Sei in: Glossario

PREBIOTICI



I prebiotici sono sostanze non digeribili contenute in natura in alcuni alimenti – principalmente fibre idrosolubili, non gelificanti tra cui i polisaccaridi non amidacei o beta-glucani, i fructani, gli oligofruttosaccaridi, le inuline, il lattitolo, il lattosaccarosio, il lattulosio, le pirodestrine, gli oligosaccaridi della soia - le quali promuovono la crescita, nel colon, di una o più specie batteriche utili allo sviluppo della microflora probiotica. Essi sono presenti in molti integratori di fermenti lattici, ma anche in diversi cibi in particolar modo nella farina di frumento, nelle banane, nel miele, nel germe di grano, nell'aglio, nella cipolla, nei fagioli e nei porri .


Tuttavia, per trarre i massimi vantaggi dalla loro assunzione è bene conoscerne le caratteristiche, gli effetti specifici e le modalità d’impiego corretto, in termini di dosi da assumere, tempi del trattamento e avvertenze da rispettare.



I prebiotici: definizione


La ricerca scientifica si è soffermata a lungo sul ruolo delle sostanze con azione di innesco della crescita e di mantenimento della vitalità del microbiota : la flora batterica intrinseca ha bisogno di supporto nutrizionale e biochimico, per la sua stessa sopravvivenza e sviluppo. Queste sostanze con ruolo di nutrienti funzionali hanno preso il nome di prebiotici, termine ideato da G.Gibson e M.Roberfroid nel 1995 che quindi li definivano come componenti nutrizionali non digeribili che all’interno del lume intestinale promuovono la crescita e sviluppo di ceppi batterici benefici e /o ne stimolano l’attività metabolica, con effetti finali salutari per il corpo umano.


“A prebiotic is a non-viable food component that confers a health benefit on the host associated with modulation of the microflora” (Un prebiotico è un costituente degli alimenti non vitale che conferisce un beneficio alla salute mediante una modulazione del microbiota) - documento FAO “FAO Technical Meeting on Prebiotics” (Roma, settembre 2007 – FAO 2008)


Nel 2018, grazie ai progressi della ricerca, questo termine è stato sostituito con ‘’substrato’’ , ovvero sostanza o complesso di molecole da cui un microorganismo trae nutrimento per la propria crescita ( Consensus Statement 2018 dell’ISAPP - International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics ), estendendovi l’effetto benefico anche ad altre specie batteriche oltre i bifidobatteri e lattobacilli e generalizzandolo per l’intero microbiota umano.


Prebiotici: cosa sono

L’intestino umano è abitato da miliardi di microrganismi che vivono in equilibrio tra loro e con l’organismo che li ospita. La presenza di specifiche specie batteriche e le loro quantità relative possono variare da persona a persona e in diversi momenti della vita di ciascuno, in relazione all’età, al sesso (e, quindi, all’influenza degli ormoni), alle caratteristiche della dieta, alla presenza di obesità o malattie dell’apparato digerente o sistemiche e a farmaci eventualmente assunti.


Attualmente, in base a quanto indicato dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) nel documento “FAO Technical Meeting on Prebiotics”, preso come riferimento dal Ministero della Salute, i prebiotici sono definiti come « sostanze non viventi contenute negli alimenti (generalmente, fibre idrosolubili vegetali o zuccheri a corta o lunga catena) che conferiscono un beneficio alla salute mediante una modulazione del microbiota» dell’ospite.


In sostanza, quindi, i prebiotici fungono da nutrienti per alcuni “batteri buoni” presenti nell’intestino che sono in grado di fermentarli, traendone energia per il proprio metabolismo e per la propria crescita e determinando secondariamente effetti favorevoli per l’organismo umano che li ospita.


Oltre a essere resistenti alla digestione da parte degli acidi e degli enzimi presenti nello stomaco, le sostanze impiegate come prebiotici devono soddisfare due requisiti fondamentali :


  • essere sicure per l’uomo sulla base di un uso tradizionale, noto per modalità ed effetti
  • essere assunte in una quantità giornaliera tale da poter svolgere un’azione prebiotica, secondo le evidenze scientifiche disponibili.

