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L’ acqua è una cosa cosmica: è dentro di noi e occupa buona parte del nostro pianeta
" Il sole, la luna e l'intero cosmo si trovano in uno stato di oscillazione naturale con la terra e comunicano tramite l'elemento acqua." (Johann Grander, nato nel 1930) La sacralità dell'acqua sta anche in questo: nel suo essere messaggera fra cielo e terra...
“L'acqua riceve l'informazione dal cielo e la porta alla terra sotto forma di pioggia e dalla terra riportandola al cielo con l’evaporazione. Comunica dunque fra l'umano e il divino. Non solo ha in sé il principio Yang del dinamismo, del padre, insito nei suoi atomi di idrogeno, e al tempo stesso lo Yin, la tendenza alla stabilità, insita nell'ossigeno. E come nel Tao ognuno ha in sé il germe dell'altro e dunque del cambiamento: l'idrogeno è per definizione generatore di acqua e l'ossigeno è generatore di acido”.
“Noi pensiamo di conoscere l’acqua perchè ce ne serviamo tutti i giorni per bere, per lavarci, per cuocere i cibi. In realtà, l’acqua è una materializzazione del fluido cosmico che riempie tutto lo spazio.
Attraverso il pensiero possiamo entrare in contatto con questo fluido e purificarci al suo contatto. La prima condizione per fare questo, è prendere coscienza che attraverso l’acqua fisica noi tocchiamo un elemento di natura spirituale. (Cit. di Omraam Mikhael Aivanhov – Pensieri quotidiani)
Da sempre, per l’uomo, l’acqua ha un importante significato simbolico: portatrice di vita, elemento prezioso e sacro, rappresenta per ciascuno di noi il simbolo della purezza . In tutte le civiltà e religioni è associata alla nascita e alla fertilità , motivo per cui è diventata anche oggetto di culto e venerazione. La rappresentazione dell’acqua come fonte di vita è presente in molte cosmogonie.
Nel mondo antico , l’acqua è la fonte di vita per eccellenza. Acqua è il liquido amniotico in cui si sviluppa il feto, è la pioggia che cade sui campi, è la fonte che disseta. L’acqua purifica il corpo da malattie e umori nocivi, permette gli scambi e i commerci che si svolgono sul mare.
Per gli Ebrei il mondo ebbe origine nell’attimo in cui Dio separò le acque inferiori da quelle superiori, prima “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Per Ismaele “la terra stessa posa sulle acque e le acque sulle nubi”.
Per i cristiani l’acqua è simbolo di purificazione e nuova vita: il battesimo è l’emblema della purificazione dell’anima. Nella Genesi Dio dà origine al mondo partendo dalle acque e creando il firmamento “che tiene separate” le acque dalle acque. Da quelle inferiori viene generata la Terra.
Nel Corano si legge: “Abbiamo separato il cielo dalle terre e per mezzo dell’acqua abbiamo fatto scaturire ogni forma vivente”. Per gli Egizi la fonte di ogni vita è il Nilo, venerato come sorgente del mondo. Fu personificato nel dio Hapi, rappresentato come un uomo grasso dai grandi seni e con una corona di piante di papiro: era infatti simbolo di fertilità.
Per i Sumeri e gli Assiro-Babilonesi vari dei presiedono alle acque: Apsu (dio sumero delle acque dolci), Nun (personificazione dell’acqua), Ea (dio dell’acqua per gli Assiro- Babilonesi).
Nel poema babilonese Enuma Elish il dio Marduk dà origine alla Terra inferiore tagliando in due Tiamat, dea delle acque cosmiche. Nella mitologia indiana, l’acqua terrestre — manifestazione delle acque celesti e fonte di vita da cui traggono origine i mondi — si incarna in diversi miti sulle acque primordiali da cui ha avuto origine il mondo. Su di esse galleggiava Narayana mentre dal suo ombelico spuntava l’albero cosmico, simbolo della vita che nasce dalla quiete della notte cosmica.
Nella tradizione puranica dalle acque spunta invece un loto da cui nasce Brahama. Se la pianta e l’albero diventano elemento ricorrente nel simboleggiare la vita, non nascono direttamente dalla terra, ma dal petto di un mostro marino, da un vaso o da altri elementi legati all’acqua, perché è l’acqua il fondamento di ogni creazione.
