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L'Hotel
Situato in un antico palazzo rinascimentale nella zona medioevale di Ferrara , raccoglie la più antica e nobile eredità estense in "materia" di ospitalità.
La Storia che inizia prima dell'anno mille quando la via Grande - o Ripagrande - era la più importante struttura viaria della città. Ai lati di quei 1860 metri di strada che univano, lungo la riva del Po, due dei maggiori poli della Ferrara di allora (il Castrum Bizantino e l'Isola di San Giorgio, da un lato e la fortificazione matildica di Castel Tedaldo dall'altro), sorgevano modesti edifici connotati da funzioni, sia abitative che di servizio utilizzati per lo stoccaggio temporaneo delle merci e per altre attività derivate dall'organizzazione mercantile ed artigianale della città medioevale che stava sorgendo lungo il fiume Po – come città lineare.
E' solo in epoca tardo-rinascimentale, quando i Conti Beccari acquistano ed accorpano alcuni di questi edifici, che avviene la "svolta", la trasformazione di quelle case-magazzino in un nobile e, per l’epoca, importante palazzo.
Quello stesso edificio che, dopo l'attenta e difficile ristrutturazione avvenuta alla fine degli anni Settanta, è diventata la sede dell'attuale Hotel Ripagrande .
Una nobile e antica tradizione
"Il binomio che lega la famiglia Beccari a strutture atte all'ospitalità dei forestieri ha incredibilmente profonde radici", si legge nell'opera di Gianni Stefanati "Il Palazzo detto Beccari-Freguglia". La locanda "Ai tre mori", la più famosa di Ferrara - dove alloggiarono, tra gli altri, l'imperatore Giuseppe II, Pier Leopoldo di Toscana, Ferdinando IV di Borbone - apparteneva infatti alla famiglia Beccari già nel 1597.
"Il binomio che lega la famiglia Giuseppe II, Pier Leopoldo di Toscana, Ferdinando IV di Borbone - apparteneva infatti alla famiglia Beccari già nel 1597.
Poco lontano dall' Hotel , attuale, Ercole I d’’Este Duca di Ferrara , aveva eretto all'inizio del secolo XIV lo storico "Albergo dell'Angelo". Un'importante eredità storica, dunque, quella raccolta dall' Hotel Ripagrande che Lanfranco Viola, architetto, ha riportato agli antichi splendori.
Infatti la residenza rinascimentale era giunta ai nostri giorni in pessime condizioni e recuperarne l'antica dignità - abbinata a quella funzionalità che deve necessariamente contraddistinguere strutture ricettive di alto livello - non è stata impresa facile.
La ristrutturazione
Per la realizzazione dell' Hotel si è cercato di valorizzare al massimo le connotazioni rinascimentali. Senza però cancellare le tracce rimaste degli edifici precedenti, ancora in parte leggibili sia all'esterno che all'interno. Al piano terra, ad esempio, è un intersecarsi vivace ed armonioso di volumi e di profondità differenti, che danno vita anche a due splendide Corti interne, oggi riservate agli ospiti o utilizzate per pranzi e/o incontri nella bella stagione.
"Quadrato o rettangolare quasi quadrato, il cortile era chiuso pei quattro lati del fabbricato", scriveva il Righini sull'assetto cortilivo interno, annoverandolo, fra i palazzi tipo del tardo-rinascimento. "L'atrio rettangolare era pel lato più lungo del normale, in mezzo, al lato più lungo di un ampio loggiato, pure rettangolare, nel quale si aprivano le arcate - cinque, più spesso - che corrispondevano alla parte centrale del cortile, mentre il loggiato si spingeva al di qua o al di là dallo spazio occupato dagli archi, in corrispondenza, per solito, di tutta l'ampiezza del cortile". La fisionomia attuale dell'edificio è in gran parte quella ottocentesca, ormai definitivamente delineata con la riduzione della prima area cortiliva interna avvenuta all’inizio di quel secolo con la costruzione del corpo di fabbrica di collegamento con il porticato posteriore...
L'originaria suddivisione in più unità abitative sovrastanti gli ampi spazi destinati invece a magazzini e laboratori si legge ancora dalla disposizione delle finestre e dalla facile individuazione dei muri di spina, marcati sulla facciata dalla discesa dei pluviali e dalla presenza dei camini sulla sommità. La facciata, risalente ai primi dell’800, conserva quello che è stato uno dei primi intonaci realizzati in città sui muri degli storici edifici ferraresi, materiale che all’epoca, era considerato un elemento decorativo di pregio, in una città fatta tutta di case con facciate in mattoni a vista.