cleptomania
La cleptomania è un disturbo del controllo degli impulsi. La diagnosi di cleptomania va distinta dai disturbi della condotta, dall’episodio maniacale, dal disturbo antisociale della personalità e dal furto normale. Essa si differenzia da quest’ultimo per l’incapacità di resistere all’impulso, deve essere un atto solitario e non programmato o premeditato: gli oggetti rubati devono essere privi di un’immediata utilità personale o guadagno economico. Altri criteri diagnostici sono: il piacere e la gratificazione al momento del furto, una crescente tensione prima dell’atto e non viene compiuto per esprimere rabbia o vendetta.
La cleptomania è spesso associata ad altri disturbi, come il disturbo dell’umore, il disturbo ossessivo-compulsivo o disturbo della condotta alimentare (soprattutto nei casi di bulimia nervosa).
I sintomi tendono a comparire soprattutto in seguito a momenti significativamente stressanti come per esempio perdite, separazioni, lutti, traumi, …
Il decorso è caratterizzato da frequenti recidive e remissioni, anche se tende ad avere un andamento cronico.
La cleptomania è un disturbo raro e quindi per quanto riguarda il suo trattamento ci si può basare solo su singoli casi o piccole casistiche. Ovviamente quello che più conta in campo psicoterapeutico è la motivazione del paziente, nei casi di pazienti collaboranti e motivati sono risultate efficaci le psicoterapie di tipo introspettivo (orientate cioè all’ascolto di sé, all’integrazione e riconoscimento dei propri vissuti emotivi e bisogni primari, la messa in discussione dei propri tratti caratteriali e scelte comportamentali), mentre per i pazienti meno motivanti sono risultate fruttuose (con follow up a due anni) anche le psicoterapie cognitivo-comportamentali (orientate al cambiamento comportamentale e cognitivo/mentale, pensieri, della persona).