La stessa centralità dell’acqua nella creazione del mondo si ritrova nella tradizione dei Dogon in Africa, secondo cui l’acqua è il seme divino che feconda la terra. Senza acqua non si sarebbe potuta creare la Terra, perché essa è stata impastata con l’acqua che è fonte di vita.
Nella mitologia greca , tutte le acque, salate o dolci, discendevano da Oceano, figlio maggiore di Urano e Gea, e appartenevano ad un unico sistema di acque sotterranee. La cosmogonia più antica, testimoniata da Omero, vedeva in Oceano un grande fiume che circondava la terra e dava origine a tutti i corsi d’acqua.
In epoca post-omerica , con i primi viaggi oltre le colonne d’Ercole, Oceano fu visto come un immenso mare universale. Anche la mitologia greca affrontò la questione della separazione fra acqua e terra dopo l’unione originaria, attribuendo caratteri antropomorfi e divini agli elementi primordiali. La divinità acquatica fondamentale è Poseidone, presente già presso i Micenei. Oltre a Poseidone una corte di numi domina sulle acque, secondo i Greci: Glauco, Nereo, Ioreo, Proteo, Tritone. Per i Romani Poseidone divenne Nettuno e il fiume divino per eccellenza fu il Tevere.
Con il filosofo greco Talete nel 600 a.C. i miti legati all’acqua diventano un vero e proprio discorso filosofico in cui l’ arché , il principio primo di tutte le cose, è l’acqua sulla quale galleggia la terra. Talete trae tale conclusione dopo aver osservato che tutti i semi e i nutrimenti sono umidi e sostiene che “l’acqua è il principio di tutte le cose; le piante e gli animali non sono altro che acqua condensata e acqua torneranno ad essere dopo la morte”.
Nelle pagine letterarie dell’antica Grecia è significativo l’elemento dell’acqua in Omero. Nell’ Odissea Ulisse, nel suo viaggio verso Itaca, è sempre a contatto con l’acqua, simbolo della vita e della tranquillità. Quest’aspetto è rappresentato dal bellissimo fiume che porta nella terra dei Feaci, dove Ulisse trova ospitalità e aiuto per tornare nella sua terra. Ma l’acqua è rappresentata anche come elemento negativo. In Omero si legge che le Sirene simboleggiano la bonaccia, i rischi del mare e il fascino dell’ignoto, i mostri marini Scilla e Cariddi sono l’emblema dei pericolosi vortici e dei gorghi; Poseidone, dio del mare, incarna il carattere permaloso e irascibile degli dei.
Nell’ Anabasi , invece, Senofonte identifica l’acqua come possibilità di salvezza e di ritorno in patria e, quindi, alla vita. Nella guerra tra Ciro il Giovane e Artaserse II, Senofonte guida i soldati sconfitti in una marcia lunga e faticosa verso il Mar Nero, simbolo della salvezza e della consapevolezza di essere prossimi alla Grecia.
Interessante è il significato che l’acqua assume in Esiodo (VIII sec. a.C., Teogonia). Nel racconto de La grande inondazione è un elemento di devastazione e punizione divina. Zeus, volendo eliminare il genere umano per tutte le scelleratezze commesse, decide di incendiare ogni luogo, ma il timore che le fiamme si propaghino fino all’Olimpo, lo induce ad utilizzare l’elemento contrario al fuoco: l’acqua.
Le tradizioni leggendarie di popoli molto antichi e diversi riportano il mito del diluvio universale che, in una certa epoca, ha distrutto tutta l’umanità, tranne pochi eletti. Si tratta di un motivo presente nella tradizione orale e scritta di circa 400 comunità mondiali. Gli studi geologici condotti nelle zone dove il racconto è più vivo e circostanziato (la zona tra il Tigri e l’Eufrate) hanno rivelato la presenza di tracce di grandi inondazioni legate ai secolari cicli dei disgeli postglaciali. Ma queste inondazioni si verificarono in epoche e con intensità diverse. Si può supporre che la presenza in tante comunità dello stesso mito risalga a motivi religiosi.