Dal momento che i composti prebiotici non sono generalmente contenuti nei cibi in concentrazione sufficiente da soddisfare il secondo requisito, di norma per ottenere i benefici attesi si devono assumere integratori alimentari contenenti specifici prebiotici in quantità predefinita e standardizzata oppure alimenti arricchiti.


I prodotti prebiotici disponibili in commercio comprendono principalmente fibre idrosolubili come i frutto-oligosaccaridi (FOS), i galatto-oligosaccaridi (GOS), l’inulina (un polimero del fruttosio) e lo psyllium (chiamato anche ispagula).


Anche oligosaccaridi derivati dal latte umano e il lattulosio (un disaccaride formato da fruttosio e galattosio, ottenibile dal lattosio esposto ad alte temperature), dopo fermentazione da parte della flora batterica intestinale, esercitano una dimostrata azione favorevole sull’equilibrio fisiologico e le funzioni dell’intestino e dell’intero organismo, rientrando quindi a pieno titolo nella categoria dei prebiotici.


Quando nella stessa formulazione ai prebiotici sono associati dei probiotici si parla di prodotti simbiotici . I probiotici sono batteri (soprattutto fermenti lattici, come lattobacilli e bifidobatteri, ma non solo) o lieviti (principalmente, del genere Saccharomyces, come il lievito di birra), che devono essere in grado di superare la barriera acida dello stomaco e l’azione degli enzimi digestivi e arrivare integri e vitali nell’intestino, per potersi moltiplicare attivamente e colonizzarlo temporaneamente, migliorandone le funzioni. A differenza dei prebiotici, che sono sostanze non viventi, i probiotici sono quindi microrganismi vivi e vitali in grado di proliferare nell’intestino.


Un esempio di prodotti simbiotici sono i preparati a base di fermenti lattici e FOS: in questo caso, i prebiotici sono utili sia per supportare l’azione probiotica dei batteri lattici presenti nello stesso prodotto sia per favorire la crescita dei microrganismi già presenti nell’intestino.



A cosa servono i prebiotici

I prebiotici esercitano i loro effetti favorevoli a livello intestinale e sull’intero organismo attraverso diversi meccanismi, in gran parte mediati dagli stessi batteri buoni presenti nella flora batterica intestinale.


Per quanto riguarda in particolare i FOS , è stato osservato che, una volta arrivati inalterati nel colon in adeguata concentrazione sono in grado di:


  • promuovere la moltiplicazione dei bifidobatteri residenti (microrganismi benefici appartenenti al gruppo dei fermenti lattici)
  • migliorare l’assorbimento dei sali minerali (in particolare, del calcio, importante per il corretto metabolismo osseo e per la prevenzione dell’osteoporosi)
  • aumentare il volume delle feci e accelerare il transito intestinale, contrastando la stitichezza
  • influenzare favorevolmente i livelli di grassi e di zuccheri nel sangue (contribuendo alla prevenzione di malattie cardiovascolari e diabete).

Altre azioni dei prebiotici mediate dall’influenza favorevole sul microbiota, osservate nell’ambito di studi preclinici o clinici, riguardano la capacità di:


  • ridurre l’infiammazione della mucosa intestinale e di aumentarne la resistenza nei confronti dell’adesione di microrganismi patogeni o della penetrazione di sostanze dannose (composti tossici o allergeni)
  • migliorare le difese immunitarie intestinali, con ripercussioni positive anche a livello di sistema immunitario generale
  • promuovere la produzione di vitamine.

I prebiotici , da soli o associati a probiotici, possono essere utili in presenza di:


  • disturbi (come gonfiore, meteorismo, flatulenza, stitichezza o diarrea ecc.) riferibili a disbiosi intestinali (ovvero alterazioni nella composizione del microbiota intestinale), dovute a dieta sbilanciata o povera di fibre vegetali, affaticamento e stress
  • in previsione e durante terapie con antibiotici o altri farmaci che alterano l’ambiente intestinale e la composizione del microbiota (per esempio, gli antiacidi usati contro gastrite e reflusso gastroesofageo).

