Prof. Mauro Granata
INTERVISTA PER I PAZIENTI E PER COLORO CHE SOSPETTANO DI ESSERE AFFETTI DA UNA MALATTIA REUMATICA
Con il termine “Reumatismi” si intendono affezioni molto diverse, acute e croniche, che hanno come caratteri comuni il dolore e la flussione, localizzate soprattutto a livello delle articolazioni e delle strutture che le circondano, ma che possono interessare anche altri organi del corpo. Tanto è, ma per semplificare facciamo riferimento molto semplicemente ai "dolori alle ossa", come generalmente i malati chiamano le malattie le malattie muscolo-scheletriche. In un recente articolo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato come, nonostante siano le malattie che uccidono quelle che destano il maggior interesse nell’opinione pubblica, sono le Malattie reumatiche a rappresentare la causa maggiore di malattia a livello mondiale, influenzando pesantemente la salute e la qualità di vita dei cittadini e aumentando enormemente i costi dell’assistenza sanitaria. Si pensi infatti che il dolore lombare finisce per interessare circa l’80% degli individui nel corso della loro vita, che il 40% della popolazione over 70 è affetta da artrosi del ginocchio e che il 25% dei soggetti affetti da osteoartrosi diventano incapaci di svolgere le comuni attività della vita quotidiana, a fronte di un 55% di questa popolazione che comunque presenta una qualche disabilità. In Italia soffre di “reumatismi” il 18% della popolazione, con una frequenza che per quanto riguarda l’Artrite Reumatoide è dello 0,5% (300/350.000 pazienti). Quasi 5 milioni di individui sono i malati affetti da Artrosi sintomatica.
· Prof. Granata come si caratterizzano i “reumatismi” e come possono interessare l’organismo?
I “reumatismi” rappresentano una serie di affezioni che al di là della sintomatologia comune, i dolori articolari, comprendono malattie molto diverse tra loro per cause, meccanismi di insorgenza, decorso, prognosi e presidi terapeutici. Semplificando l’ultima classificazione della Società Italiana di Reumatologia distinguiamo accanto a forme infiammatorie autoimmunitarie (Artriti e Connettiviti), forme degenerative legate tradizionalmente all’età (Artrosi ed Osteoporosi) e forme cosiddette extrarticolari (Periartriti e Fibromialgia). Se l’Artrosi e le altre forme degenerative si limitano ad interessare l’apparato locomotore, le Artriti e le Connettiviti sono malattie che possono interessare tutto l’organismo.
· Qual è il decorso di queste malattie e l’importanza della diagnosi precoce?
Tranne poche eccezioni, generalmente le malattie reumatiche sono patologie croniche con un andamento naturale caratterizzato da fasi di remissione e fasi di riacutizzazione. Da ciò l’importanza di uno stretto rapporto medico-paziente al fine di modulare la terapia in relazione alla reale attività della specifica malattia. Terapia personalizzata quindi, come una sorta di “abito su misura” che il medico alleggerisce o appesantisce in relazione alle condizioni del malato. Importantissima inoltre la diagnosi precoce che con le opportunità terapeutiche oggi disponibili permette di “spegnere” la malattia prima che questa possa realizzare i suoi danni.
· Cosa provoca questo genere di malattie?
Le forme degenerative, come ad esempio l’Artrosi, pur considerando gli aspetti fisiopatologici più recenti, sono tradizionalmente legate all’invecchiamento. Il discorso si complica per le malattie infiammatorie a genesi autoimmunitaria, come l’Artrite reumatoide, le Spondiloartriti e le Connetiviti, infatti queste malattie dipendono da una reazione abnorme del sistema immunitario. In alcuni casi e in soggetti predisposti può accadere che tale sistema deputato a difendere l’organismo dalle aggressioni esterne rivolga le sue armi (i suoi anticorpi) contro componenti dell’organismo stesso, scatenando processi autoimmunitari.
· Le articolazioni che vengono interessate per prime possono o no essere quelle, per esempio che lavorano di più o che sono più esposte al freddo ?
Se il sovraccarico funzionale può essere tra i fattori coinvolti nella genesi della artrosi non è così per quanto riguarda la artriti dove l’interessamento articolare avviene a causa di precisi meccanismi fisiopatologici caratteristici di ogni malattia. Nessuna influenza per quanto riguarda il freddo.
· I dolori sono sopportabili nell’immobilità ma si accrescono al minimo movimento, soprattutto se spontaneo o al minimo contatto. Che fare?