Sul piano della diffusione del mito del diluvio, un centro fondamentale fu la zona assiro-babilonese ed ebraica e la direttrice di diffusione andò verso l’India fino al Pacifico. Un altro centro di irradiazione fu il Medio Oriente e da lì il mito passò nell’Asia centrale, in Siberia e, con le migrazioni attraverso lo Stretto di Bering, fino all’America Settentrionale.
La tradizione letteraria greca presenta il mito di Deucalione e Pirra, unici superstiti di un diluvio universale mandato da Zeus per punire la malvagità degli uomini. Anche la tradizione ebraica attribuisce la causa del diluvio alla cattiveria degli uomini e racconta il cataclisma nel libro I della Genesi : Dio decide di punire l’umanità ed elegge a continuatori della stirpe umana Noè ed i suoi figli.
Nella Sacra Scrittura l’acqua evoca però anche interventi di salvezza: le acque del Mar Rosso, l’acqua scaturita dalla roccia, l’acqua del Giordano.
Nella mitologia sumera il diluvio è inteso come l’evento sacro che divide il tempo in ante-diluviale e post-diluviale. Il diluvio babilonese è narrato nell’ Epopea di Gilgamesh, un poema in lingua assira, tramandato su 12 tavolette cuneiformi rinvenute a Ninive nel secolo scorso. Nell’undicesima tavoletta si parla di un antenato di Gilgamesh, Utnapishtim, scelto dal dio Ea per ricostituire l’umanità dopo il diluvio mandato sulla Terra per punire la malvagità umana.
Il mito indonesiano parla di un’inondazione rivolta contro le montagne.
La mitologia maya utilizza tre diluvi per distinguere quattro ere del mondo, vissute da quattro diverse umanità.
La capacità purificatrice dell’acqua ha da sempre dato vita a riti, cerimonie e leggende. L’acqua come simbolo di purezza è riconoscibile anche in quei rituali di purificazione e iniziazione che permettono all’uomo di liberarsi dai peccati commessi e di poter così iniziare una nuova vita. È questo il caso del battesimo (dal greco baptein/baptzein immergere, lavare) che libera dal peccato originale e permette la partecipazione alla vita cristiana. O dell’antico rito ebraico dell’immersione nel mikvé , una piscina d’acqua piovana in cui bisognava immergersi nudi per purificarsi dai peccati. Ancora oggi l’immersione nel mikvé è necessaria per coloro che si convertono all’ebraismo. Simili riti di purificazione si ritrovano nella religione romana e italica in cui vi sono cerimonie che avevanoì lo scopo di purificare persone e luoghi fisici attraverso l’aspersione di acqua.
Molte sono anche le leggende greche e latine di persone trasformate in fonti purificatrici. Tra queste il mito di Egeria, la ninfa che secondo la tradizione sarebbe stata amante e musa ispiratrice di Numa Pompilio. Alla morte di questi, gli dei impietositi dal suo dolore la trasformarono in fonte. E proprio la fonte dedicata alle Camene (ninfe delle fonti) fuori Porta Capena era per i romani oggetto di culto; si riteneva infatti che le sue acque avessero il potere di risanare gli infermi.
Il fiume purificatore per eccellenza è il Gange, fiume celeste che già nella Genes i è indicato come uno dei quattro fiumi che nascono dall’Eden. Per gli indiani esso scende dalla capigliatura di Shiva ed è chiamato Gange perché ritenuto manifestazione dell’omonima dea. Il potere del Gange nel liberare gli uomini dai peccati è tanto grande da poter cancellare anche le colpe peggiori che un uomo possa commettere.
Tra gli aspetti più importanti dell’acqua per la vita degli uomini c’è la sua capacità di fecondare la terra e fornire il sostentamento per il nutrimento. La pioggia in molte civiltà è il simbolo dell’elemento celeste e divino che feconda i campi offrendo prosperità. Lo spiega l’ I Ching , in cui la pioggia è espressione del principio attivo celeste da cui tutte le manifestazioni cosmiche traggono esistenza.
E lo confermano le tradizioni americane degli Aztechi secondo cui la pioggia è il seme del dio della tempesta Tlaloc.
Fonte: AURELIO ANGELINI - ANNA RE, Parole, simboli e miti della natura, Qanat, 2012 Palermo, pag. 11-14
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