Sulla base di indicazioni preliminari da confermare, i prebiotici potrebbero rappresentare in futuro anche un possibile intervento coadiuvante per ridurre i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile (IBS), per migliorare il microbiota intestinale alterato in chi soffre di malattie infiammatorie croniche intestinali (in particolare, la malattia di Crohn) e per ridurre il rischio di sviluppo di dermatite atopica nei bambini.


Prebiotici: in quali cibi si trovano

Oltre che negli integratori alimentari di produzione industriale, composti prebiotici di vario tipo e in quantità variabile sono contenuti anche in alcuni alimenti abbastanza facili da reperire nei comuni negozi e supermercati, ma raramente consumati con la frequenza necessaria per raggiungere un apporto di fibre idrosolubili vegetali sufficiente per ottenere benefici intestinali apprezzabili.


Per esempio, una buona fonte naturale di FOS sono:


  • cereali come il frumento
  • verdura come le cipolle, i porri, la radice di cicoria e l’aglio
  • frutta come le banane
  • il miele.

La cicoria è particolarmente ricca di inulina, che è presente anche nei topinambur, nei carciofi, negli asparagi e nella radice di scorzonera.


Altri tipi di oligosaccaridi prebiotici sono contenuti nella soia, nei piselli e nei fagioli, mentre gli esperti stanno ancora discutendo se i flavonoidi presenti in abbondanza nel cacao o nel tè verde, pur non essendo fibre idrosolubili né zuccheri non digeribili, debbano essere considerati prebiotici o meno, in considerazione della loro capacità di stimolare i batteri lattici intestinali . Discorso analogo vale per quelli presenti nelle noci.


FUNGHI COME PREBIOTICI


Nel tratto gastrointestinale sono presenti 10.000 volte più batteri di quante sono le cellule del nostro corpo. Secondo alcune stime, i batteri che colonizzano il grosso intestino contano come il 95% di tutte le cellule del nostro corpo.


La maggior parte delle persone ha 5 kg di batteri probiotici nel tratto gastrointestinale che creano un ecosistema che è diverso per ogni individuo. Alcuni batteri sono benefici altri sono patogeni. I bifidobatteri ad esempio prevengono la diarrea e la stipsi. Il patogeno E. Coli, invece, può causare crampi intestinali e diarrea. Dieta non adeguata, infezioni virali e batteriche o uso di antibiotici possono alterare o deprimere la normale flora intestinale. Quando ciò avviene i batteri patogeni possono prendere il sopravvento e causare malattia.


I prebiotici sono sostanze che fungono da nutrimento per i batteri buoni dell’intestino , sono una sorta di fertilizzanti intestinali per il fatto che promuovono la crescita dei batteri benefici e controllano quella dei batteri patogeni. I batteri utili producono anche vitamine del gruppo B, assistono l’organismo nell’assorbimento di minerali, quali il calcio e il magnesio, aiutano il sistema immunitario a eliminare i patogeni. Alcuni ricercatori pensano che i prebiotici abbassino i livelli di colesterolo, prevengano la diarrea e aiutino a prevenire il carcinoma colo-rettale.


Tutti gli alimenti ad alto contenuto di fibre sono prebiotici; questi alimenti aiutano i batteri intestinali a crescere nell’intestino in modo equilibrato e armonioso. Tra i prebiotici i funghi sono una classe superiore perché contengono terpenoidi che sono antimicrobici, ma non attaccano i batteri benefici del tratto intestinale.


I funghi stimolano anche le cellule M (cellule APC) della mucosa intestinale che controllano antigeni e microrganismi; presentano antigeni e microrganismi con cui sono venuti a contatto al sistema immunitario per informarlo, istruirlo, attivarlo e allertarlo nei confronti degli invasori.


I prebiotici non vanno confusi con i probiotici. Un probiotico è una coltura batterica vivente che si può trovare nello yogurt e in altri derivati fermentati del latte. I probiotici sono utili per il tratto intestinale e gli permettono di restare in salute.


Ulteriori informazioni alla pagina DIGEST del sito: //www.erboristeriarcobaleno.it/digest/


Immagini