Il dolore dipende dall’infiammazione che contribuisce con vari meccanismi a rendere penoso qualsiasi movimento attivo o passivo. Fortunatamente i farmaci di cui oggi disponiamo ci permettono di controllare precocemente l’infiammazione e il dolore. E’ importante inoltre modificare la propria gestualità con criteri di “economia articolare”. Imparare cioè a muoversi risparmiando le articolazioni maggiormente colpite utilizzando quelle meno dolenti e infiammate.
· Quali possono essere le complicanze delle malattie reumatiche?
La complicanza ancora oggi più temibile è rappresentata dall’invalidità che con caratteristiche diverse per le varie malattie può compromettere seriamente la qualità di vita dei malati.
· Quali sono i farmaci per curare queste malattie?
Purtroppo, a parte alcune forme che possono anche guarire, la maggior parte delle malattie reumatiche sono malattie croniche che si caratterizzano da una parte per il dolore dall’altra per il progressivo deterioramento delle strutture articolari coinvolte. Da ciò la necessità di associare ad una idonea terapia analgesica contro il dolore anche una terapia “di fondo” in grado di frenare il processo patologico. Fortunatamente oggi disponiamo di una serie di farmaci che ci permettono di trattare con successo la maggior parte di tali malattie. Progressi molto importanti infatti sono stati compiuti nell’ambito della terapia condroprotettiva e analgesica dell’Artrosi e delle sue complicanze, come pure in merito al trattamento dell’Osteoporosi sono oggi disponibili una serie di farmaci in grado di rallentare l’evoluzione della malattia. Nel trattamento dei Reumatismi extrarticolari sono utilizzabili anche una serie di terapie locali, infiltrative e riabilitative, che nel caso della Fibromialgia possono coinvolgere anche altri specialisti - lo psichiatra, il terapista del dolore - per un approccio multidisciplinare che talvolta è l’unico in grado di controllare la malattia. Ma è nel trattamento di una patologia invalidante e relativamente diffusa come l’Artrite reumatoide che la farmacologia ha raggiunto traguardi veramente insospettabili fino a qualche anno fa. I nuovi farmaci immunomodulatori e in particolare l’opportunità offerta dall’uso dei farmaci biologici hanno contribuito profondamente a trasformare la storia naturale della malattia. Un ruolo molto importante e complementare nel trattamento è anche quello svolto dalla Fisioterapia che in forme e con metodiche diverse in relazione alle varie malattie reumatiche e alle diverse fasi di malattia rappresenta una validissima integrazione alla terapia farmacologica. Fondamentale anche la collaborazione con i colleghi ortopedici quando l’evoluzione del danno rende necessari interventi di protesizzazione.
· Chi deve curare le Malattie reumatiche e quali sono le realtà nel nostro Servizio Sanitario nazionale?
La branca della Medicina Interna che studia queste malattie è la Reumatologia e lo specialista dedicato è il Reumatologo. E’ quindi essenziale che il paziente con “dolori reumatici” venga inviato dal medico di Medicina generale allo specialista deputato, in grado di effettuare una sollecita diagnosi e una idonea terapia. Ancora troppo spesso il ritardo nella diagnosi crea danni articolari altrimenti evitabili. A questo proposito grazie allo sforzo e alla competenza di tanti colleghi che negli anni si sono dedicati a questa disciplina oggi la Reumatologia si sta imponendo anche in Italia. Si va lentamente organizzando il nuovo modello di o ttimizzazione dell’accesso all’assistenza specialistica ambulatoriale ed ospedaliera che, come già accennato dal modello di assistenza presentato dalla Commissione sulle malattie reumatiche del Ministero della Salute, dovrebbe prevedere una “rete integrata territoriale” e una “rete integrata assistenziale”. La prima capace di definire i diversi livelli organizzativi, precisando le competenze del medico di medicina generale e dei tre livelli di assistenza specialistica: Ambulatorio territoriale (1° livello), Unità Operativa Semplice afferente ad una Struttura Complessa di Medicina (2° livello), Unità Operativa Semplice Dipartimentale e Unità Operativa Complessa (3° livello). La seconda in grado di coordinare gli interventi tra lo specialista reumatologo, il medico di medicina generale e le altre figure professionali necessarie al trattamento di questi malati, l’ortopedico, il fisiatra e il terapista della riabilitazione. Importantissimo in questa strategia il ruolo della Società Italiana di Reumatologia, del Collegio dei Reumatologi Ospedalieri e delle varie Associazioni dei malati reumatici.