sostanza, uscendo dall’isolamento progressivo, tornando ad aprirsi alle relazioni.
E’ proprio su questo punto che l’esperienza psicoanalitica chiama in causa l’inconscio: la prospettiva si sposta dal sintomo/dipendenza sul soggetto. La condotta dipendente e quindi il sintomo ci stanno parlando di qualcosa di unico e soggettivo, nel senso che riguarda specificatamente l’individuo in questione e non un qualsiasi individuo “dipendente”. Se osserviamo più alcolisti oppure più tossicomani, anoressiche, eccetera ci parrà di rintracciare tutti quei comportamenti e caratteristiche che li accomunano, ma questo nulla ci dice del sintomo del singolo individuo ed in particolare nulla ci dice di come poter trasformare, risolvere quel sintomo. Insomma l’abuso di sostanze, il comportamento dipendente altro non è che una soluzione, una modalità disfunzionale che, ad un certo punto della propria vita, l’individuo ha inconsciamente strutturato per far fronte ad una sofferenza, ad un disagio interiore. In altre parole si potrebbe ancora dire che il sintomo è un linguaggio altro, il cui codice non è noto nemmeno al soggetto stesso, con cui l’individuo parla della propria condizione di malessere.