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Semplificare l'edilizi

Semplificare l'edilizia e le norme urbanistiche, le proposte dei tecnici Rete Professioni Tecniche: "escludere dalle certificazioni energetiche i professionisti non iscritti agli albi e tecnici come mediatori con la PA"

La poca chiarezza e la complessità normativa aggrava la crisi che ha colpito l’edilizia. Lo sostiene la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) , che propone una serie di semplificazioni a costo zero per la Pubblica Amministrazione.


Secondo il documento diffuso da Rete che raggruppa i Consigli nazionali degli Architetti, Chimici, Agronomi, Geometri, Geologi, Ingegneri, Periti agrari, Periti industriali e Tecnologi alimentari, il governo del territorio registra una altissima sovrapposizione di attori e normative a causa della quale si rende necessaria una semplificazione articolata su più livelli: normativa, degli enti e organizzativa.

Semplificazione normativa
RPT promuove l’adozione di una legge unitaria delle materie di competenza statale, in grado di superare la logica dei principi fondamentali, che poi rimanda all’emanazione di ulteriori norme che finiscono per stratificarsi.

Discende da questo presupposto il superamento del Piano Regolatore Generale ( PRG ) del 1942 in favore del Piano di Governo del Territorio ( PGT ) che si articola in un documento strategico e in piani di intervento operativi. Si tratta di un mutamento di filosofia che, fatte salve le tutele assolute per la salvaguardia dell’ambiente e la mitigazione del rischio idrogeologico e sismico, contiene solo i vincoli strettamente necessari al piano strategico.

Per la stessa ragione dovrebbero essere superati gli oltre 8 mila regolamenti edilizi comunali , che potrebbero essere sostituiti da una norma tecnica nazionale, lasciando comunque ai Comuni la possibilità di regolamentare dei casi specifici.

Per incentivare il riuso del patrimonio edilizio si propone inoltre di dimezzare gli oneri sugli interventi di sostituzione edilizia che implicano il miglioramento energetico degli edifici e la mitigazione del rischio idrogeologico. Allo stesso tempo, gli standard urbanistici dovrebbero essere calcolati non in modo quantitativo, ma in termini reali, qualitativi e prestazionali.

La Rete delle Professioni Tecniche propone inoltre la revisione del Dpr 75/2013 sui criteri di accreditamento dei certificatori energetici degli edifici prevedendo da una parte regole più rigide e univoche a livello nazionale e dall’altra l’esclusione dei professionisti non appartenenti a nessun albo, che non offrirebbero le stesse garanzie di quelli iscritti.

Viene infine promossa l’introduzione del fascicolo della sicurezza del fabbricato , contenente tutte le indicazioni sul funzionamento e la conservazione dello stesso. Si tratta di uno strumento che attraverso l’uso di una metodologia comune ed unificata consentirebbe di analizzare lo stato di conservazione o degrado di un immobile, estrinsecandone le varie componenti statiche, impiantistiche, di sicurezza e di rifinitura.

Semplificazione degli enti
In secondo luogo, la Rete delle Professioni Tecniche suggerisce di superare la sovrapposizione degli enti nei processi decisionali. Per migliorare i rapporti con le amministrazioni, sulla falsariga di quanto già proposto dagli architetti , sostiene che le Agenzie di semplificazione , grazie alla loro funzione di natura istruttoria e di asseverazione nei procedimenti amministrativi, renderebbero più efficienti e meno costosi le relazioni tra Pubblica Amministrazione, cittadini e imprese.

Allo stesso tempo, la Rete delle Professioni Tecniche propone di realizzare il dialogo obbligatorio tra Sovrintendente, che si deve sempre esprimere in Conferenza dei Servizi, e il progettista. In questo modo, la valutazione degli interessi avverrebbe sulla base di un confronto trasparente sul piano disciplinare ed amministrativo, con un notevole risparmio di tempi, così come accade in Europa.

Semplificazione organizzativa, tecnica e digitale
Per rendere certi i titoli abilitativi e non scoraggiare gli investimenti esteri, la Rete delle Professioni Tecniche suggerisce di obbligare il Comune a pubblicare sul proprio sito non solo il permesso di costruire o la denuncia di inizio attività, ma anche gli elaborati progettuali identificativi dell’intervento approvato, che il progettista deve fornire anche su supporto informatico.

Si potrebbe quindi stabilire il principio secondo cui la legale conoscenza del titolo abilitativo e del progetto si ha nel termine di trenta giorni dalla pubblicazione degli atti nel sito web del comune. Da quella data certa decorrerebbe il termine di sessanta giorni per eventuali azioni di annullamento.